Il nome di Cosimo Ferri nelle intercettazioni per far chiudere Annozero

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-06-18

Il nome del deputato del Partito Democratico oggi sulla graticola per il caso Palamara compariva anche nel Trani-Gate insieme a quelli di Berlusconi, Innocenzi, Minzolini e Masi. All’epoca volevano censurare la trasmissione di Santoro. E allora come oggi all’ex magistrato nessuno contesta reati. Ma la questione politica c’è: piccola storia di una candidatura evitabile

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«Mi sono incontrato anche con Cosimo e abbiamo messo insieme un gruppo giuristi amici di Ferri, abbiamo analizzato tutte cinque le trasmissioni, abbiamo riscontrato che ci sono tutta una serie ovviamente di infrazioni abbastanza gravi…»: è il 14 novembre del 2009, a parlare è Giancarlo Innocenzi – all’epoca commissario AgCom mentre all’altro del capo del telefono c’è Silvio Berlusconi, che all’epoca è presidente del Consiglio e ha un grande problema da risolvere: quello di Michele Santoro e della sua trasmissione Annozero. E non si tratta di un’omonimia: il Cosimo Ferri di cui si parlava allora è lo stesso deputato del Partito Democratico che oggi è menzionato (senza essere indagato) insieme a Luca Lotti nelle intercettazioni del caso Palamara. Quanto è piccolo il mondo, eh?

Cosimo Ferri nelle intercettazioni del Trani-Gate

Era il 2010 quando un’inchiesta della procura di Trani su un giro di carte di credito illegali portò alla luce una serie di contatti tra Augusto Minzolini, all’epoca direttore del Tg1, Mauro Masi, direttore generale della Rai, Giancarlo Innocenzi, all’epoca commissario dell’Autorità Garante delle Comunicazioni e l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: parlavano di metodi per chiudere Annozero e cercavano un modo per farlo. Tre anni dopo il GIP di Roma archiviava le posizioni di Berlusconi, Masi e Innocenzi, indagati per l’ultimo reato contestato, ovvero l’abuso d’ufficio.

Nel frattempo però agli atti (giornalistici), dopo lo scoop di Antonio Massari che sul Fatto raccontò per primo dell’inchiesta, rimangono le intercettazioni più caratteristiche di un’epoca di scontri indimenticabili: il dg della RAI che esclamava “Nemmeno nello Zimbawe” riferendosi alle possibilità di chiudere preventivamente una trasmissione per l’argomento che annunciava di voler trattare, Berlusconi che chiamava “direttorissimo” Minzolini, un commissario di un’autorità (teoricamente) indipendente che diceva che il presidente del Consiglio gli aveva fatto “un culo che non finiva più” esclamando “che cazzo state a fare tutti quanti…” perché non riuscivano a chiudergli una trasmissione che lo infastidiva. Nemmeno nello Zimbawe, appunto.

E visto che il mondo è davvero piccolo, nelle intercettazioni compariva proprio quel Cosimo figlio di Enrico Ferri, che “aveva salvato tante vite”, come si diceva all’epoca, perché aveva istituito il limite di velocità a 110 km all’ora in autostrada. Cosimo all’epoca è eletto da tre anni membro del Consiglio Superiore della Magistratura con 533 preferenze. È presidente della Settima Commissione, quella che si occupa dell’organizzazione degli uffici giudiziari.

Il nastro va riavvolto fino ai primi giorni del novembre 2009, quando il commissario Innocenzi fa sapere a Berlusconi che si sta organizzando per fermare Annozero

BERLUSCONI: ecco, è una cosa oscena, perché tieni presente che ….. hanno fatto praticamente un processo a Cosentino in costanza di un procedimento giudiziario che è arrivato addirittura ad una richiesta di arresto, utilizzando degli attori per…..
INNOCENZI: qui è la cosa grave.
BERLUSCONI: ecco, è grave anche il fatto che facciano un processo ad uno, gravissimo che qua non ci sia nessuno che lo difenda, che quindi non ci possa essere nessuno in contraddittorio, è grave che facciano interpretare da degli attori delle cose che risalivano tra l’altro di dieci anni
INNOCENZI: no, ma lui ormai…ho messo insieme adesso, mi sono incontrato anche con Cosimo e abbiamo messo insieme un gruppo di…..ti abbiamo cercato appunto per dirti questo… abbiamo messo insieme un gruppo di giuristi amici di Ferri, abbiamo analizzato tutte cinque le trasmissioni, abbiamo riscontrato che ci sono tutta una serie ovviamente di infrazioni abbastanza gravi, lunedì io assieme… purtroppo mi manca Magri, perché Magri…… gli ho già parlato……..è molto titubante
BERLUSCONI: Adesso io parlo con Casini.
lNNOCENZI: bravo.

