Fact checking
Chi ha rubato il blog di Beppe Grillo a Beppe Grillo?
Giovanni Drogo 15/03/2017
Ieri abbiamo scoperto che qualcuno ha aperto un blog (e una pagina Facebook, e un account Twitter) all’insaputa di Grillo che però non può fare nulla per impedirlo. Chi sta usando l’immagine e il nome di Grillo e perché lo sta facendo? Cui prodest? Chi ha mangiato la marmellata? Chi-lo-sa!
Per anni, prima che iniziasse l’avventura del MoVimento 5 Stelle tutti hanno creduto che quello che veniva pubblicato sul blog di Beppe Grillo fosse scritto da Grillo stesso. Non tutto ovviamente, perché spesso Grillo ospita sul suo blog gli interventi dei portavoce, degli attivisti o di esperti di varie discipline. Poi ad un certo punto è comparso “lo staff” ovvero una serie di autori che ha il compito di curare la pubblicazione di una parte dei contenuti (e scrivere agli attivisti quando venivano espulsi). Inoltre nonostante sia un blog e lo spazio dei commenti sia da sempre aperto Grillo non ha mai risposto ad un solo commento degli utenti, una strategia che ha adottato anche quando è arrivato su Facebook e su Twitter. Nessuno però ha mai avuto dubbio che Beppe Grillo fosse autore del blog (anche perché alcuni post sono suoi video-interventi) o che non avesse un controllo su quello che viene quotidianamente pubblicato.
Beppe Grillo, il semplice portavoce che non possiede megafoni
Ieri però grazie ad un post su Facebook di Francesco Bonifazi abbiamo appreso che Beppe Grillo “non è responsabile, quindi non è autore, né gestore, né moderatore, né direttore né titolare del dominio, del blog né degli account twitter, né dei tweet e Facebook, non ha alcun potere di direzione e controllo sul blog né sugli account twitter e su ciò che viene postato”. Insomma, Grillo ha un blog con il suo nome (che per inciso è anche l’house organ del partito di cui è Capo Politico, Garante e Umile Portavoce) ma è a sua insaputa. Si tratta per la verità di un semplice escamotage per evitare problematiche economico-legali, la dichiarazione infatti è contenuta nella memoria difensiva presentata dall’avvocato di Grillo in una delle tante cause per diffamazione intentate finora dal PD nei confronti del leader del MoVimento 5 Stelle. Non sarebbe del resto la prima volta che grillo si avvale della possibilità di “farla franca” facendo finta di niente. Ad esempio tra il 2002 e il 2003 Beppe Grillo e suo fratello Andrea si sono avvalsi per due volte del cosiddetto “condono tombale” varato da Berlusconi e Tremonti per sanare la posizione, fino ad allora fuorilegge, degli immobili della società Gestimar (il 99% della società è di Beppe) che possiede una decina di proprietà immobiliari. All’epoca Andrea Grillo spiegava che anche se ritenevano di aver fatto tutte le cose bene e secondo la legge preferivano avvalersi della possibilità di condonare gli abusi
In considerazione della possibilità concessa dalla legge finanziaria 2003 di definire la propria posizione fiscale con riferimento ai periodi di imposta dal 1997 al 2001, fermo restando il convincimento circa la correttezza e la liceità dell’operato sinora seguito, si è ritenuto opportuno avvalersi della fattispecie definitoria di cui all’articolo 9 della predetta legge (condono tombale)
Per quanto riguarda invece la memoria difensiva resa pubblica ieri la causa per diffamazione si riferisce a questo tweet – e al relativo post sul blog di Beppe Grillo – pubblicato nel marzo dell’anno scorso – in cui si parlava dell’indagine sul petrolio in Basilicata e delle dimissioni della ministra Guidi:
La Guidi chiese l’avvallo della Boschi che – per blindarlo e assicurarsi che tutto andasse come doveva – inserì l’emendamento incriminato nel testo del maximendamento su cui poi, con il consenso del Bomba, pose la questione di fiducia. Un meccanismo perfetto ai danni dei cittadini. Tutti collusi. Tutti complici. Con le mani sporche di petrolio e denaro. Ora si capisce perchè il Pd ed il governo incitano illegalmente all’astensione sul referendum delle trivelle in programma il prossimo 17 aprile: intacca gli interessi delle compagnie petrolifere e tutela i cittadini e l’ambiente. Il Bomba non può permetterlo.
Che il dominio www.beppegrillo.it non sia intestato al comico, ma ad Emanuele Bottaro, ex presidente di un’associazione di consumatori, che si definisce amico del comico è un dato di fatto: «Ho chiesto a Beppe se potevo registrare il suo nome nel 2001 prima che qualcun altro lo facesse» spiegava qualche tempo fa a Panorama «ed è rimasto a me. Ho una delega ma non ho accordi di tipo economico o di tutela legale. Nel mio piccolo, partecipo in questo modo al movimento». Questo però non significa che il blog di Grillo non appartenga a Beppe Grillo, perché nell’atto costitutivo dell’associazione Movimento 5 Stelle è scritto chiaro e tondo che Beppe è proprietario del blog. Per completezza l’associazione Movimento 5 Stelle, nata nel 2012, è l’associazione che di fatto controlla l’omonima associazione MoVimento 5 Stelle. Esistono infatti due distinte ed omonime associazioni “MoVimento 5 Stelle”, una fondata nel 2009 (quella alla quale sono iscritti gli “iscritti certificati”) e una nel 2012 costituita da Beppe Grillo, Enrico Grillo e Enrico Maria Nadasi che è la titolare del simbolo del partito.
