Giovanni Tria, ministro in bilico

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-08-10

Il ministro dell’Economia è considerato sempre più “un problema” per la maggioranza: il M5S lo identifica come il nemico delle promesse elettorali mentre nella Lega monta la rabbia per i dossier economici

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Da una parte ci sono Luigi Di Maio e Matteo Salvini che battono cassa per avviare, almeno, reddito di cittadinanza, flat tax e riforma della legge Fornero già nella legge di bilancio 2019. Dall’altra c’è Giovanni Tria che cerca di porre un argine a quello che si presenta già da oggi come un autunno caldo.

Giovanni Tria via a settembre?

Talmente caldo che Di Maio e Salvini già si preparano a una guerra interna senza quartiere sulle proposte di Lega e M5S, con la TAV e il TAP pronti a fare capolino come il casus belli ideale per una deflagrazione della maggioranza. Sempre che non arrivino prima i mercati: il 31 agosto, sull’economia italiana, arriverà la prima sentenza di un’agenzia di rating, Fitch, alla quale, nelle settimane successive seguiranno Moody’s e Standard&Poor. Nel frattempo il rischio di oscillazioni agostane dello spread è molto concreto. L’aria attorno al governo giallo-verde non è buona. Un esempio? Negli ultimi due mesi gli investitori giapponesi hanno venduto Btp per 1,4 miliardi. E c’è un altro fattore da tener presente: a rassicurare l’Ue e i grandi investitori sulla prudenza del governo c’è un ministro dell’Economia dalla lunga esperienza accademica ma forse ancora poco conosciuto sul piano internazionale. Tanto che Il Messaggero oggi riporta un interessante stralcio di conversazione con uno del M5S, che già pensa di poter giubilare il ministro dell’Economia a breve:

«Tria sta diventando sempre più un problema. Mette becco su tutto e invece di ascoltarci e consultarci si affida ai tecnici del Tesoro, al suo Garofoli, creando guai seri», dice un alto esponente 5stelle. E aggiunge: «Emblematico è il caso della Sogei, essenziale per la lotta all’evasione fiscale. Dopo averci fatto la guerra su Cdp, il 3 agosto Tria ha confermato tutto il Cda nonostante i cattivi risultati. Una follia! Certo, se va cacciato va cacciato adesso, prima di scrivere la manovra. Ma c’è Mattarella, che ha l’ansia dello spread, e lo difende…».

Segue sospiro: «A questo punto aspettiamo settembre, quando speriamo di riuscire a fare rientrare Tria nei ranghi. Va bene che faccia il guardiano dei conti, ma non si immischi nelle scelte politiche».

80 euro bonus renzi fake news
La risposta sugli 80 euro del ministro Tria al Sole 24 Ore dell’8 agosto

Dall’altra parte del fronte però c’è via XX Settembre e il suo valore intrinseco, soprattutto dal punto di vista politico:

Tria sa che se venisse cacciato risulterebbe un martire e soprattutto ha una potente assicurazione sulla vita: il sostegno di Mattarella (e di Conte, per quanto può) e la certezza che il suo addio innescherebbe la temuta tempesta sui mercati finanziari, già allarmati dalla frenata del Pil e dallo stop in dicembre dell’acquisto dei titoli pubblici da parte della Bce.

Anche per questo Tria ripete spesso: «Se vogliono me ne vado. Di certo non passerò alla storia per il ministro che ha sfasciato i conti». Eppure con pazienza, visto che per lui i numeri non hanno colore politico, studia ed esplora qualsiasi misura «che abbia un senso» e che, soprattutto, «garantisca le coperture». Da qui l’uscita sul bonus da 80 euro e sull’Iva.

Il guado della legge di bilancio

Il problema è che Tria non è l’unico fronte aperto di questo governo. Nella Lega monta la rabbia nei confronti del MoVimento 5 Stelle per come sta trattando i dossier economici, dalla TAV al TAP, dall’ILVA fino ad Alitalia: nel Carroccio c’è chi sa che le partite più importanti anche nei confronti del ceto produttivo del nord, che la Lega vuole ancora rappresentare varrà come cartina di tornasole. Dopo il Decreto Dignità c’è chi aspetta al varco Salvini & Co. per mostrargli il conto dell’alleanza “innaturale” con il M5S. La legge di bilancio porterà ancora di più sulle montagne russe lo spread ma soprattutto rischia di diventare la pietra tombale sulle ambizioni di Salvini di rappresentare tutto il Nord.

spread ministri
Lo spread e i ministri

Dall’altra parte c’è Bruxelles. Di Maio e Salvini tirano dritto con un orizzonte ben preciso, le Europee, terreno sul quale il M5S dovrà dimostrare di non essere in declino laddove il leader leghista proverà a formare quel polo europeo sovranista con cui si vuol sovvertire lo status quo di Bruxelles.

Leggi sull’argomento: La flat tax non conviene a chi prende gli 80 euro

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