Come Luciana Lamorgese prova a mettere una pezza ai disastri di Salvini

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-01-14

Prima di lasciare il Ministero dell’Interno Matteo Salvini ha creato una situazione potenzialmente esplosiva: migliaia di cittadini stranieri cui è stata tolta la protezione umanitaria rischiavano di finire in mezzo ad una strada non avendo più diritto all’accoglienza nel sistema Sprar/Siproimi. Sono le famose “risorse salviniane”, nate grazie ai Decreti Sicurezza

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Il Viminale di Luciana Lamorgese prova ad evitare “l’invasione” delle risorse salviniane. Il Ministero dell’Interno ha infatti concesso una proroga di sei mesi – dal 1 gennaio al 30 giugno 2020 – dei servizi ex Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) oggi Siproimi (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati) che accolgono i migranti cui è stata concessa la protezione umanitaria.

La proroga alla protezione umanitaria (abolita da Salvini)

Tra i tanti “regali” della gestione dell’immigrazione da parte di Matteo Salvini il Decreto Sicurezza contiene infatti anche l’abolizione della protezione umanitaria. I richiedenti asilo che avevano ottenuto questa forma di protezione avrebbero dovuto uscire dai centri e perdere sostanzialmente ogni diritto. Perché con la perdita della protezione umanitaria si perde anche il permesso di soggiorno. Di fatto persone che potevano vivere regolarmente in Italia si sono trovate da un giorno all’altro ad essere irregolari e quindi senza la possibilità – ad esempio – di trovare un lavoro o affittare un appartamento. Due cose per cui è necessario il permesso di soggiorno.

Secondo Matteo Villa, ricercatore dell’ISPI, a settembre 2019 «il numero di stranieri irregolari in Italia sfiora i 640.000. Sono 87.000 in più da fine maggio 2018, cioè dall’entrata in carica del Governo Conte I». Di conseguenza con il Decreto Salvini in Italia oggi ci sono almeno 24mila stranieri irregolari in più rispetto ad uno scenario in cui quella forma di protezione internazionale fosse stata mantenuta. Molti di più secondo Linkiesta, se si contano anche gli esiti dei ricorsi dei richiedenti asilo. A questo va aggiunta la riduzione della quota pro-capite (i famosi 35 euro) e, in caso di chiusura, la crisi del settore dell’accoglienza, un comparto che dà lavoro – in maniera legittima – a 18 mila operatori del terzo settore.

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L’effetto del Decreto Salvini sul numero degli stranieri irregolari Credits: Matteo Villa via Twitter.com

A chiedere alla ministro Lamorgese di prorogare i percorsi degli ex Sprar sono stati i comuni. Molti sindaci italiani avevano infatti annunciato la loro contrarietà alle disposizioni contenute nel Decreto Sicurezza. Da Bologna sono partite le prime richieste a dicembre, a firma del sindaco Virginio Merola e dell’assessore al welfare Giuliano Barigazzi. Ma in Liguria, racconta oggi Erica Manna sull’edizione locale di Repubblica, dove ci sono 24 progetti Sprar attivi diverse c’è il rischio del caos. Alcuni sindaci di area leghista – come quello di Recco e di Sori – hanno deciso infatti di non prorogare il progetto Sprar. La proroga concessa dal Viminale quindi non risolve le cose, cerca solo di tamponare una situazione che nei prossimi mesi è destinata a peggiorare. A meno che il Governo non decida di mettere mano ai Decreti Sicurezza, abolendoli, perché sono completamente inutili al fine del controllo dell’immigrazione irregolare. E potrebbe non bastare, ma un esecutivo che ha paura di prendere di petto l’insulso feticcio leghista difficilmente inizierà a parlare di procedure di regolarizzazione dei migranti. L’unica vera soluzione che possa aiutare a completare il percorso di integrazione iniziato negli Sprar.

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