Castelnuovo di Porto: così il Decreto Salvini ha appena creato 107 disoccupati

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-01-22

Grande vittoria del fronte sovranista: lo sgombero del CARA di Castelnuovo di Porto oltre a mettere centinaia di richiedenti asilo in mezzo alla strada lascerà senza lavoro 107 dipendenti della Cooperativa che gestisce il centro. Ma che importa, in fondo sono solo lavoratori buonisti

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Il Decreto Sicurezza noto come Decreto Salvini è l’orgoglio del nostro ministro dell’Interno da sempre in prima linea per combattere contro i “clandestini” e coloro che lucrano sul business dell’immigrazione. Dopo anni di propaganda leghista su immigrati ospitati in hotel a 5 stelle con tutti i comfort in molti credono che le cose stiano davvero così. E soprattutto pensano che a gestire il “business” siano personaggi senza scrupoli (per carità, è successo) magari emissari di chissà quali Poteri Forti. Ma la realtà è ben diversa e nella maggior parte dei casi i vari centri di accoglienza danno lavoro a cittadini italiani.

Cento disoccupati in più grazie al Decreto Salvini

Lavoratori che spesso i sovranisti considerano di serie B quando non addirittura pericolosi buonisti e traditori della Patria. Succede che il Decreto Sicurezza abbia sospeso la concessione della protezione umanitaria. Una decisione che lascia molti migranti privi di un permesso di soggiorno e costringe i CARA a metterli letteralmente su una strada. Ad esempio al Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo di Castelnuovo di Porto, in provincia di Roma, che ospita cinquecento rifugiati circa 300 ospiti verranno “smistati” nei CAS (centri di accoglienza straordinaria) in altre regioni italiane.

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Il Viminale ha infatti deciso di smantellare il CARA di Castelnuovo di Porto e oggi sono iniziate le procedure di sgombero della struttura gestita dal 2014 dall Cooperativa Auxilium. Secondo il Comune in un colpo solo «saranno spazzati via non solo anni di impegno e buon lavoro per un’accoglienza fatta di progetti educativi, inserimento scolastico, corsi ricreativi, iscrizioni alle associazioni sportive del territorio, collaborazioni volontarie e lavori socialmente utili, portata avanti dal  Comune insieme alla Prefettura di Roma, ma andranno persi anche 107 posti di lavoro dei dipendenti del gestore del Centro». Una discreta perdita occupazionale per una struttura che rappresenta quella che l’Amministrazione locale definisce «una gestione positiva del fenomeno dell’immigrazione».

Quanti posti di lavoro si perderanno grazie al Decreto Sicurezza

Secondo il Comune viene così smantellata una forma di integrazione e sono stati soppressi 107 posti di lavoro senza alcuna forma di concertazione. Cosa succederà ora? In un comunicato stampa l’Amministrazione denuncia come i profughi e i richiedenti asilo espulsi dal CARA si troveranno a girare per le strade della Provincia di Roma senza una meta mentre ai bambini non è stato nemmeno concesso il tempo per salutare i propri compagni di scuola italiani.

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I 535 ospiti del CARA (tra cui 14 bambini) sono tutti richiedenti asilo che attendono l’esito delle decisioni delle Commissioni territoriali oppure hanno presentato ricorso dopo un primo diniego. Secondo il Segretario provinciale del PD Rocco Maugliani «con il processo di chiusura del Cara di Castelnuovo di Porto, che da questa mattina e fino al 31 gennaio porterà a smantellare un’importantissima esperienza di integrazione e accoglienza costruita anno dopo anno in provincia di Roma, si preannuncia una vera e propria emergenza sociale, umanitaria e e perfino sanitaria» e per il coordinatore regionale di MdP Riccardo Agostini «la chiusura del Cara di Castelnuovo è il primo frutto del Decreto sicurezza, un provvedimento razzista e incostituzionale».

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via Facebook.com

Un dipendente del Comune ha scritto a Beatrice Binaghi dell’Ufficio stampa della Sezione Migranti e Rifugiati, Dicastero dello Sviluppo Umano Integrale per sottolineare come la decisione dello sgombero dei rifugiati sia stata repentina con meno di ventiquattrore di preavviso. Il Viminale ha così deciso di interrompere programmi di integrazione (e gli studi, visto che alcuni ospiti frequentano la scuola) obbligando i rifugiati che avevano trovato lavoro a licenziarsi. Tra le donne ospiti del centro, prosegue la lettera, ci sono alcune vittime di violenze e abusi che ora si troveranno in mezzo ad una strada. Cgil, Cil e Uil hanno annunciato una manifestazione davanti al MISE per il 24 gennaio per denunciare la perdita di posti di lavoro conseguente al Decreto Sicurezza: «Un dramma occupazionale, il decreto cancellerà almeno 10mila posti di lavoro in tutta Italia» tra questi addetti alle pulizie ad assistenti sociali, psicologi, medici, mediatori linguistici, insegnanti. Secondo InMigrazione, riferiva Avvenire a novembre, sono 18mila i posti di lavoro a rischio con il Decreto Sicurezza. Persone delle quali evidentemente al governo non importa poi molto.

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