Nei resoconti il nome di Ferri viene fatto altre volte. Innocenzi ripete in più occasioni a Berlusconi e ad altri suoi interlocutori che lo incontrerà insieme a un gruppo di giuristi che stanno preparando documenti che mettono assieme presunte infrazioni nei confronti di Annozero che sta raccontando cose sgradite nei confronti del presidente del Consiglio, in quella che rimarrà alla storia come il più violento e insieme goffo e ridicolo tentativo di censurare una trasmissione giornalistica in Italia, visto che tutti gli addebiti contestati al programma di Santoro cadranno in seguito davanti ai giudici. Oppure, per dirla con le parole di un altro commissario dell’epoca, “no, però ti posso dire che mi pare che noi siamo davvero impotenti perché questo è il settimo esposto che in quasi 4 anni di tua permanenza lì mi pare, esaminerete su Santoro e Santoro è lì e c’incula più di prima“. Come tanti cattivissimi Willy il Coyote che ce la mettono tutta ma non riescono ad acchiappare quel Bugs Bunny troppo veloce per loro.

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Berlusconi e Santoro a Servizio Pubblico

Uno che quando piove passa tra una goccia e l’altra (cit.)

Il nome di Ferri nelle ricerche su Google che parlano del Trani-Gate non restituisce risultati. La carriera dell’allora componente del CSM che, ironia della sorte, all’epoca si occupava dell’organizzazione degli uffici giudiziari, invece ritorna periodicamente nella storia italiana. È il più votato d’Italia nel 2012 alle elezioni per il rinnovo delle cariche nazionali del Consiglio Superiore della Magistratura. Nel 2013 diventa sottosegretario alla Giustizia del governo Letta; Matteo Renzi lo riconferma nella carica quando si sbarazza di Enrico e mentre diventa ministro proprio quell’Andrea Orlando che in seguito verrà indicato da Luca Lotti – senza farne il nome – per la nomina del suo ex capo di gabinetto alla procura di Napoli.

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fonte: Comitato Spontaneo per Cosimo FERRI Parlamentare

Proprio nel 2014 Cosimo Ferri viene beccato a mandare sms con l’invito a votare per due dei candidati della lista di Magistratura Indipendente, la corrente più moderata delle toghe, oltre che – incidentalmente, certo – la sua.  Lui si difende, dice che si trattava di «un messaggio privato indirizzato a colleghi che conosco personalmente». A chi gli contesta che ormai era diventato un sottosegretario ribadisce di essere «comunque e sempre un magistrato». Quattro anni dopo ci ricasca  e, come racconta Liana Milella su Repubblica, dalla sinistra del Partito Democratico vuole contribuire al successo dei giudici più conservatori, a danno di Area, il gruppo di sinistra. L’articolo è dell’11 luglio 2018:

Le urne per il voto delle toghe si aprono domenica mattina. Un gruppo di magistrati si trova in auto in una località che conosciamo, ma che per la privacy dei presenti non sveleremo. Anche alla guida c’è una toga. Ecco che arriva una telefonata e automaticamente scatta il vivavoce della vettura. Quindi tutti i presenti ascoltano la conversazione.

Dall’altro capo del filo l’inconfondibile voce con l’accento toscano (è nato a Pontremoli) di Ferri: «Ciao. Sono Cosimo. Sono qui con Antonio Lepre, il nostro candidato, ti ci faccio parlare». Scambio di telefoni, i due si parlano e Lepre gli chiede il voto. Lepre è pubblico ministero a Paola, in Calabria, ed è uno dei quattro pm che corrono per un posto al Csm.

[…] Ma per il gruppo conta soprattutto la sfida con Pier Camillo Davigo, il leader di Automomia e indipendenza che per una vita è stato di Mi, ma poi ha spaccato la corrente portandone con sé quasi metà proprio in polemica col doppio ruolo di Ferri, in politica come sottosegretario alla Giustizia (nel governo Letta con Cancellieri, nel governo Renzi con Orlando), sponsorizzato da Niccolò Ghedini, ma comunque sempre attivo come capo corrente.

Già, perché nel frattempo Ferri è diventato deputato della Repubblica italiana. Eletto nella Circoscrizione Toscana per il PD che il 4 marzo era ancora guidato da Matteo Renzi. Anche se nel frattempo c’era stato il Trani-gate ed erano piovuti i primi sms. Anche se fa parte della corrente più a destra delle toghe e continuerà a sponsorizzarla anche da eletto nel partito che fa parte del gruppo dei Socialisti in Europa proprio perché ce l’ha portato Renzi. Davvero era Cosimo Ferri la persona più adatta a rappresentare le ragioni di un partito che si dice di sinistra in Toscana?

Poi scoppia il caso Palamara che fa emergere l’esistenza di un «centro di potere» esterno all’organo di autogoverno della magistratura, che avrebbe discusso di nomine, tentando di veicolarle all’interno del Consiglio stesso. Lui, intervistato dal Fatto Quotidiano, contesta la liceità delle intercettazioni perché ““ci vuole la necessaria preventiva autorizzazione all’intercettazione tutte le volte in cui il parlamentare sia individuato in anticipo quale destinatario dell’attività di captazione””. Ma nei suoi confronti la magistratura non contesta reati. Come all’epoca del Trani-Gate. Come quella volta degli sms o della telefonata. Dando la sensazione di essere uno capace, per non bagnarsi quando piove, di riuscire persino a passare tra una goccia e l’altra.

Leggi anche: Il caso Luca Lotti nell’indagine su Palamara

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