E in Umbria la Tesei nomina assessore Luca Coletto condannato per idee razziste

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-12-02

Luca Coletto, già vicepresidente della provincia di Verona, assessore regionale alla Sanità in Veneto e sottosegretario al Ministero della Salute con il Conte One è stato nominato assessore alla Sanità in Umbria. Dove alcuni non hanno gradito quella condanna del 2009 per violazione della Legge Mancino dopo una campagna contro i Sinti a Verona

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La Lega ha vinto le regionali in Umbria e dal momento che i leghisti di ogni ordine e grado ultimamente hanno scoperto quanto bravi e belli sono in Veneto soprattutto per quanto riguarda la sanità regionale. Niente di meglio quindi che nominare – al grido di prima gli umbri – l’ex sottosegretario alla Sanita del Governo Conte 1 Luca Coletto, già assessore di Luca Zaia in Veneto dal 2010 al 2018 (fu con Coletto che la Regione fece ricorso contro la Legge Lorenzin sui vaccini obbligatori, perdendolo).

Le polemiche sulla nomina del veronese Coletto all’assessorato alla Sanità in Umbria

Coletto, che alla fine dell’esperienza del Conte One disse ai giornalisti che sarebbe tornato in cantiere (è geometra) si dovrà invece occupare della Sanità umbra. Il capogruppo del PD in Consiglio regionale Tommaso Bori ha però sollevato una questione riguardante il passato di Coletto. «C’è un certo Luca Coletto che è stato condannato per incitamento a commettere atti di discriminazione razziale e per il delitto di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio etnico o razziale» ha scritto su Facebook qualche giorno fa, mentre in Aula oggi ha affermato che «avere in Giunta una persona che ha subito una condanna è grave, ma una condannata per razzismo è inaccettabile».

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Bori chiede alla presidente Donatella Tesei «se sapeva o era all’oscuro. La delega alle discriminazioni data a Coletto è un cortocircuito». Da parte sua invece Coletto replica alle accuse dicendo «sfido a trovare su Internet una mia frase razzista» aggiungendo che «è vero che c’è stata questa condanna, ma è anche vero che si trattava di un reato di opinione». Non c’è alcun impedimento che vieti a Coletto di ricoprire la carica di assessore (come del resto è già accaduto in Veneto): «sono stato riabilitato – ha aggiunto – a esercitare le mie funzioni, tanto che da quell’episodio sono stato assessore regionale alla Sanità del Veneto e anche sottosegretario e nessuno ha mai avuto da ridire». Ma forse la sensibilità in Umbria è diversa da quella veneta.

La storia della condanna di Coletto per razzismo

La condanna della Cassazione risale al 2009 (quando Coletto era vicepresidente della provincia di Verona) e riguarda fatti avvenuti nel 2001 quando Coletto era consigliere di circoscrizione. Tra i condannati c’era anche Flavio Tosi, che all’epoca dei fatti era consigliere regionale per la Liga Veneta e che poi avrebbe ricoperto l’incarico di assessore regionale alla Sanità e successivamente di Sindaco di Verona (nonché di vicesegretario della Lega).

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Nel 2001 Tosi, Coletto, Matteo Bragantini, Enrico Corsi, Barbara Tosi e Maurizio Filippi si fecero promotori di una raccolta firme per «manda­re via gli zingari da Verona» e ottenere «lo sgombero degli in­sediamenti abusivi e la non rea­lizzazione di nuovi campi rom» i cui toni vennero giudicati come razzisti. Sui volantini distribuiti si leggevano slogan come «firma anche tu per cacciare i sinti» e mise in atto una campagna contro i Sinti dai toni (per l’epoca) molto accesi. Oggi invece è quasi la normalità, se si guardano le dichiarazioni di certi leader politici sull’argomento.

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All’epoca della sentenza di primo grado i condannati ricevettero la solidarietà di Forza Nuova. Qualche tempo dopo la sentenza la Lega organizzò una manifestazione contro il procuratore Papalia e i giudici che avevano condannato i sei leghisti (presente anche il ministro Calderoli) durante la quale venne deposta una lapide con il nome del procuratore. È vero quindi quello che dice Coletto: su Internet non si troveranno tracce su Internet di frasi razziste. Ma solo perché Coletto è stato condannato in un periodo in cui “Internet” non era ancora uno strumento di propaganda politica. Il reato di cui era accusato assieme ad altri cinque esponenti della Lega era stato consumato “fuori” da Internet. Non è nemmeno vero che nessuno ha mai avuto da ridire. All’epoca della condanna nei confronti di Tosi l’allora consigliere regionale Nicola Atalmi (PDCI) intervenne per ricordare come la battaglia della Lega contro i sinti e il “campo rom abusivo” era frutto delle politiche della giunta (di centrodestra) di Verona che aveva fatto sgomberare la comunità rom rumena della “Spianà” lasciando decine di famiglie senza un posto dove stare: «non era un campo, quello di cui Tosi dice che chiese lo sgombero. Era un parcheggio, messo gentilmente a disposizione dalla VI Circoscrizione (presidente Gigi Fresco), dopo l’odissea della comunità sinti, costretta a girare per la città con bambini e neonati sotto il solleone di quell’estate». E proprio sul finire dell’estate del 2001, a settembre, iniziò la campagna promossa da Tosi e Coletto. Nulla impedisce a Coletto di fare l’assessore, se non l’opportunità politica. Ma in fondo che hanno fatto Coletto, Tosi e gli altri condannati se non anticipare i tempi della lega salviniana delle ruspe? La sua nomina ad assessore in una giunta leghista quindi è perfettamente in linea con il sentire della Lega e di Salvini, quello che parla di “zingaraccia” e chiede di sterilizzare una donna Rom.

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