Così Berlusconi “tenta” gli eletti M5S già cacciati

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-02-20

«Non si dice mai di no a chi vuole sottoscrivere il nostro programma», dice Silvio rispondendo a una domanda sull’ipotesi di accogliere i parlamentari già cacciati dal 5 Stelle ma ancora candidati. E questo costituirebbe una bella beffa per l’elettore grillino

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“Non si dice mai di no a chi dice ‘sottoscrivo’ il vostro programma. Incasserebbero poi l’indennità nella loro totalità, anche se io credo che non ne avremo bisogno perché avremo la maggioranza. E comunque se non c’è la maggioranza si torna alle urne con questa legge elettorale”. La risposta di Silvio Berlusconi durante il forum del Corriere non è nemmeno tanto evasiva, la domanda era un po’ tendenziosa: “Il centrodestra accoglierebbe i parlamentari che sono già fuori dal M5s ma che comunque sono candidati?”.

Così Berlusconi “tenta” gli eletti a 5 Stelle già cacciati

Il punto però è che lo scenario non è per niente campato in aria: Luigi Di Maio ha già cacciato dal MoVimento 5 Stelle molti candidati che però si trovano in posizioni assolutamente privilegiate nei listini e, insieme, ha dato il benservito anche a molti candidati all’uninominale. Posto che i sondaggi non prevedono un grande risultato per i grillini nei collegi, per alcuni di loro la tentazione di entrare nella maggioranza di governo potrebbe essere forte.

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La lista dei “morosi” pubblicata dal blog di Beppe Grillo (Corriere della Sera, 18 febbraio 2018)

Anche perché il Rosatellum non prevede alcun tipo di voto disgiunto, quindi il potenziale elettore del MoVimento 5 Stelle ha soltanto due scelte davanti: o votare i grillini, contribuendo all’elezione di chi si trova nel listino proporzionale (dove magari c’è qualcuno nel frattempo definito impresentabile) ma votando così anche il candidato del collegio, o non votare i grillini. E allora ecco che lo scenario di un centrodestra che vince ma non raggiunge la maggioranza in entrambe le camere e cerca i voti in parlamento anche tra quei candidati che non hanno un gruppo visto che sono stati cacciati dal M5S ma le loro candidature non sono ritirabili comincia a farsi sempre più concreto.

La beffa degli impresentabili

Il vento dell’ironia della sorte qui soffierebbe molto potente: nei giorni scorsi Di Maio ha dato il cartellino rosso ai candidati accusati di essere stati massoni e, già che c’era, ha anche promesso denunce per danni al M5S a tutti quelli che non dovessero rinunciare all’elezione una volta in parlamento. Ma il regolamento del M5S a proposito della massoneria dice che non bisogna essere attualmente iscritti, e tutti gli interessati hanno dichiarato di essersi messi in sonno prima di accettare la candidatura. Se ciò corrisponde al vero, la minaccia del candidato premier del MoVimento 5 Stelle – che nel frattempo non ha chiesto la penale a David Borrelli che ha lasciato il gruppo M5S all’europarlamento – sarebbe piuttosto inutile.

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Anche qualche candidato al proporzionale potrebbe decidere di rimanere in Parlamento senza dare le dimissioni, che comunque dovranno essere votate dall’Aula di appartenenza dove il MoVimento 5 Stelle non sembra in grado di raggiungere la maggioranza (e quindi ci sono buone probabilità che vengano respinte). Ma questo Berlusconi lo sa benissimo e perciò non esclude di poter chiedere il loro voto per il prossimo governo Tajani. La beffa degli impresentabili si farebbe ancora più cocente.

Leggi sull’argomento: Perché un elettore del M5S dovrebbe essere piuttosto arrabbiato con Luigi Di Maio

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