Italia chiusa fino al 3 maggio

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-04-10

La “fase due” ipotizzata a partire dal 14 aprile slitta. Dopo le feste di Pasqua non cambierà nulla per altri 21 giorni. Ci potrebbero essere le prime piccole riaperture, come quella per librerie e cartolerie che potranno tirare su le saracinesche dal 14 aprile così come le aziende che fabbricano macchinari agricoli, quelle che essiccano o lavorano il legno e le imprese di silvicoltura e, forse, i negozi di abbigliamento per neonati.

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L’Italia resta chiusa fino al 3 maggio. L’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 non finirà il 13 aprile e questo si sapeva – ma in compenso alcune misure saranno allentate: si va verso deroghe per le cartolerie, le aziende di silvicoltura, quelle che fabbricano macchine agricole e i negozi di abbigliamento per neonati.

Italia chiusa fino al 3 maggio

Il Corriere della Sera oggi scrive che per la giornata si attende l’annuncio sul prolungamento delle misure per il contenimento dell’epidemia. Dentro ci potrebbero essere le prime piccole riaperture, come quella per librerie e cartolerie che potranno tirare su le saracinesche dal 14 aprile così come le aziende che fabbricano macchinari agricoli, quelle che essiccano o lavorano il legno e le imprese di silvicoltura e, forse, i negozi di abbigliamento per neonati. Per il resto, la data da segnare in rosso nelle agende degli italiani è il 4 maggio: quel giorno, se tutto va bene, potrebbe allentarsi la stretta anche per i milioni di cittadini costretti da settimane in casa . Ma gli anziani e le persone più a rischio dovranno essere protette più a lungo.

La giornata di Palazzo Chigi è stata scandita da un vertice via l’altro, all’insegna del confronto più ampio possibile. Dopo il Consiglio dei ministri il premier si è chiuso con i capidelegazione e ha faticato non poco per placare le tensioni, vista la posizione di Italia viva che spinge per riaccendere i motori del Paese. Poi parti sociali, sindacati e Confindustria e a seguire le Regioni e i Comuni. Riunione cruciale, in cui si è lavorato per costruire un meccanismo che consentirà ai prefetti e ai presidenti di Regione di valutare riaperture scaglionate a seconda delle curve epidemiologiche del territorio.

Più volte in videoconferenza Conte ha ripetuto il pensiero che in questi giorni lo tormenta: «Non possiamo rischiare di ripartire da capo». La paura che la fretta possa mandare in fumo i sacrifici che gli italiani hanno fatto per contenere la corsa del virus. «L’indice Ro è sceso sotto la soglia dell’1, ma non è ancora stabile e può tornare a salire», avvertono gli scienziati. Dunque si deve tenere duro fino al 3 maggio.

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Italia chiusa fino al 4 maggio (Corriere della Sera, 10 aprile 2020)

Per spiegare perché, perla prima volta da quando è scattata l’emergenza, Conte abbia deciso di firmare un provvedimento di tre settimane — una in più della quarantena — bisogna guardare il calendario, con quell’incrocio di date ad altissimo rischio. Gli esperti del Comitato tecnico scientifico hanno suggerito di scavalcare i ponti del 25 aprile e del Primo maggio perché temono la voglia di sole degli italiani, che potrebbe far scattare (contravvenendo alle regole) l’ansia di raggiungere seconde case o località di villeggiatura. «Non si può passare dal lockdown alla liberalizzazione», è l’avvertimento di tecnici e scienziati.

In preparazione della fase 2 dell’emergenza intanto si studiano le linee guida per le aziende, a partire dalla sanificazione, dal distanziamento sociale e dall’uso dei dispositivi di sicurezza individuale come guanti e mascherine. Ci potrebbe essere un pool di esperti a capo della fase 2 e si fa il nome, tra questi, di Vittorio Colao, che potrebbe esserne il coordinatore.

La fase 2 rinviata e il blocco fino a maggio

II codice Ateco verrà dunque leggermente ampliato. In compenso, spiega oggi Il Messaggero, la “fase due” ipotizzata a partire dal 14 aprile slitta. Dopo le feste di Pasqua non cambierà nulla per altri 21 giorni.

Alla fine Palazzo Chigi ha deciso di arrivare al 3 maggio per inglobare anche il ponte della festa dei lavoratori. Un’altra data a rischio assembramenti. La linea tracciata dal Viminale per le feste di Pasqua sarà confermate anche per altre due ricorrenze: tolleranza zero, tutti a casa. 11 premier, inoltre, ha spiegato che si potrebbe valutare qualche mirato ampliamento dei codici Ateco esclusi dalle restrizioni ma «cum grano salis». Anche in questo caso la gestione di eventuali eccezioni sarà in capo ai rappresentati del governo sui territori: i prefetti. A loro l’ultima parola e, soprattutto, l’onere dei controlli.

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A dare l’annuncio della nuova stretta è Carmelo Barbagallo, numero uno della Uil: «Il presidente ci ha detto che non ci sono ancora le condizioni per riaprire». In serata si sparge anche la voce di una nuova conferenza stampa di Conte per annunciare le misure prorogate. Ma alla fine Palazzo Chigi preferisce continuare il giro di consultazioni con gli enti locali, rinviando così l’annuncio a oggi. «La discesa e lunga non è ora di rallentare», ha spiegato il presidente del Consiglio superiore della sanità, Franco Locatelli. Che boccia anche l’ipotesi di riaperture scaglionate per regioni: «Sarebbe un errore».

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Le misure (Il Messaggero, 10 aprile 2020)

Alla fine quindi Conte sembra voler scontentare sia la Confindustria che gli enti locali. Sarà dura per lui mantenere questa posizione fino a maggio.

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