La carica dei candidati “neri” nell’ex Emilia-Romagna rossa

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-05-21

Non solo il pronipote del Duce candidato con FdI. Ecco i candidati che provano nostalgia per i bei tempi andati del Ventennio e che visto che siamo nel 2019 e il Fascismo è una cosa vecchia oggi si candidano ad amministrare le città dell’Emilia Romagna

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L’orgoglio fascista è una cosa strana. Si esprime sui social con citazioni e ammiccamenti ma poi si sta bene attenti da parlarne apertamente in pubblico. Il motivo più che una fantomatica censura è il fatto che la Repubblica Italiana è costitutivamente antifascista. Eppure di simpatizzanti del fascismo, non è ben chiaro se fascisti, neofascisti o semplicemente nostalgici, ce ne sono parecchi. C’è chi affascinato da questa strana cosa che si chiama democrazia e quindi tenta la strada delle elezioni.

Giorgia Manghi, la candidata che si pulisce le scarpe con l’antifascismo

In Emilia-Romagna, regione che ha pur dato i natali al Duce ma che fino a qualche tempo fa era considerata “rossa”, i candidati che ammiccano al fascismo o si vantano di essere “contro” gli antifascisti sono parecchi. Si parte ad esempio da Giorgia Manghi, candidata al consiglio comunale di Reggio Emilia tra le fila di Fratelli d’Italia protagonista di uno spot elettorale dove si pulisce dal fango i tacchi a spillo con una maglietta con il logo dell’antifascismo militante. «Anche le cose peggiori a volte trovano una loro utilità» commenta la candidata di FdI. Seguono polemiche, lei non ci sta a passare per quella che si pulisce le scarpe con l’antifascismo; scrive che gli Antifa sono «scappati di casa che lanciano sassi alle vetrine e incendiano cassonetti dell’immondizia e auto per esprimere il loro democratico dissenso». 

giorgia manghi reggio emilia antifascista - 1

E torna all’attacco spiegando: «RIVENDICO il gesto compiuto, il collettivo autore della maglietta è costituito principalmente da comunisti e anarchici che desiderano sostituire il capitalismo con una società senza Stato e senza classi». Un crimine? No. Del resto se è possibile rivendicare il classismo è anche consentito fare il contrario. Certo qualche dubbio viene, soprattutto leggendo il post pubblicato in occasione del 25 aprile che inneggia ai repubblichini alla X flottiglia Mas “loro non hanno tradito”

giorgia manghi reggio emilia antifascista - 2

Quella di Manghi è provocazione insomma, un po’ come quella di candidare il pronipote del Duce. Ma non ci sono solo queste buffe trovate da campagna elettorale. Oggi sull’edizione bolognese di Repubblica Silvia Bignami racconta dei tanti candidati “neri” che hanno trovato posto nelle liste.

I nostalgici del Duce candidati dal centrodestra

Si parte con Villiam Rinaldi, candidato sindaco a Casalgrande per la Lega che su Facebook condivideva frasi inneggianti a Mussolini. Come quella  del 2012 sull’aratro che traccia il solco e la spada che lo difende che per Rinaldi diventa “che lo riempie”. Dotto citazionismo si dirà, eppure quel post nel dubbio è stato rimosso. Così come sono stati cancellati quelli contro i musulmani che calpestano la nostra amata terra o quei cattivoni dei giudici.

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C’è poi Domenico Muollo, candidato consigliere comunale a Fidenza e coordinatore di Fratelli d’Italia. Anche lui sa parlare il codice dei nostalgici. Ad esempio nel commentare la notizia sulla spiaggia “neofascista” di Chioggia se ne uscì con un motto di spirito attribuito a Mussolini “beffo la morte e ghigno” con tanto di emoji del saluto dei camerati.

domenico muollo msi fascismo - 2

Molto attivo contro il DDL Fiano sulla propaganda fascista Muollo una decina di anni fa se la prendeva con gli ex missini che inneggiavano in maniera sfrenata all’antifascismo. D’accordo non indossare la camicia nera o esaltare il fascismo, ma questo è troppo sembra suggerire Muollo. Lui però ci tiene a ribadire un concetto «Non sono fascista, il fascismo è morto 20 anni fa, il comunismo ancora no». Strano, sembrava che il fascismo fosse finito oltre settant’anni fa.

domenico muollo msi fascismo - 1

Infine c’è il candidato sindaco di Forza Italia a Marzabotto. Il suo nome è Morris Battistini ed è uno di quelli che tentò di minimizzare la portata del saluto romano di un calciatore durante una partita di calcio spiegando che si trattava di un gesto che non era stato ben compreso ed anzi male interpretato dalla stampa e dalla sinistra. Per non farsi mancare nulla Battistini accusò la sinistra di Marzabotto di essere “complice” degli attentati sulle Ramblas, ma questo non è fascismo e nemmeno neofascismo: è sciacallaggio.

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