L’associazione nata nel 2012 è anche quella proprietaria del simbolo del MoVimento, simbolo nel quale fino a poco tempo fa figurava la dicitura “beppegrillo.it” e che ora è stato sostituito con la dicitura “movimento5stelle.it” (sempre di proprietà dell’associazione del 2012). L’associazione del 2012 non ha solo la funzione di “controllare” il marchio del partito e di fare da garante dei principi descritti nel cosiddetto “non statuto” (quello dell’associazione del 2009) ma ha anche una funzione più operativa, da quanto si evince dallo statuto sarebbe della seconda associazione (non del partito del 2009) il compito di svolgere gli adempimenti tecnico burocratici necessari a consentire la presentazione alle elezioni politiche ed europee delle liste di candidati scelti in Rete dagli aderenti al MoVimento. Con l’approvazione del nuovo regolamento con le espulsioni votato dagli attivisti lo scorso anno alcuni compiti operativi – ad esempio la notifica dei provvedimenti di espulsione – sono demandati al gestore del sito, ovvero la Casaleggio Associati nella persona di Davide Casaleggio.
Quando Beppe Grillo voleva spostare il blog in Svizzera per paura della censura
Inoltre nel 2008, quindi un anno prima della nascita ufficiale del MoVimento 5 Stelle Grillo spiegava di aver comprato casa a Lugano per evitare che gli venisse oscurato o censurato il blog: «Sì, ho comprato un appartamento a Lugano perché se mi oscurano il blog sono pronto a ripartire il giorno stesso con Beppegrillo.ch o Beppegrillo.eu. Sono un po’ preoccupato perché ogni mese c’è qualche leggina, qualche decretino che riduce le libertà e che viene annunciato sempre per il bene della Rete…». A chi diceva che in realtà l’operazione immobiliare aveva solo lo scopo di “fuggire” dal fisco italiano Grillo rispondeva così: «È una mossa per tutelarmi. Se mi dovessero impedire di continuare scrivere quello che voglio, lo trasferirei. Mi sto attrezzando per andare avanti.Tutto qui». Insomma all’epoca Grillo non aveva alcun problema ad ammettere di essere l’autore e il gestore del blog, al punto da poter disporre di spostarlo dove voleva per poter continuare scrivere quello che voleva senza bavagli. Due anni fa Grillo ha poi venduto la casa di Lugano e questo ci fa pensare che forse la democrazia e la libertà di stampa non sono più così in pericolo nel nostro Paese.
Tutto bello, ma i social? Qualcuno su Twitter ha fatto notare che l’account Twitter di Beppe Grillo – attivo dal 2009 – ha il badge di account verificato. Questo significa che Twitter ha appurato che le informazioni fornite da Grillo corrispondono alla persona di Beppe Grillo, non a caso nella bio del profilo il Capo Politico del MoVimento indica il sito beppegrillo.it come prova dell’autenticità dell’account (per verificare la quale il social potrebbe aver richiesto a Grillo di inviare una copia della sua Carta d’Identità). Insomma, di nuovo il leader di quello che è uno dei principali partiti italiani continua a voler evitare le proprie responsabilità, un po’ come quando dice qualcosa che non va e si giustifica dicendo di aver fatto una battuta perché in fondo è un comico, mica un politico. E allora perché dovremmo prenderlo sul serio quando parla di immigrazione, economia o di come vorrebbe cambiare l’Italia. Del resto a quanto pare non è nemmeno lui a parlare tramite il blog. Che sia un pupazzo di un ventriloquo?
EDIT: Nel tentativo di rispondere alle polemiche Beppe Grillo ha pubblicato sul blog un post firmato dove in parte smentisce la sua memoria difensiva spiegando che di essere anche lui un autore del blog:
Il Blog beppegrillo.it è una comunità online di lettori, scrittori e attivisti a cui io ho dato vita e che ospita sia i miei interventi sia quelli di altre persone che gratuitamente offrono contributi per il Blog.
Inoltre Grillo precisa che dal momento che il post oggetto della querela non era firmato non è riconducibile direttamente al Capo Politico del 5 Stelle:
Il pezzo oggetto della querela del Pd era un post non firmato, perciò non direttamente riconducibile al sottoscritto. I post di cui io sono direttamente responsabile sono quelli, come questo, che riportano la mia firma in calce.
Ma se i post non firmati non sono firmati di chi è il post? Grillo non chiarisce chi è l’autore del post incriminato e più in generale di tutti i post non firmati. Grillo attribuisce tutta la polemica al “rosicamento del PD” per aver perso la causa. In realtà la causa civile intentata dal PD (e non da Federica Guidi) contro Grillo è ancora in corso e dal momento che è una causa civile il giudice ha semplicemente stabilito che si va dal querelante, quindi a Roma, sede del PD e non a Genova.
EDIT 2: Il tesoriere del PD Francesco Bonifazi replica alla difesa (e alle accuse) di Grillo accusandolo di essere un vigliacco “perché non hai il coraggio di assumerti la responsabilità di quello che scrivi” e un bugiardo per aver affermato che il PD ha perso la causa. Bonifazi precisa che il processo per le affermazioni contenute in quel post sulla ex ministra Federica Guidi deve ancora svolgersi e quindi – contrariamente a quanto sostenuto dal Capo Politico del MoVimento – il Partito Democratico non ha perso alcuna causa.