Caio Giulio Cesare Mussolini: il pronipote del Duce candidato con Meloni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-04-07

Il video davanti al Colosseo quadrato, simbolo del ventennio. E poi: “Non sono fascista. Il fascismo è morto con Mussolini”

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La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha ufficializzato oggi la candidatura alle Europee di Caio Giulio Cesare Mussolini, pronipote del Duce. “È un vero piacere – scrive la Meloni sui social – ufficializzare la candidatura di Caio Giulio Cesare Mussolini con Fratelli d’Italia per le elezioni europee del 26 maggio. Il suo curriculum parla da sé: professionista, militare e patriota. Anche con il suo contributo, siamo pronti per #CambiareTutto in Europa!”. Il video che accompagna l’annuncio è girato nel quartiere dell’Eur, ai piedi del Palazzo della civiltà italiana, soprannominato Colosseo Quadrato, da sempre simbolo legato al Ventennio.

Caio Giulio Cesare Mussolini: il pronipote del Duce candidato con Meloni

Caio Giulio Cesare Mussolini sarà candidato nella circoscrizione Sud (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria). A domanda precisa, sul Corriere della Sera, risponde: «Non sono fascista. Mio nonno diceva che i fascisti erano quelli che avevano combattuto in quel periodo. Io lascerei la storia agli storici. Io penso che continuare a rivangare il passato sia un errore. Dobbiamo pensare che il fascismo è morto con Mussolini. Io mi candiderò al Sud e questo territorio sarà la mia priorità». Intanto il Consiglio comunale di Salò discuterà domani la mozione sulla revoca della cittadinanza al Duce. A presentarla, scrive “il Giornale”, è stato il consigliere di minoranza Stefano Zane e quattro ex sindaci si sono accodati: “Il Consiglio comunale deve prendere una decisione unanime e condivisa” contro chi calpestò i diritti umani, la loro posizione. I quattro non sapevano della cittadinanza onoraria, di cui non s’era accorto nemmeno un altro sindaco di Salò, Francesco Zane, che di Stefano Zane era il nonno e fu partigiano e senatore Dc per tre legislature.

“A Salò non ci sono mai stati estremismi, nemmeno in tempo di guerra. Qui la guerra nemmeno arrivò. I miei nonni, che erano di Gardone, mi raccontavano che anche là era tutto tranquillo – racconta al quotidiano Paolo Rossi, proprietario dell’hotel Bellerive e soprattutto del Laurin, lo splendido edificio liberty che ospitò il ministero degli Esteri della Repubblica sociale, nonché presidente di Federalberghi Brescia e Lombardia – Del resto, i tedeschi piazzarono Mussolini a Villa Feltrinelli proprio perché queste erano zone al riparo da attacchi aerei. Le polemiche di oggi mi paiono pretestuose, vogliono dare alle cose un significato che non hanno. Non si fa così l’antifascismo”. “Il fascismo si combatte studiandolo e prendendone le distanze dal punto di vista storico, non propagandistico – dice il professor Roberto Chiarini, storico bresciano, presidente del Centro studi sulla Rsi – C’è una polemica analoga a Brescia, dove il duce fece erigere la statua del Bigio, il maschio nudo fascista, e ora molti non lo vogliono ricollocare in piazza Vittoria dopo il restauro. A Brescia tutti i tombini portano il simbolo del fascio. Fare i conti con il passato è un vecchio problema. Ma la verità è che l’Italia non tornerà fascista mai più”.

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