Perché Mario Draghi è un vero europeo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-06-18

Il presidente della BCE annuncia uno stimolo all’economia europea. Trump gli risponde a brutto muso perché sa che sta facendo i nostri interessi e non i suoi. Poi arriva Salvini e dice che lui è il miglior alleato degli USA. Ma da che parte sta di preciso?

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Mentre Salvini se ne parte per l’America come il ragazzo di campagna di Pozzetto se ne andava in città e scambia Washington per Philadelphia, Donald Trump scomunica Mario Draghi equiparando l’Europa alla Cina, contro cui attualmente è in guerra (commerciale). Ma cosa ha fatto il capo della Banca Centrale Europea per far arrabbiare il presidente degli Stati Uniti tanto da spingerlo a un attacco diretto su Twitter?

Perché Mario Draghi è un vero europeo

Al simposio delle banche centrali in quel di Sintra in Portogallo Draghi ha annunciato un nuovo stimolo all’economia europea: “Nelle prossime settimane il Consiglio direttivo delibererà in che modo i nostri strumenti possono essere adattati alla severità del rischio alla stabilità dei prezzi. Manteniamo la capacita’ di rafforzare la nostra forward guidance modificando il suo bias e la sua condizionalità per tener conto delle variazioni negli aggiustamenti del percorso di inflazione”. Questo si applica, ha detto, a tutti gli strumenti di politica monetaria: “Ulteriori tagli dei tassi di interesse e misure per mitigare eventuali effetti negativi rimangono parte dei nostri strumenti e il programma di acquisto di bond ha ancora considerevole spazio a disposizione”.

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Le parole di Draghi hanno provocato la ripresa delle Borse e, soprattutto, il calo degli spread tra cui quello tra Italia e Germania, arrivato ai minimi da aprile. Ma è interessante anche segnalare cosa lo ha spinto a fare queste valutazioni: “Guardando in prospettiva, i rischi per l’outlook rimangono orientati al ribasso e gli indicatori per i prossimi trimestri puntano a una debolezza persistente”, ha detto, “i rischi che sono stati prominenti per tutto l’ultimo anno – ha aggiunto – in particolare i fattori geopolitici, la crescente minaccia del protezionismo e le vulnerabilità dei mercati emergenti non sono scomparsi e continuano a pesare in particolare sul settore manifatturiero”.

Draghi contro Trump

Con chi ce l’ha Draghi quando parla della minaccia del protezionismo? Ma con Trump, che domande. E dietro tutte quelle parole difficili il governatore centrale sta dicendo una cosa molto semplice che riguarda il presidente degli Stati Uniti. Perché è lui il protezionista che mette in difficoltà l’economia europea. E quella italiana: la guerra dei dazi è già costata lo scorso anno 1,7 miliardi all’Italia e il conto potrebbe salire (secondo stime del centro studi Confindustria) a 8,5 miliardi entro il 2021.

In caso di conflitto commerciale limitato al fronte Usa-Cina, vincerebbero le piastrelle, la moda di fascia media, il tessile e la meccanica italiana, che diventerebbero più competitivi negli States rispetto ai rivali di Pechino. A perdere sarebbe invece la componentistica auto.

Se scoppia il conflitto commerciale globale, invece, molti cavalli di battaglia del made in Italy sarebbero a rischio: il Prosecco e il Campari, per dire, minacciati dai balzelli di Trump, Leonardo che faticherebbe a vendere i suoi elicotteri, l’olio d’oliva, il pecorino (i 2/3 della produzione vanno negli Usa). Il 50% dei 4,3 miliardi di prodotti alimentari venduti agli Usa sarebbe colpito da dazi.

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I dazi Usa-Cina e il commercio tra i due paesi (Il Messaggero, 7 maggio 2019)

“Il Quantitative Easing ha ancora notevoli margini”, ha detto oggi Draghi rispolverando il suo bazooka. Quello del 2015 ha superato di gran lunga i 700 miliardi di euro nel primo anno di azione, ben più delle previsioni più allegre che arrivavano a seicento. A beneficiarne di più è stata la Germania, proprio il paese che l’aveva più osteggiato. Ma anche l’Italia deve ringraziare visto che il nostro Paese, da solo, ha potuto usufruire di 362 miliardi di acquisti di bond.

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Gli effetti del piano Draghi (La Stampa, 9 marzo 2015)

La fortuna dell’Italia (che non se la merita)

Ora quindi ce n’è abbastanza per capire che Draghi è un europeo che ha a cuore l’intero Vecchio Continente e sta agendo per il meglio della sua intera economia. È un patriota. E infatti un nemico – come il presidente USA – lo osteggia e continua a twittare contro di lui. Dovrebbe invece sostenerlo con tutte le sue forze il governo italiano perché non vi sarà sfuggito che l’azione annunciata dalla BCE va ad aiutare anche chi soffre di alti spread perché gioca a rimpiattino con l’uscita dall’euro. Soprattutto loro.

donald trump

E invece da una parte c’è uno che pensa a Rocky perché non gli fanno fare un selfie con Trump ma annuncia che l’Italia sarà il miglior alleato degli Stati Uniti (Salvini), dimostrando di non aver ancora capito cosa gli stia succedendo intorno. Dall’altra c’è Di Maio che se ne sta zitto perché almeno lui ha imparato – troppo tardi – che è meglio fare scena muta e sembrare di essere stupidi che aprire bocca e togliere a tutti ogni dubbio.

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