Bollette ridotte e Iva rinviata: gli aiuti a famiglie e imprese per il Coronavirus

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-03-14

Il versamento del saldo Iva relativo al 2019, dell’Iva e delle ritenute fiscali e previdenziali relative al mese di febbraio 2020 è sospeso. Le norme sulla CIG e suglia ammortizzatori sociali. Braccio di ferro sui prestiti mentre per i mutui si punta ad accelerare la possibilità di accedere al fondo Gasparrini

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Il tanto atteso primo slittamento dei versamenti delle tasse arriva in una nota il ministero dell’Economia che ufficializza che i termini relativi ai versamenti previsti per lunedì 16 marzo saranno differiti «con una norma nel decreto legge di prossima adozione da parte del Consiglio dei ministri, relativo alle misure per il contenimento degli effetti dell’epidemia di Covid-19». La misura, attesa da tutti i contribuenti e sollecitata da giorni dai commercialisti, riguarda in particolare il versamento del saldo Iva relativo al 2019, dell’Iva e delle ritenute fiscali e previdenziali relative al mese di febbraio 2020.

Bollette ridotte e Iva rinviata: gli aiuti a famiglie e imprese per il Coronavirus

È però in arrivo il provvedimento completo, che dovrebbe essere varato oggi o domani dal Consiglio dei Ministri, e ci sono tanti soldi in ballo, spiega oggi La Stampa:

Sul fronte delle misure economiche il governo ha fissato in 3,8 miliardi i fondi da destinare agli interventi per favorire la liquidità di imprese e famiglie attraverso il sistema bancario. In particolare si prevede il potenziamento del fondo di garanzia Pmi (1 miliardo), la garanzia statale sulla moratoria dei prestiti e dei mutui (da 1,35 a 2 miliardi a seconda dei paletti che verranno fissati), e 850 milioni per incentivare la cessione dei crediti deteriorati tramite la conversione di attività fiscali differite.

Infine un’importante novità riguarda gli ammortizzatori sociali di cui dovrebbero beneficiare circa 5 milioni di lavoratori. In questo caso il governo pensa di estendere la cassa integrazione a tutti i settori ed in tutto il Paese per un periodo di 9 settimane, stessa durata anche per la prosecuzione dei trattamenti già in corso relativi alla cig ordinaria sia per consentire il passaggio da cassa straordinaria a cigo, per l’estensione della cassa in deroga.

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Gli interventi attesi per l’emergenza Coronavirus (Il Sole 24 Ore, 13 marzo 2020)

Della nuova cassa ordinaria, secondo le stime, dovrebbero beneficiare circa 1,2 milioni di persone (il 25% di una platea di circa 4,7 milioni di lavoratori dipendenti). Sono invece 2,5 milioni su un totale di 6,5 milioni (di cui 1,5 tutelati da fondi sostitutivi) di lavoratori tutelati dai Fondi di solidarietà che hanno diritto alla concessione dell’assegno ordinario. Infine l’ampliamento della cassa in deroga a favore dei settori privati dovrebbe andare a circa il 50% della platea potenziale, stimata in 2,6 milioni di lavoratori (operai agricoli compresi).

Il Corriere scrive invece che dovrebbero essere accordati 12-15 giorni di congedo parentale utilizzabili da entrambi i genitori se questi non sono coperti da ammortizzatori sociali e non possono svolgere il lavoro da casa (smart working). La misura del sostegno potrebbe arrivare fino all’80% per i redditi bassi (30% per quelli alti). Vi si potrà accedere se si hanno figli fino a 12 anni di età (questo limite non vale in caso di figli disabili). I lavoratori costretti a non interrompere  la loro attività potranno chiedere un voucher per pagare la babysitter: si parla di 600 euro che salirebbero a mille per gli operatori sanitari.

Il congedo parentale straordinario e i soldi per colf, babysitter e badanti

I sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto al governo di non escludere dai sostegni economici il settore del lavoro domestico, inserendoli nella copertura della cassa integrazione in deroga. Sono più di 870mila le persone impegnate in questo settore (colf, badanti e babysitter) regolarmente iscritte all’Inps che rischiano di perdere il posto senza avere alcuna forma di ammortizzatore sociale. La ministra della famiglia Elena Bonetti ha chiesto di prevedere un contributo una tantum almeno per i caregivers (assistenza anziani). La proposta è all’esame dei tecnici. C’è poi il problema di mutui e prestiti. Spiega oggi Il Sole 24 Ore:

Il decreto al quale sta lavorando il governo prevede un ammontare massimo delle garanzie pari al 33% del valore dei prestiti in essere, una copertura considerata troppo esigua dalle banche. Esse comprendono le esigenze della finanza pubblica, ma guardano anche a quanto appena annunciato dalla Germania, e cioè un sostegno alle imprese con garanzia pubblica fino all’80% del valore dei prestiti veicolata attraverso la Cdpo tedesca. Il confronto in atto riguarda anche la base sulla quale calcolare la percentuale di garanzia: il singolo prestito oppure l’intero ammontare dei prestiti in essere, il quale darebbe maggiore margine di manovra alle banche.

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Per quanto riguarda il dettaglio, nella bozza di decreto è previsto che il veicolo per le garanzie sia il Fondo centrale di garanzia per le Pmi, gestito da Mcc. Le garanzie sarebbero fornite sia per operazioni di nuova finanza sia per sospensione di rate (il supporto pubblico in questo caso darebbe sulla quota di interessi), sarebbero gratuite e per la durata non superiore ai 6 mesi. La moratoria sulla quale si lavora dovrebbe essere quella già concessa per le zone rosse.

È prevista al contempo anche la sospensione del versamento delle commissioni per l’accesso al fondo. La garanzia è consentita per operazioni di rinegoziazione del debito, ma a condizione che le banche diano nuova finanza per almeno il 15% del debito residuo in essere. È consentito l’allungamento automatico della garanzia nel caso di moratoria o sospensione automatica del finanziamento, prevista per norma o su base volontaria, con la possibilità cumulare la garanzia del fondo con altre forme di garanzia. Forme di garanzia sono previste anche per operazioni immobiliari nel settore turistico e alberghiero.

Laura Serafini aggiunge sui mutui che il decreto più che altro punta ad accelerare la possibilità di dare attuazione all’articolo del decreto del 2 marzo scorso che estende l’accesso al fondo di solidarietà Gasparrini per i mutui anche a chi ha perso o si è visto sospendere il lavoro: a questo fondo, però, possono accedere solo colore che hanno un reddito Isee di 30 mila euro e un valore del mutuo di 250 mila euro.

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