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Eugenio Maria Luppi: il calciatore che ha fatto il saluto fascista a Marzabotto

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-11-13

Il centrocampista del 95 Futa Calcio si è scusato per aver fatto il saluto romano e aver mostrato la maglia con la bandiera della RSI durante una partita a Marzabotto. La sua squadra lo ha sospeso ma ci ha messo un giorno per riuscire a chiedere scusa e accorgersi di quello che era successo

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Non solo adesivi con Anna Frank. Il fascismo nel calcio si esprime anche e sopratutto con i saluti romani. Famoso fu quello di Paolo Di Canio sotto la curva laziale durante un derby. Un gesto del quale tempo fa Di Canio ha detto che “è la cosa di cui mi più mi pento nella mia carriera“. Ma a fare il saluto romano e a inneggiare al fascismo si inizia presto. È diventato un caso quello fatto da Eugenio Maria Luppi. Un giovane calciatore (classe 1992) della 65 Futa SSD Calcio che durante una partita con il Marzabotto ha esultato per il gol vittoria facendo ripetutamente il saluto fascista e sfoggiando una maglia con la bandiera della Repubblica Sociale Italiana.

L’oltraggio alla memoria dei martiri di Marzabotto di Eugenio Maria Luppi

Il saluto romano, ripetuto tre volte sotto la curva, non è passato inosservato. O meglio:  è stato notato da tutti tranne che dalla società di Luppi che per un giorno ha fatto finta di nulla. Sulla pagina Facebook della 65 Futa Calcio infatti ieri si parlava della vittoria fuori casa (per due a zero) sul Marzabotto.

Solo quando la notizia è stata riportata da Repubblica e quando la giunta di Marzabotto ha preso posizione contro l’oltraggio alla memoria dei caduti di quella che è stata una delle più atroci stragi compiute dai nazifascisti in Italia la società calcistica ha avuto un fremito. Un gesto che, visto il luogo dove è stato compiuto e il fatto che il calciatore indossasse una maglietta con il simbolo della RSI non può che essere premeditato. Una provocazione inaccettabile e oltraggiosa, compiuta in una città che più di molte altre ha sofferto l’occupazione nazista.
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Secondo il sindaco di Marzabotto – Romano Franchi – “risulta improbabile che nessun dirigente della società 65 Futa si sia accorto negli spogliatoi della maglietta indossata dal calciatore in questione”. Ma soprattutto – c’è da notare – è assurdo che nessuno nella società abbia deciso di affrontare la questione fino ad oggi pomeriggio. L’amministrazione comunale di Marzabotto ha annunciato che procederà per le vie legali per chiedere l’applicazione delle leggi che puniscono il reato di apologia di fascismo.

La marcia indietro della 65 Futa e le scuse del giocatore

A tre ore di distanza dal comunicato del Comune di Marzabotto la società nella quale milita Luppi ha reso noto di non essere a conoscenza della maglia indossata – sotto la divisa di gara – dal suo giocatore. La Futa 65 fa anche sapere che Eugenio Luppi è stato sospeso dall’attività agonistica e “verrà multato secondo il regolamento interno vigente”. È curioso che solo dopo che il Comune di Marzabotto ha annunciato l’intenzione di voler adire alle vie legali la società abbia trovato il tempo di chiedere scusa a tutte le persone ferite dal gesto di un suo tesserato.
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Il post della società è stato ovviamente molto criticato dagli utenti, anche se qualcuno altrove ha provato a spiegare che si è trattato di un gesto di esultanza come tanti. Quello delle critiche al saluto fascista, che oltraggia la memoria delle oltre 700 vittime della strage (tra cui molti bambini e anziani che avevano cercato invano rifugio in chiesa). Una strage che il regime fascista di Salò negò categoricamente, rendendosi complice dell’eccidio. Il più giovane si chiamava Walter Cardi: era nato da due settimane.
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Dopo il comunicato della società su Facebook è stato pubblicato anche un post di scuse a firma di Eugenio Maria Luppi che ha voluto così “esporre” il suo più totale e sincero pentimento. Consapevole di aver recato offeso a tutta la comunità di Marzabotto Luppi sostiene di aver agito con leggerezza e senza pensare alle conseguenze.
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«Ho lasciato passare un terribile messaggio» scrive Luppi. Messaggio del quale è totalmente pentito e dispiaciuto. Il giovane centrocampista spiega anche che né la società né i compagni di squadra erano al corrente del fatto che sotto la maglia da gioco indossasse quella della RSI o del fatto che avesse intenzione di mostrarla.

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