Come hanno preso i renziani l’apertura delle trattative con il MoVimento 5 Stelle

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-04-24

L’elettorato PD dei duri e puri fedeli a Renzi se la prende con i traditori che cercano il dialogo con il M5S invece che stare all’opposizione. Per i renziani la sconfitta in Molise è la prova che il PD non può stare senza Renzi, ma sarebbe meglio se l’ex segretario lasciasse affondare il partito per poi fondarne uno tutto suo (ma senza traditori!!1)

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Dopo fallimento delle consultazioni condotte dalla Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati a causa dei veti incrociati del MoVimento 5 Stelle e di Forza Italia il Presidente della Repubblica ha dato mandato al Presidente della Camera Roberto Fico di esplorare la possibilità di un accordo di governo tra M5S e PD.Il Capo Politico del M5S Luigi Di Maio in un videomessaggio su Facebook ha spiegato le ragioni del fallimento della trattativa con la Lega e ha ufficialmente aperto il forno del Partito Democratico. Gli elettori del MoVimento 5 Stelle non l’hanno presa bene.

Come hanno preso i renziani l’apertura delle trattative con il MoVimento 5 Stelle

In campo Dem invece si sono registrate le prime aperture. Il ministro dei beni culturali Dario Franceschini ha detto che bisogna percorrere la strada del confronto con il M5S “senza pregiudiziali”. Ancora più esplicito il Presidente della Puglia Michele Emiliano che oltre a vedere con favore l’apertura del MoVimento al Partito Democratico ha stigmatizzato il comportamento di Renzi che continua a voler guidare il partito per procura attraverso i suoi amici e non tramite gli organi di partito.

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Il Segretario reggente Maurizio Martina ha successivamente dichiarato che “per rispetto degli italiani” il Partito Democratico si confronterà con il presidente Fico “con spirito di leale collaborazione”. Ad una condizione: la fine di ogni ambiguità e di trattative parallele del M5S con la Lega.

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L’apertura del PD al dialogo con il M5S non piace però a simpatizzanti ed elettori che invece vorrebbero seguire la linea dura, quella che passa per l’opposizione a qualsiasi governo. Il PD, spiegano in molti, deve restare fuori dai “giochetti”. Nessun inciucio, è la parola d’ordine. La stessa che riecheggia da tempo anche nelle pagine e nei gruppi pentastellati, che da sempre vedono l’inciucio come il male assoluto.

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Dopo periodo di arbitrario oscuramento torna in auge anche l’hashtag #senzadime. L’ipotesi di una trattativa alla luce del sole (che in teoria è concettualmente ben distante dall’idea di inciucio) non piace soprattutto all’elettorato renziano.

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Ed è a lui, l’uomo del destino, che si rivolgono gli elettori del PD che spiegano che questo “è il momento della riflessione e di una sana opposizione, in attesa del ritorno di Renzi”. Il segretario che ha guidato il PD ad una storica sconfitta (e ad i minimi storici) gode ancora di un discreto appeal nonostante le dimissioni e l’annuncio di volersene stare in disparte “per due anni”. Stando a quanto dicono Franceschini ed Emiliano però non sembra che Renzi abbia fatto un passo indietro, semmai ne ha fatto uno di lato finendo così per sabotare (non si sa quanto involontariamente) l’operato dell’attuale gruppo dirigente.

L’analisi della sconfitta in Molise degli elettori renziani

A versare altro sale sulle ferite è arrivata domenica la sconfitta in Molise con un PD ridotto ai minimi termini. Secondo alcuni ultrà renziani è la palese dimostrazione che il PD senza Renzi non può andare da nessuna parte, anzi che l’aver “rimosso” Renzi ha fatto perdere le elezioni regionali. Si vedrà se la “tendenza” verrà confermata anche dalle elezioni in Friuli-Venezia Giulia ed è inutile ricordare come a due mesi dal voto del 4 marzo e con il partito spaccato è davvero difficile dare la colpa al “nuovo” gruppo dirigente del PD (che per la maggior parte è ancora composto di renziani).

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Del resto il Molise conferma quello che già sapevamo, il candidato del centrosinistra è arrivato terzo, dopo quello del centrodestra e del M5S, confermando quindi i risultati ottenuti da Renzi alle politiche (seppure con un dimezzamento dei voti).

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Il gruppo “PDavvero” che già all’indomani del voto di marzo aveva chiesto le dimissioni di Cuperlo, Emiliano e dei “dissidenti” parla di un “partito che ha fato in modo di abbattere l’unico vero leader di cui disponeva”.

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Un concetto ribadito da alcuni creatori di meme renziani diversamente abili con Photoshop e paint che ci tengono a rimarcare la differenza della “statura politica” di Renzi rispetto agli altri leader.

«Renzi deve farsi un partito tutto suo»

Ma cosa deve fare quindi Renzi e cosa deve fare il PD? La chiusura al M5S sembra il minimo sindacale per i renziani, ma non basta. Le stesse persone che accusano “la minoranza interna” di aver distrutto il partito solo per fare la guerra a Renzi propongono una soluzione radicale: sacrificare il PD per il “bene del Paese” in modo da favorire la nascita di un nuovo partito con Renzi&Company ma senza i “traditori”.

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Non tutti sono d’accordo, il PD è Renzi, spiega qualcuno. Ma la vera domanda a questo punto sarebbe: Renzi è il PD?

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Se il problema non è Renzi e non è nemmeno il PD allora non rimangono che i “traditori” che vengono identificati nei soliti Orlando, Emiliano e gli “amici di LeU”. Ovvero in coloro che si sono messi “contro” Renzi o sfidandolo per la Segreteria oppure uscendo dal PD e fondando l’ennesimo partitino di sinistra.

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Renzi deve cacciare i traditori, un po’ come Gesù che caccia i mercanti dal tempio, tornare in campo e riprendere la direzione del PD. A questo punto però c’è un rischio: chi mai vorrà sfidare Renzi per la Segreteria sapendo che verrebbe subito additato come traditore solo per il fatto di voler partecipare alla vita democratica del partito? Non resta che una soluzione: Renzi deve sfidare sé stesso. Oppure il PD può diventare un partito la cui vita è regolata dai metodi del M5S, con un Garante a decidere per tutti. Di democratico però resterebbe ben poco.

 

 

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