Il caso Claudia Bugno e le dimissioni minacciate da Tria

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-04-03

Tutti all’attacco della consigliera dopo la rinuncia a STMicro. E Tria torna a minacciare le dimissioni

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Claudia Bugno, 43 anni, ex Alitalia e Banca Etruria, nell’agosto 2018 al Mef è diventata consigliera del ministro Giovanni Tria. Bugno è legata a Pier Andrea Chevallard, ad della Tinexta spa che nello scorso ottobre ha assunto il figlio della moglie di Tria. I Cinque Stelle hanno reagito alla nomina di Bugno come rappresentante del ministero nel board di StMicroelectronics, azienda italo-francese di componentistica elettronica, partecipata dallo Stato. Alla fine, Bugno non farà parte del cda ma resterà consigliera di Tria. Ma a quanto pare, come racconta oggi La Stampa, la questione non è chiusa:

Alessio Villarosa, sottosegretario all’Economia, annuncia di voler chiedere a Tria «un chiarimento» attraverso una lettera ufficiale. E dal Movimento confermano di star lavorando a una interrogazione. Villarosa è l’uomo che materialmente al Mef si è occupato di banche, della norma sui rimborsi, ed è alla testa dei grillini che più spingono perché la commissione di inchiesta venga affidata a Gainluigi Paragone.

Ma è il Corriere a spiegarci quali siano le “colpe accessorie” di Claudia Bugno:

Bugno è arrivata al ministero di via Venti Settembre l’estate scorsa. Il suo ingresso nello staff dei consiglieri non è stato esattamente di quelli soft. Ha chiesto e ottenuto una stanza vicino a quella del ministro, a differenza dei suoi colleghi. Ha cominciato ad occuparsi di società partecipate e nomine in modo diretto, a detta di molti un po’ ruvido, invadente.

«Così vuole il ministro», ripeteva spesso durante gli incontri.  Al punto che i top manager di due grandi società, Poste e Leonardo, si sono sentiti in dovere di presentarsi di persona al ministero proprio per lamentarsi del suo modo di fare. Un incidente. Ma non è cambiato nulla. Bugno ha continuato a gestire in prima persona i dossier su Alitalia, Tim e Sace, giocando di fatto il ruolo di super consigliere del ministro. Facendo terra bruciata intorno a lui.

Bugno, secondo il racconto di Lorenzo Salvia, ha contribuito anche all’addio di Laura Sala, che del ministero era stata fino a quel momento capo ufficio stampa del ministro. E Federico Fubini ne approfitta per pubblicare l’ennesimo articolo sulle dimissioni di Tria, un evergreen della stampa italiana dal giugno scorso.

«Ho subito un attacco spazzatura sul piano personale. Le cose possono apparire molto diverso a seconda di come si presentano»,dice. Il ministro è furioso per come sia stata coinvolta la sua famiglia. «Ci sono violazioni della privacy — dice —. Mi chiedo chi è che passa ai giornalisti queste cose». Senz’altro all’emergere del caso Bugno i 5 Stelle hanno dapprima avevano pensato di far rotolare la testa del mite professore di Tor Vergata. Poi però ci hanno ripensato quasi subito, forse anche per la difficoltà di trovare un’altrafigura adeguata al dialogo con i mercati, con Bruxelles e accettabile anche per il Quirinale.

Oggi però attrarre un profilo del genere è quasi impossibile per un governo litigioso, traballante, senza una chiara visione di politica economica. All’idea che qualcuno cerchi di spingerlo alle dimissioni, Tria taglia corto: «Sciocchezze. Se andassi via —si chiede—dovremmo vedere quale sarebbe la reazione dei mercati».

Come è facile notare, il ministro dice che le cose sono diverse da come si presentano ma non spiega la sua versione dei fatti. E sul suo addio telefonatissimo, ormai si tratta di una minaccia un po’ spuntata visto che è difficile che Tria se ne vada se non lo cacciano.

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