Quello che Di Battista non ha detto sul dipendente in nero della Di.Bi.Tec.

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-01-27

La iena Filippo Roma “è andato a chiedere all’ex deputato tornato dalle Americhe com’è messa l’azienda del padre. E si è sentita raccontare i guai, i debiti, le difficoltà. Sul lavoro in nero, non una parola”. Poi l’intervista al padre

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Alessandro Di Battista tiene troppo alla sua reputazione e al suo prossimo tour elettorale per lasciare alle Iene la prima mossa. E così ieri ha spoilerato la vicenda del dipendente in nero della Di.Bi.Tec SRL, azienda del padre Vittorio Di Battista prima che il servizio di Filippo Roma andasse in onda. Ma tra la vicenda che è stata raccontata da Dibba nel video con Wish You Were Here in sottofondo e quello che manderanno in onda le Iene sembra esserci qualche differenza.

Di Battista, le Iene e il lavoratore in nero della Di.Bi.Tec. SRL

Racconta oggi Annalisa Cuzzocrea su Repubblica che la iena Filippo Roma “è andato a chiedere all’ex deputato tornato dalle Americhe com’è messa l’azienda del padre. E si è sentita raccontare i guai, i debiti, le difficoltà. Sul lavoro in nero, non una parola”. Nel video però Di Battista diceva: «Io questa cosa l’ho saputa perché quando sono usciti degli articoli diffamatori nei confronti dell’azienda di famiglia sono andato dall’avvocato con mio padre per vedere se ci fosse la possibilità di fare determinate azioni legali. Quando sono tornato in macchina ho chiesto a mio padre se fosse tutto a posto e lui mi ha detto no. E poi mi ha confessato del dipendente in nero».

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Poi, ieri mattina, l’inviato Filippo Roma ha fatto la domanda secca al padre, Vittorio Di Battista, agitatore di molte piazze M5S e castigatore dei politici corrotti,oltre che specialista in prese della Bastiglia e delle pastiglie: «Lei ha un lavoratore in nero?». La risposta è stata immediata: «Sì, pensi che scoop, sì. Uno per quattro cinque ore a settimana di media».

Non è contrito, Di Battista padre, colui che — sono racconti del figlio — a Corfù diresse «il gommoncino» verso un “panfilo” su cui aveva intravisto Massimo D’Alema per urlargli: «Hai tradito i valori della sinistra, ti sei venduto al capitale e all’imperialismo americano!». «Lei giustifica il lavoro nero?», chiede Roma. «In certi aspetti, anche perché è diffuso in Italia, diffuso in maniera totale», risponde Vittorio. Noto per non rinnegare mai nulla, né l’ideologia fascista in cui ha creduto né — evidentemente — gli errori fatti violando la legge. La spiegazione è immaginabile: i contributi troppo alti, impossibili da pagare per un’azienda in difficoltà. (La Repubblica, 27 gennaio 2019)

Di Battista, il lavoratore in nero della Di.Bi.Tec. S.R.L.

Il punto, sostengono le Iene che manderanno il servizio in onda stasera, è che l’ex deputato non può non considerarsi responsabile: perché ha il 30 per cento dell’azienda e un posto nel consiglio di amministrazione. Dice di non essersene mai occupato ed è più che probabile, «ma per legge è responsabile — sostiene Filippo Roma — e in questo è messo peggio di Di Maio, che aveva quote nella società del padre dal 2014, in un periodo successivo agli episodi di lavoro in nero». L’impresa sarebbe indebitata con fornitori, dipendenti ed erario. Costituita il 20 settembre 2001 da Vittorio Di Battista (che è presidente del consiglio di amministrazione), la Di.Bi Tec ha sede a Roma, in via Latina numero 20, e ha come oggetto sociale «la produzione industriale, la lavorazione di manufatti in ceramica e affini, di apparecchi igienico sanitari». I soci sono Alessandro Di Battista (30%), Maria Teresa Di Battista (30%), Vittorio Di Battista (20%), Leonardo Salvini (15%), Carmela Traversari (5%).

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La visura camerale della Di.bi.tec di Alessandro Di Battista e Vittorio Di Battista

Il padre di Alessandro Di Battista è intervenuto spesso nell’attualità politica in questi anni, non mancando di farsi notare: come quando ha minacciato Mattarella rimediando un’indagine a cui ha dato l’ok il ministero della Giustizia guidato dal M5S Alfonso Bonafede. Lo show di Vittorio Di Battista a Italia 5 Stelle è stato molto apprezzato mentre nulla sappiamo delle critiche successive nei confronti di Di Maio e del governo con la metafora del tonno rimasto nella scatolettaAlessandro Di Battista in questi mesi si è ripetutamente scagliato contro i genitori di Renzi all’epoca in cui scoppiavano le inchieste giornalistiche sul padre di Di Maio, Antonio. Ieri è tornato a chiedere agli altri di fare domande scomode sui loro datori di lavoro, anche se lui, ad occhio, non sembra averne mai fatte né aver mai fornito risposte sui suoi: «Facciano un’inchiesta sui finanziamenti di Silvio Berlusconi a Cosa nostra». Intanto oggi pomeriggio Di Battista sarà nel salotto di Barbara D’Urso su Canale 5. Magari è quello il luogo giusto per chiedere conto dei soldi di Silvio alla mafia. Sennò può sempre chiedere se ne sa qualcosa l’editore dei libri del Dibba. Sempre lui, Berlusconi.

EDIT: Vittorio Di Battista, come il padre di Di Maio, si scusa con il figlio Alessandro su Facebook: niente video, soltanto un post.

Ringrazio Alessandro per le sue parole.
Lo ringrazio per la sua sincerità, per la sua onestà, per il suo rigore e per l’affetto che traspare dal suo messaggio.
Lo ringrazio e confermo.
Confermo quanto ho detto all’inviato delle Iene.
Negli ultimi tempi mi sono dovuto avvalere di un collaboratore in “nero”.
Saltuariamente e per qualche manciata di ore di lavoro ma comunque in “nero”.

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Non si deve fare ma, a volte, le circostanze ti ci costringono.
Non si deve fare ma, a volte, a doverlo fare sono decine e decine di migliaia di micro imprenditori, di artigiani e di piccoli commercianti.
Non si deve fare ma, a volte, tante volte, l’alternativa è la cessazione di una attività.
Non si deve fare e non lo rifarei, in primo luogo, per non arrecare un danno ingiusto ad Alessandro ed a tutto quello che lo contraddistingue ed in cui crede.
Non si deve fare come tante altre cose nella vita.
Scusami, Ale.

Leggi sull’argomento: Di Battista e il dipendente in nero del padre Vittorio

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