Ugo Forello: la vera storia dietro l'audio su Addiopizzo e il candidato del M5S a Palermo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-05-09

La registrazione diffusa nei giorni scorsi per screditare il candidato sindaco del M5S è agli atti della procura di Palermo. E chi ce l’ha portata agli atti? Cosa c’entra l’audio con la storia delle firme false? Chi discredita il MoVimento 5 Stelle palermitano? Chi è la talpa? E qual è il suo reale obiettivo?

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Quello pubblicato su Youtube dall’attivista grillino palermitano Alessandro Ventimiglia non è semplicemente la registrazione pirata di una riunione tra deputati e Andrea Cottone, che oggi lavora nello staff comunicazione del M5S alla Camera. La deputata Giulia Di Vita ha infatti dichiarato che si tratta di “una prova processuale agli atti della procura di Palermo“. E chi ha prodotto questa prova davanti alla procura di Palermo? Evidentemente i deputati a 5 Stelle (la stessa Di Vita, Claudia Mannino e Riccardo Nuti) su cui oggi pende una richiesta di rinvio a giudizio per la storia delle firme false alle elezioni comunali del 2012.

Ugo Forello: la storia dietro l’audio su Addiopizzo e il candidato del M5S a Palermo

Per questo è curioso che il MoVimento 5 Stelle abbia inviato diffide alla pubblicazione di un atto che è stato prodotto dai suoi stessi onorevoli e che fa parte della documentazione su una vicenda in cui il M5S si considera “parte lesa”. Ma basta raccontare la storia che c’è dietro la pubblicazione dell’audio su Addiopizzo e Ugo Forello per comprenderne appieno le motivazioni. La registrazione risale al luglio 2016, quando i 5 Stelle stavano per aprire le comunarie destinate a scegliere il candidato sindaco del M5S a Palermo. All’epoca nel MoVimento si fronteggiavano due schieramenti: quello che avrebbe voluto scegliere un candidato “interno” ed escludere dalla decisione chi si era avvicinato al M5S dopo il grande successo alle elezioni e quello che invece voleva comunarie aperte a tutti.

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Claudia Mannino, onorevole M5S citata nel servizio delle Iene sulle firme false a Palermo nel 2012

Il nucleo storico del M5S palermitano tentò in tutti i modi di far escludere Forello e altri – come il sindacalista di polizia Igor Gelarda – dalle comunarie, ma proprio mentre si stava per prendere una decisione in tal senso scoppiò il caso delle firme false a 5 Stelle per le comunali di Palermo. Le Iene ricevettero da una fonte rimasta anonima il foglio con le vere firme raccolte e con l’errore sul luogo di nascita di uno dei candidati che poi, secondo la tesi accusatoria, portò alla ormai famosa falsificazione delle firme.
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Un frame del video con la registrazione del colloquio tra i parlamentari e Cottone

Chi discredita il M5S?

Ma cosa c’entra l’audio con le firme false? Facciamo un passo indietro e torniamo al contenuto della registrazione. Nella conversazione, registrata di nascosto in un ufficio della Camera , Andrea Cottone, componente dello staff della comunicazione M5s, Loredana Lupo, Chiara Di Benedetto, Claudia Mannino, Riccardo Nuti e Giulia Di Vita parlano per 30 minuti della gestione, a loro dire poco trasparente, dei fondi assegnati ad Addiopizzo, associazione antiracket da cui Cottone era uscito in polemica e di cui è stato fondatore Ugo Forello. L’audio prova sicuramente che una fronda di deputati a 5 Stelle si stava attrezzando per fermare Forello. Ed è evidente che la registrazione è stata effettuata da uno dei parlamentari presenti, visto che Cottone non aveva alcun motivo per registrare l’audio. Ma perché è finita agli atti della procura di Palermo?

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I tre deputati nazionali del M5S coinvolti nel caso delle firme false di Palermo

Il motivo è da ricercarsi nella teoria del complotto partorita dai 5 Stelle all’epoca delle firme false: in un esposto alla magistratura molti degli attuali indagati accusarono Ugo Forello di aver orchestrato la campagna sulle firme false. La prova del complotto consisteva in una mail pubblicata su Facebook – e poi cancellata – dalla deputata Chiara Di Benedetto in cui  Forello sostiene di aver incontrato il procuratore che si occuperà delle indagini e di conoscerlo bene, chiedendo al destinatario di collaborare con la magistratura. Il giudice ha archiviato le accuse nei confronti di Forello qualche settimana fa.

