Travaglio e Bonafede, gli avvocati non ci stanno

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-11-04

Egregio direttore Travaglio, gli editoriali a Sua firma, pubblicati sul Fatto Quotidiano del 2 e 3 novembre u.s., sono l’ennesimo, strumentale e diffamatorio attacco ad un’intera categoria di lavoratori, ad una professione che, a differenza di ministri, politici e finanche giornalisti, nelle aule di giustizia vive quotidianamente e, quotidianamente, fa da sponda tra una distratta …

article-post

Egregio direttore Travaglio,
gli editoriali a Sua firma, pubblicati sul Fatto Quotidiano del 2 e 3 novembre u.s., sono l’ennesimo, strumentale e diffamatorio attacco ad un’intera categoria di lavoratori, ad una professione che, a differenza di ministri, politici e finanche giornalisti, nelle aule di giustizia vive quotidianamente e, quotidianamente, fa da sponda tra una distratta amministrazione giudiziaria e le persone.
Vede, basterebbe già solo questo per dirle che definire gli avvocati “ la lobby degli avvocati e degli imputati, dunque il PD e FI…” non è un esercizio di critica giornalistica, non è l’espressione di un’opinione, non è un modo per definire l’indirizzo politico di un giornale; è semplicemente un attacco illegittimo ed illecito a lavoratori colpevoli soltanto di conoscere la macchina giudiziaria, il diritto e la costituzione ( quella che Lei, egregio direttore, difendeva nel 2016 sponsorizzando il Suo spettacolo teatrale a pagamento e che invece, molti di noi hanno difeso gratuitamente e con spirito di servizio in ogni piazza, angolo di via, bar, casa, sacrificando tempo e denaro). Siamo la lobby degli avvocati del gratuito patrocinio per il ministro Salvini perché difendiamo chi, a qualsiasi titolo, si trova ad avere a che fare con la giustizia e non ha i mezzi economici per far fronte alle spese che un processo comporta; siamo talmente tanto una lobby che svolgiamo il nostro lavoro con dedizione ed al meglio delle nostre possibilità per essere poi pagati dallo Stato al 50% delle nostre spettanze, perché questo impone la legge. Una lobby di sciocchi, evidentemente, che rincorrono giudici, attendono per ore il loro turno in aula, studiano carte e fascicoli, parlano con l’indagato o l’imputato, con la persona offesa, il tutto per pochi spiccioli che lo Stato ci riconoscerà dopo anni ed anni dal lavoro svolto. Eppure, se non ci fossero gli avvocati che svolgono gli incarichi anche a favore di persone che richiedono il patrocinio a spese dello Sato la giustizia sarebbe appannaggio solo di chi può permetterselo, con una selezione censitaria di accesso alla giustizia inaccettabile in uno Stato democratico.

decaro bonafede proroga bari tribunale - 4

Siamo, insieme con i nostri assistiti, una lobby nella lobby per Lei, direttore Travaglio, perché rivendichiamo il nostro essere operatori del diritto, il nostro diritto di ricordare a chi rappresenta il potere politico, che la giustizia non si esercita con i sensazionalismi da campagna elettorale e le leggi che regolano il processo penale hanno il dovere di essere giuste, eque e rispettose di quei valori e garanzie che devono valere per chiunque si trovi ad essere accusato della commissione di un reato. Se il ministro Bonafede, per difendere il quale Lei getta in pasto alla folla noi avvocati, avesse a cuore le sorti della giustizia e della legalità, smetterebbe di speculare elettoralmente sulla giustizia ed indagherebbe le cause per le quali alcuni procedimenti si concludono con la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione, ponendo rimedio a queste, senza violentare l’assetto costituzionale e senza scagliare indomite punizioni ad indagati o imputati, che dovrebbero rimanere in attesa di una sentenza sine die. Invero, egregio Travaglio, basterebbe aprire il codice di procedura penale per scoprire che il decorso del termine di prescrizione viene sospeso qualora l’imputato o il suo difensore abbiano un impedimento tale da chiedere il rinvio del processo ad altra data. Analogamente, qualora gli avvocati esercitino il diritto di sciopero in occasione di proclamate astensioni, il corso della prescrizione rimane sospeso. Il tempo necessario per la declaratoria di prescrizione invece non si sospende tutte le volte in cui il giudice è assente per qualsiasi motivo, il fascicolo del dibattimento non è presente tra quelli in trattazione in quella data, manca il fascicolo delle indagini preliminari al P.M. presente in udienza, i ruoli dei magistrati sono stracarichi e non si riesce a concludere la trattazione di tutti i processi chiamati in quel dato giorno, non è possibile procedere alla fonoregistrazione dell’udienza per un guasto tecnico o mancanza di personale addetto, per inagibilità delle aule. E queste sono solo alcune delle realtà che accadono quotidianamente nei nostri tribunali.
Ecco, Travaglio, se Lei ed il ministro Bonafede, voleste realmente affrontare il problema della lentezza dei processi e della mancata risposta alla legittima pretesa di giustizia, siamo certi che partireste dalle cause che producono le pronunce di prescrizione.

 

Da leggere: Le proposte di modifica della legittima difesa

 

Ma al ministro ed a Lei importa solo aizzare la folla, senza sforzi, offrendo i cattivi sull’altare sacrificale, dimentichi del principio costituzionale di non colpevolezza fino a che non sia concluso l’ultimo grado di giudizio. In una politica sempre più da talk show della domenica è sufficiente essere accusati di un reato per diventare colpevoli peccatori, condannati a giacere tra le maglie della giustizia senza mai una fine e, soprattutto, senza averne colpa. Perché sarebbero gli innumerevoli rinvii dovuti al malfunzionamento della macchina della giustizia a produrre un infinita pendenza del processo e, quindi, un’infinita attesa di giudizio. Solo chi non ha a che fare con l’apparato giudiziario può leggere nella prescrizione un viatico per l’impunità, dimenticando quel principio costituzionale per cui ciascuno ha diritto ad un processo che abbia una durata ragionevole, oltre la quale lo Stato dimostra di non avere interesse a punire quella condotta. Perché se lo Stato avesse interesse ad accertare responsabilità e fatti, sopperirebbe a tutte la cause che determinano una pronuncia di prescrizione, implementando gli organici della magistratura, responsabilizzando una parte dei magistrati, garantendo che i Tribunali siano luoghi idonei di lavoro, garantendo servizi tecnici e processuali degni di uno Stato di diritto. Ed invece lo Stato, o meglio, l’espressione istituzionale del potere politico, sfama le masse con fantocci a cui addossare colpe e responsabilità, garantendo facili consensi ed un salvacondotto per le proprie mancanze. Ma vede, Travaglio, i ministri passano, le maggioranze di governo anche, ma gli avvocati saranno ancora qui, a garantire il rispetto delle leggi, le garanzie difensive, un processo giusto ed equo a chiunque, ad accollarsi il peso di una giustizia che funziona male ed ad intermittenza, a dare voce alle vittime del reato, agli innocenti ed ai colpevoli, perché tutti, senza alcuna distinzione, hanno diritto di essere giudicati per ciò che hanno fatto, anche di pagare con la privazione della libertà personale ciò che di sbagliato hanno commesso, ma solo dopo un processo in grado di stabilire in maniera imparziale e seria la colpa o l’innocenza di ciascun essere umano.

di Francesca Pesce (Dipartimento Diritti Umani, M.G.A.)

Leggi sull’argomento: Come Bonafede ha messo il tribunale di Bari sotto il tappeto

Potrebbe interessarti anche