Conte scopre improvvisamente che i dazi di Trump fanno male all’Italia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-02-28

“Stiamo pagando il peso di una contrazione dello scenario internazionale, la guerra dei dazi, c’è anche una debolezza della domanda interna nostra ma è anche vero che la solidità economica del nostro paese rimane integra”. Parole (e musica) di Giuseppe Conte, dirige il maestro Rocco Casalino: il premier si è accorto che i dazi sono …

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“Stiamo pagando il peso di una contrazione dello scenario internazionale, la guerra dei dazi, c’è anche una debolezza della domanda interna nostra ma è anche vero che la solidità economica del nostro paese rimane integra”. Parole (e musica) di Giuseppe Conte, dirige il maestro Rocco Casalino: il premier si è accorto che i dazi sono il male anche se non ha avuto ancora il coraggio di nominare chi li ha messi, e cioè Donald Trump. Ma siccome non si può aver tutto dalla vita, tanto vale accontentarsi del fatto che Conte ci sia arrivato e che le sue parole smentiscano quelle dei due vicepremier, che nei mesi scorsi avevano elogiato il sistema dei dazi di Trump, forse immaginando di poterlo replicare in piccolo da noi. Ad esempio Matteo Salvini: il leader leghista dichiarò all’epoca di ammirare “i leader politici che fanno gli interessi dei loro cittadini. Non capisco perché l’Italia sia governata da gente che faccia gli interessi degli altri e non degli italiani“. Per Salvini gli americani avevano bene ed era colpa nostra che invece che eleggere leader come Putin o Trump eleggiamo quelli sbagliati:

Gli americani proteggono, gli austriaci proteggono, i francesi proteggono, i russi e gli australiani proteggono mentre tutti in Italia possono fare tutto e possono entrare le merci e gli uomini che vogliono, il problema siamo noi che eleggiamo i politici sbagliati, non Trump, non Putin, non la Le Pen.

governo conte salvini di maio toninelli genova ponte morandi - 3

Per il leader della Lega i dazi di Trump (o altri dazi) non avrebbero penalizzato le imprese italiane perché “se siamo in parità di condizioni il made in Italy non ha rivali nel mondo” il che significa probabilmente che nella visione di Salvini per giocare alla pari dobbiamo imporre dazi per il 100% del valore di qualche prodotto made in USA così ci rimetteranno anche i consumatori che vedranno salire alle stelle i prezzi. E poi c’è anche Di Maio, che invece voleva i dazi per l’Italia: «Non sono per l’isolamento dell’Italia. Ma come Italia, con un sistema produttivo così particolare, dei prodotti così unici non dobbiamo avere paura di affrontare il tema dei dazi per proteggerci e questo non vuol dire isolarsi. Significa cominciare ad aprire i rubinetti con paesi che ci rispettano economicamente e rispettano le nostre specialità, ma chiudere i rubinetti con altri paesi che non rispettano le nostre specialità e rappresentano una minaccia con i loro prodotti a basso costo». Il dettaglio è che se tu metti i dazi, anche gli altri mettono i dazi sui prodotti che esporti. E alla fine ci si perde in due. Conte ci è arrivato. Salvini e Di Maio quando lo scopriranno?

Leggi: Il modulo per la richiesta del reddito di cittadinanza

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