Cosa dice (e cosa pensa davvero) Tria sulla manovra per evitare la procedura d’infrazione

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-06-12

Il ministro dell’Economia è stato piuttosto sibillino nei suoi interventi sulla manovra per evitare la procedura d’infrazione. Ma in realtà ha già deciso cosa fare. Il problema è che Di Maio non lo sa. E quando lo scoprirà…

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Al ministro dell’Economia Giovanni Tria piace parlare sibillino, felpato, democristiano. Ma alla fine quando deve dire qualcosa si fa comunque capire. Come ad esempio oggi, quando ha partecipato al Forum del Messaggero e ha cercato di spiegare la sua strategia per evitare la procedura d’infrazione dell’Unione Europea.

Tria vi spiega come intende evitare la procedura d’infrazione

A lui e a Conte infatti è stato ribadito, anche se qualcuno pensava di no, che la Commissione è pronta ad aprire la procedura d’infrazione a meno che l’Italia non trovi le risorse necessarie per fermare il meccanismo, che dovrebbero ammontare a circa 3,5 miliardi di euro. Il ministro oggi ha cominciato a dire come intende trovare quei soldi: “Nei confronti della Commissione europea, che ha ritenuto giustificata una procedura per deficit eccessivo, si tratterà di vedere come spiegare, come anticipare forse, ma nessuna manovra aggiuntiva effettiva”. Tria ha ribadito di credere nelle stime del governo, che non danno un 2,4% di deficit per il 2019 ma un risultato “verso il 2,2 o 2,1%, e quindi siamo grosso modo nel braccio preventivo del Patto di stabilità”.

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Procedura d’infrazione: come funziona (Corriere della Sera, 12 giugno 2019)

Ora, siccome non siamo maliziosi non saremo certo noi a ricordare a Tria, che parla di previsioni sbagliate altrui, quale numeretto mise nella previsione del PIL per il 2019 nel DEF, perché sappiamo che quando le previsioni diventano politiche c’è un’alta percentuale di errore, che se ci pensate è la stessa del droghiere che sbaglia a darvi il resto, sì, ma sempre a favore suo. Più interessante è invece capire cosa intendesse dire Tria quando parlava di “anticipare” e negava la possibilità di una “manovra aggiuntiva effettiva”.

Cosa succederà quando Di Maio si accorgerà che Tria ha impegnato i “suoi” soldi?

Tria sta semplicemente dicendo che ci sono i risparmi dal Reddito e quota 100 da “anticipare”. Ovvero da mettere sul tavolo prima del 2020, data in cui avrebbero dovuto entrare a consuntivo, per chiudere la questione della procedura d’infrazione in modo abbastanza indolore, ovvero varando sì un provvedimento che però non “metterà le mani nelle tasche degli italiani”, come si diceva una volta (e si tornerà a dire presto). Il ministro è ragionevolmente convinto che con qualche entrata in più e una parte di quei risparmi si possa chiudere la questione con l’UE, il che è probabile. Il problema è che subito dopo se ne aprirà un’altra.

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Procedura d’infrazione: i conti dell’Italia (Corriere della Sera, 12 giugno 2019)

Perché Di Maio ha di recente scoperto grazie a Pasquale Tridico che dal reddito di cittadinanza avanzerà almeno un miliardo. E, come tutti i politici lungimiranti e rivolti alla preoccupazione per le generazioni future, se l’è già impegnato promettendo sostegno alle mamme lavoratrice, agli asili nido e per l’acquisto dei prodotti per l’infanzia.

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Certo, è vero che Di Maio ha promesso questi soldi prima del voto per le elezioni europee e quindi potrebbe rimangiarselo esattamente come il M5S ha fatto per la chiusura dell’ILVA, il TAP e prossimamente la TAV. Ma in quel caso ci sarà qualcun altro a ricordarglielo.

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