La trattativa M5S-PD per il governo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-08-13

Gli eletti grillini rischiano il posto e vogliono trattare con Zingaretti. Bettini rilancia e chiede un governo di legislatura con un nuovo premier

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Luigi Di Maio ha chiuso la porta in faccia a Matteo Renzi ma il MoVimento 5 Stelle e il Partito Democratico trattano per un governo. E intanto si delinea una nuova maggioranza M5S-PD-LeU il cui primo banco di prova sarà oggi in Senato quando si voterà per decidere il calendario dell’Aula sulla crisi di governo.

La trattativa M5S-PD per il governo

La trattativa M5S-PD per il governo quindi è in fase di partenza. Con un protagonista: Nicola Zingaretti. Perché i grillini non vogliono trattare con Renzi, di cui stigmatizzano anche la nascita di nuovi gruppi parlamentari in vista del lancio del suo nuovo partito. E perché i numeri ci sono: spiega oggi Goffredo De’ Marchis su Repubblica che ueri per tutta la giornata si sono rincorsi i numeri, partendo dallo schema della conferenza dei capigruppo che ha visto l’inedita alleanza Partito democratico-5 Stelle-Leu contrapposta a Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Sulla carta i primi, facendo affidamento anche sui senatori delle autonomie, possono contare su 175 voti: ne basterebbero 161 per avere la maggioranza con l‘aula piena, e far passare la scelta di martedì 20 per riconvocare l’assemblea e ascoltare le comunicazioni del presidente del Consiglio Conte. Il centrodestra a pieno organico ne avrebbe 139, anche prevedendo i due aiuti dal Movimento associativo italiani all’estero.

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La nuova maggioranza PD-M5S-LeU (La Repubblica, 13 agosto 2019)

Annalisa Cuzzocrea su Repubblica spiega la situazione a partire dall’assemblea degli eletti di ieri:

Le opzioni sul tavolo si valutano tutte, ma il vicepremier continua a dire: «Guai a fare la prima mossa. Nessuno ci obbliga. E se ci muoviamo in modo scomposto ora, c’è il rischio di dannarci. Dobbiamo stare tranquilli e fermi. Prima ci sono le consultazioni». Il problema del Movimento 5 stelle ha un nome: Matteo Renzi. Se il primo a fare una proposta per andare avanti fosse stato il segretario del Pd Nicola Zingaretti, se i gruppi dem alla Camera e al Senato fossero in mano ai suoi fedelissimi, e non a quelli dell’ex premier, le cose sarebbero più semplici.

Lo confessano molti big M5S, anche se in assemblea congiunta — ieri mattina — dicevano altro («voto subito») e invitavano alla cautela. «Non possiamo fidarci di lui, non possiamo sederci al tavolo con Renzi», dice il capo politico. Che però non è il solo a giocare la partita: c’è Beppe Grillo, tornato con il secondo post in tre giorni a indicare una via: «Volano degli avvoltoi di nuova generazione: gli avvoltoi persuasori», dice il fondatore. Invitando a parlare «solo con gente elevata e non in caduta libera». Sembra, anche questa, una chiusura alle sirene renziane. Che si unisce a quella fatta durante la riunione con i parlamentari dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

Il lodo Bettini per un governo di legislatura

Ma non c’è solo questo punto. In assemblea è intervenuto anche Luigi Gallo, vicino al presidente della Camera Roberto Fico. E ha invitato ad aprire un’interlocuzione con il Pd: «Abbiamo parlato con quello schifoso di Salvini e oggi ci indigniamo? È una Repubblica parlamentare, si parla, si fa un accordo limpido e trasparente e si va avanti, perché il Movimento ha il 36% dei parlamentari, il dato più alto da quando esiste, e può farlo solo adesso».

Mentre la senatrice Paola Taverna ribatteva: «Ma te li sei dimenticati 5 anni con loro al governo?». E poi, davanti al tentativo di replica, chiudeva: «Non è un dibattito». La verità è che la grande maggioranza di deputati e senatori non vuole andare alle urne. E che ci sono cose che vanno avanti, come per inerzia, su una via che porta il Movimento e il Partito democratico dalla stessa parte.

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Il terrore delle urne e quindi del ridimensionamento drastico degli eletti a 5 Stelle porta il MoVimento sul tavolo della trattativa con il Partito Democratico. Per il quale scende in campo un grande elettore di Zingaretti, Goffredo Bettini, che in un’intervista al Corriere della Sera propone non un governo istituzionale ma uno di legislatura: «È un tentativo difficilissimo ma dobbiamo provarci. La bonifica del terreno sul quale si sono gonfiate le vele del sovranismo passa attraverso questo sforzo. Certo, prima vanno create le condizioni, che impongono un confronto senza sconti sul passato e sui programmi futuri, soprattutto tra noi e i Cinque Stelle». Un governo che presuppone una nuova guida: «Indubbiamente una figura politica, non un tecnico. Di prestigio nazionale e internazionale, certo. Ma di sicuro un politico».

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