Economia
Attenzione perché adesso Salvini vuole riaprire tutto
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2020-04-10
Come Karate Kid che mette la cera / toglie la cera: aprire tutto, ‘ché non è niente di grave. Anzi, no: chiudere tutto perché la situazione è disperata. Oppure: cominciamo a riaprire ‘ché il peggio è passato
Aprire tutto, ‘ché non è niente di grave. Anzi, no: chiudere tutto perché la situazione è disperata. Oppure: cominciamo a riaprire ‘ché il peggio è passato. Matteo Salvini oggi rilascia un’intervista al Sole 24 Ore, organo della Confindustria, per annunciare il suo miliardesimo cambio di rotta durante l’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19. E pensare che il popolo ancora non s’era dimenticato il famoso video in cui diceva “Riaprire, riaprire, riaprire!”.
Attenzione perché adesso Salvini vuole riaprire tutto il prima possibile
Nell’intervista rilasciata a Barbara Flammeri il Capitano la butta sul primato della politica e sostiene che negli altri paesi (ovvero Germania, Polonia e Ungheria: non esattamente il cuore dell’Europa…) sia già tutto aperto:
A proposito di rimettersi in moto: c’è un forte pressing delle imprese a riaprire, ma per gli esperti della Sanità potrebbe essere pericoloso. Lei da che parte sta?
Io penso che la politica debba recuperare il suo ruolo e quindi dopo aver ascoltato gli esperti debba assumersi l’onere della scelta. La maggioranza delle aziende in Germania è aperta, in Polonia e Ungheria pure e in generale sono in attività quelle degli altri Paesi del Nord. Laddove ci sono imprese in grado di mettere in sicurezza i lavoratori perfino a proprie spese – visto che anche su questo è stato respinto il nostro emendamento – deve essergli data la possibilità di riaprire perché altrimenti molte resteranno chiuse per sempre. Dico di più:sfruttiamo questa tragedia come un’occasione per cambiare radicalmente.Che intende dire?
Che serve un approccio diverso Quando gli italiani dopo Pasqua si accorgeranno che la cassa integrazione non è arrivata, così come l’indennità per gli autonomi, salirà la rabbia. Dobbiamo offrire al Paese una prospettiva e per farlo servono le risorse migliori,come ha detto la presidente di Confindustria Udine.
Quello di Salvini è chiaramente un gioco politico. In questo momento c’è una grande pressione sul governo per le riaperture da parte del mondo produttivo e Salvini si schiera con la Confindustria. Già che c’è, il Capitano dice anche sì a Mario Draghi presidente del Consiglio. Lo stesso Draghi che fino a ieri aveva additato come nemico dell’Italia e considerato un pericolo. Poi ci sono le proposte economiche: la Lega punta su obbligazioni sottoscritte da persone fisiche che intendono far “emergere” contante e/o valori anche presenti nelle cassette di sicurezza (stima di almeno 150 miliardi), non se derivanti da reati penalmente perseguibili. Altra proposta è quella dei “bond di guerra”: dare agli italiani debito italiano. Ma con nessuna costrizione, solo agevolazioni fiscali. Una sorta di “Oro alla patria” che però non è molto chiara. Se per caso intende farglieli comprare “volontariamente” allora dovrà offrire un rendimento più alto. Altrimenti il piano fallirebbe prima di essere posto in atto. E allora ecco qui un primo problema del modello salviniano: non conviene rispetto ad altre possibilità di finanziamento offerte all’Italia, persino quelle più “spaventose” come il MES. E se davvero l’obiezione dovesse essere “Eh, ma l’1,2% va in tasca agli italiani” va segnalato che allora succederà questo: che le tasse degli italiani verranno usate per pagare gli interessi ad alcuni italiani. Più precisamente, i soldi dei più poveri verranno utilizzati per pagare gli interessi da corrispondere ai più ricchi, il che è un po’ come se arrivasse qui Robin Hood e facesse il contrario di quello che ha sempre fatto. Ma non di solo pane e bond vive l’uomo, ci vogliono anche i condoni:
E a proposito: subito la riforma della giustizia, a partire da quella tributaria. La nostra proposta è che una volta assolti in primo grado il processo finisca. Anche per far ripartire l’edilizia dobbiamo siglare una pace. Ci sono domande di condono edilizio giacenti da vent’anni! Soldi da incassare per il Comune e fine di un incubo burocratico per migliaia di cittadini. Solo a Roma ci sono ancora in sospeso 180mila domande! È così che si rimette in moto il Paese, altro che aspettare l’Europa.
Ecco, anche oggi abbiamo fatto passare la giornata.