I voli di Stato di Salvini sotto inchiesta

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-02-19

Nel dicembre scorso era emerso che Salvini era indagato con l’ipotesi di reato di abuso d’ufficio per quei 35 voli segnalati a piazzale Clodio. La legge prevede che il fascicolo venga inviato al collegio per i reati ministeriali «omessa ogni indagine». Ora si attende la risposta di polizia e vigili del fuoco

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Non solo Gregoretti e Open Arms: c’è un altro tribunale dei ministri che indaga su Matteo Salvini. Quello di Roma, come raccontano oggi Valeria Pacelli e Alessandro Mantovani sul Fatto Quotidiano puntando il dito sui voli di Stato dell’ex ministro dell’Interno.  Il collegio presieduto dal giudice Maurizio Silvestri ha infatti inviato una richiesta di documentazione ai vertici della Polizia e dei Vigili del Fuoco sull’utilizzo dei loro velivoli (tra cui il Piaggio P-180) da parte di Salvini, quando era ministro dell’Interno dal giugno 2018 all’agosto 2019. L’atto è stato depositato il 9 gennaio, non risulta che la risposta sia arrivata al collegio formato anche dalle giudici Marcella Trovato e Chiara Gallo.

I voli di Stato di Salvini sotto inchiesta

Stiamo parlando dell’inchiesta sugli aerei della polizia e dei pompieri che era stata raccontata prima da Repubblica, e sulla quale la Corte dei Conti aveva disposto l’archiviazione per quanto di sua competenza ma trasmettendo gli atti in procura. Nel dicembre scorso era emerso che Salvini era indagato con l’ipotesi di reato di abuso d’ufficio, proprio per quei 35 voli segnalati a piazzale Clodio. La legge prevede che il fascicolo venga inviato al collegio per i reati ministeriali «omessa ogni indagine». Che invece dev’essere svolta dall’apposita sezione del tribunale, per verificare se si trattò di un abuso, di un eventuale peculato, oppure niente che possa mandare il leader leghista sotto processo. Il tribunale romano potrebbe comunque archiviare la vicenda.

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I voli di Stato di Matteo Salvini (Il Fatto, 12 dicembre 2019)

Il Fatto riepiloga l’escamotage utilizzato dall’ex ministro: agganciare agli impegni istituzionali quelli di partito. Sarebbe successo il 4 gennaio 2019, quando con il volo Milano-Pescara era stato abbinato un vertice sulla sicurezza all’apertura della campagna elettorale abruzzese. E ancora il 10 maggio 2019, quando l’allora ministro alle 7 del mattino partì da Ciampino per Reggio Calabria su un P-180, poi un elicottero Agusta lo portò a Platì per una cerimonia antimafia, quindi a Lamezia Terme e infine a Catanzaro per un comizio. Salvini volò poi a Napoli per la conferenza stampa sugli arresti per il ferimento della piccola Noemi (l’allora vicepremier sarebbe passato in Prefettura) e concluse la lunga giornata atterrando a Milano Linate. Ma perché la Corte dei Conti ha girato tutto in procura?

I MAGISTRATI ricordano che i voli di Stato (decreto legislativo n. 98 del 2011) sono limitati al capo di Stato, ai presidenti di Camera e Senato, al presidente del Consiglio e al presidente della Corte costituzionale. Le “eccezioni” devono essere “specificamente autorizzate ”.

E l ’autorizzazione mancava nelle carte in mano ai pm contabili, i quali tuttavia escludevano il danno erariale perché se Salvini e i suoi avessero preso voli di linea – secondo i magistrati – le spese sarebbero state superiori o uguali al volo di Stato (meno di mille euro all’ora): “I costi sostenuti –scrivono –non appaiono essere palesemente superiori a quelli che l’Amministrazione dell’interno avrebbe sostenuto per il legittimo utilizzo di voli di linea”.

Dalla Polizia hanno escluso irregolarità perché a Salvini, come ministro dell’Interno, era “attribuito il primo livello di protezione che gli dà diritto all’utilizzo di aerei di Stato”e in tutti i casi sono stati documentati impegni istituzionali.

Ora si attendono le risposte della polizia e dei vigili del fuoco. Poi il tribunale dei ministri deciderà.

 

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