Autosospensione: l’ideona delle dimissioni a tempo per Armando Siri

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-04-29

Siri dovrebbe prima presentarsi dai magistrati dove avrà modo di contestare le accuse di corruzione per il suo rapporto con Paolo Arata, a sua volta legato a Vito Nicastri, “re” dell’eolico in Sicilia che ha finanziato la latitanza di Matteo Messina Denaro. Dopo, andrà a parlare con Giuseppe Conte e si autosospenderà

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Armando Siri potrebbe risolvere con l’autosospensione o con le dimissioni a tempo lo stallo nel governo. L’ideona rimbalza sulle prime pagine di tutti i giornali di oggi, a conferma del fatto che in Italia la situazione è sempre disperata ma mai seria.

Autosospensione: l’ideona delle dimissioni a tempo per Armando Siri

Secondo le cronache Siri dovrebbe prima presentarsi dai magistrati dove avrà modo di contestare le accuse di corruzione per il suo rapporto con Paolo Arata, a sua volta legato a Vito Nicastri, “re” dell’eolico in Sicilia che ha finanziato la latitanza di Matteo Messina Denaro. Dopo, andrà a parlare con Giuseppe Conte e si autosospenderà dall’incarico di sottosegretario ai trasporti del governo Lega-M5S. Balla ancora la presunta tangente di 30mila euro e la soluzione diplomatica migliore è per ora questa.

armando siri decreto perquisizione

Nei giorni scorsi, racconta Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera riferendosi agli articoli di Giacomo Amadori su La Verità, ci sono stati numerosi tentativi di delegittimare l’inchiesta, sminuendo la portata delle accuse contro il sottosegretario. In realtà la Procura non ha ancora scoperto le proprie carte, ma già il decreto di perquisizione nei confronti di Arata fa ben comprendere quale fosse il rapporto che legava l’imprenditore—socio del re dell’eolico, inquisito per mafia, Vito Nicastri — al senatore leghista. Perché ricostruisce nel dettaglio che cosa Siri avrebbe fatto in cambio di 30 mila euro «asservendo a interessi privati la sua doppia funzione pubblica di sottosegretario e senatore».

In particolare — Arata lo dice mentre parla con il figlio Francesco, non sapendo di essere intercettato — Siri avrebbe accettato di inserire in tre provvedimenti legislativi «emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto “mini eolico”». Sono stati i funzionari del ministero per lo Sviluppo economico a confermare ai pubblici ministeri i tentativi di interferire sui decreti, andati però a vuoto perché ritenuti «irricevibili».

Mentre fu il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro a respingere le proposte di modifica al Def. Nelle informative degli investigatori della Dia sono annotati gli incontri tra Siri e Arata, vengono allegati altri colloqui tra l’imprenditore e il figlio, ma ci sono pure le «pressioni» che Arata avrebbe compiuto lo scorso anno per far entrare il leghista nel governo gialloverde e così garantirsi per gli affari. E anche di questo alla fine il premier Conte dovrà tenere conto.

La Trattativa Stato-Lega sulle dimissioni di Siri

Secondo Repubblica Siri dovrà decidere prima che i magistrati lo ascoltino entro il fine settimana.

Dopo non avrebbe senso. L’autosospensione gli concederebbe il vantaggio di restare formalmente al suo posto. Il sottosegretario da giorni ha interrotto qualsiasi rapporto con l’esterno, ha fatto sapere a chi lo ha sentito di essere «molto provato, scosso» per quanto sta avvenendo e per i continui attacchi dei 5 stelle. Pronto anche a farsi da parte, con vere dimissioni, ma solo se a chiederlo dovesse essere Salvini, per tutelare il partito.

siri bancarotta patteggiamento indagato dimissioni - 3

Il leader leghista nell’intervista di ieri alla Stampa in cui ha detto che se vince le elezioni l’Europa gli sconta l’IVA (ahahahah) è stato molto netto quando ha sostenuto che non basta un’intercettazione estrapolata da un verbale, per affermare la responsabilità di Siri: «Me lo deve dire un giudice, non i giornali». E se glielo dice Conte? «Conte faceva l’avvocato non il giudice», è stata la risposta di Salvini.

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