Di Battista, Taverna, Paragone, Buffagni: la fronda M5S per il ritorno con la Lega

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-08-23

La piccola pattuglia di eletti e attivisti vorrebbe fermare l’accordo con il PD in primo luogo per questioni di coerenza (Di Battista) ma anche per convergenze programmatiche con il Carroccio da campagna elettorale

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Paola Taverna, Gianluigi Paragone, Alessandro Di Battista e Stefano Buffagni. Con una guest star del calibro di Davide Casaleggio che manda sms ai parlamentari sul secondo forno e poi smentisce tutto. Questi sono i nomi degli esponenti più in vista del MoVimento 5 Stelle che vorrebbero un nuovo accordo con la Lega e non accettano l’alleanza con il Partito Democratico certificata oggi da Luigi Di Maio con un’intervista al Corriere della Sera.

Di Battista, Taverna, Paragone, Buffagni: la fronda M5S per il ritorno con la Lega

La piccola pattuglia di eletti e attivisti vorrebbe fermare l’accordo con il PD in primo luogo per questioni di coerenza (Di Battista) ma anche per convergenze programmatiche con il Carroccio da campagna elettorale, che non a caso ha ricominciato a spolverare le magliette No Euro in attesa delle urne (per poi riporle nel cassetto con il cambio di stagione). In questo senso è Gianluigi “Bombatomica” Paragone il parlamentare che si sta spendendo di più e per questo viene pubblicamente elogiato dai vari Borghi & Bagnai.

gianluigi paragone claudio borghi

El Dibba, dal canto suo, nutre i retroscena sui giornali (come quello di Alessandro Trocino sul Corriere della Sera):

Per questo Alessandro Di Battista, descamisados di ritorno, fa fatica a esporsi in questi giorni. Non riesce a pronunciare la parola Pd. Attacca il «ministro del tradimento», Matteo Salvini, e sogna il voto. Intercettato dall’Adn Kronos, ieri, si è limitato a lodare Conte e a dire: «I punti del programma di Di Maio? Li condivido al mille per mille». Al gran summit in villa con Beppe Grillo ci è andato, certo. Ha consentito al diktat finale, che prevedeva una nota di disdoro congiunto per Salvini e per la sua «vergognosa retromarcia». Ma non sta mettendo la faccia su un percorso che lo vede più che perplesso.

E dire che in passato Di Battista il Pd (veltroniano) l’aveva votato. Prima che subentrasse la delusione atroce da amante tradito e la repentina conversione al leghismo sovranista (seguita da nuova cocente delusione). Nel Movimento Di Battista è una bomba inesplosa. Alle recenti assemblee non si è presentato. E neanche ieri era presente, nonostante fosse a Roma. L’ultima volta era stato accolto da un gran gelo. Seguito a un periodo di dissapori con Di Maio, con il quale era guerra aperta. Di Battista era, ed è, sospettato di voler andare al voto, per defenestrare Di Maio e tentare la fortuna. La retorica 5 Stelle prevede che ci sia un rapporto straordinario tra i due, che non di rado si chiamano «fratello». Ma la lontananza strategica e umana è evidente. Di Battista è nella pattuglia dei contrari al patto con il Pd.

 

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