Forello, Cancelleri e la teoria del complotto a 5 Stelle

Non contenti, i deputati grillini nel frattempo sospesi dal M5S hanno chiesto al PM di farsi interrogare e nell’occasione, come riportato da un articolo del Corriere della Sera, hanno accusato Forello e il colonnello grillino Giancarlo Cancelleri di essere i “grandi manovratori” dietro le accuse nei loro confronti. Quando poi è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio, i deputati, in un comunicato stampa, hanno “minacciato” di convocare una conferenza stampa per sostenere le loro ragioni riguardo le accuse che venivano loro rivolte.

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L’articolo del Corriere della Sera del 31 marzo scorso

A quel punto Grillo, in un post su Facebook, ha chiesto (eufemismo) ai capogruppo della Camera di raccogliere le firme dei parlamentari necessarie per procedere alla sospensione temporanea dal gruppo parlamentare e ha chiesto ai probiviri di valutare nuove sanzioni oltre a quelle già applicate. Visto che le sanzioni previste dal codice grillino sono l’ammonizione, la sospensione e l’espulsione e i tre erano già sospesi, è evidente che Grillo stava chiedendo di espellere definitivamente i deputati.
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La fatwa di Beppe ai tre deputati siciliani

A quel punto i tre onorevoli hanno proceduto all’autosospensione alla spicciolata: prima la dichiarò Nuti, seguì la Di Vita e la Mannino chiuse la fila. Quest’ultima, tra l’altro, fece sapere nella sua dichiarazione che la sospensione dal M5S che aveva ricevuto avrebbe dovuto, a suo parere, concludersi entro sei mesi, ovvero entro il 22 maggio. Anche se quando venne comunicata la sospensione non si fece alcun riferimento alla durata di sei mesi e il massimo di sospensione arriva a un anno. Comunque alla fine non c’è stato alcun provvedimento dei probiviri nei confronti dei tre deputati. Né, ovviamente, alcuna conferenza stampa…

L’audio della discordia e il M5S siciliano

Da qui si capisce lo sconcerto dei deputati di fronte alla diffusione dell’audio. Perché se è evidente che se la registrazione era in possesso dell’attivista qualcuno deve avergliela data, l’intenzione di screditare Forello a un mese dalle elezioni è altrettanto chiara. Non solo: oltre che mettere in difficoltà il M5S palermitano, la diffusione dell’audio aggrava anche la posizione dei deputati di fronte al leader. Ma alla luce dei fatti è quantomeno curioso che lo staff comunicazione del M5S alla Camera sostenga che:

Lo staff del M5S ha vagliato le informazioni in suo possesso e conferma la candidatura di Ugo Forello a sindaco di Palermo, sostenuto dalla nostra fiducia. E’ in atto infatti un violento tentativo di discredito nei suoi confronti che non risparmia colpi bassi.
Contro tutto questo ci tuteleremo e abbiamo già presentato un ampio esposto sull’accaduto per risalire ai responsabili delle diffusione, nonché intrapreso già iniziative volte a inibire l’ulteriore diffusione e rimuovere quelle esistenti

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Il violento tentativo di discredito nei confronti di Forello, infatti, proviene evidentemente non dagli avversari politici ma dall’interno del M5S palermitano. Sarà dura quindi incolpare qualcun altro di quanto sta accadendo. Anche perché nessuno ha ancora trovato la “talpa” che ha consegnato alle Iene gli originali delle firme raccolte nel 2012. Si tratta di qualcuno che evidentemente c’era all’epoca oppure che ha avuto in seguito la disponibilità del foglio e non lo ha distrutto. Ma se gli attivisti ammettessero di sapere chi è, ammetterebbero anche di sapere sin dall’inizio della storia delle firme “ricopiate”. Per questo al Gran Gala dell’Omertà banchettano i corvi.

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