Il piano di Salvini per fare la TAV (è lo stesso del M5S, che però non lo dice)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-01-12

L’ideona del Capitano: ridimensionare il progetto e farla lo stesso. Come pensava di fare il M5S. L’alternativa è rinviare tutto a dopo le Europee. Fregando una delle due parti. Cosa può andare storto?

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Salvini schiera le truppe sull’Alta Velocità. Soltanto tre mesi fa il leader della Lega faceva mandare dai responsabili della comunicazione del Carroccio inviti a non polemizzare sulla TAV con il MoVimento 5 Stelle: oggi, siccome i politici italiani hanno delle idee, ma se non vi piacciono ne hanno delle altre, il buon Matteo è impegnato nella ricerca di una “soluzione diplomatica” che permetta di fare la TAV senza che se ne accorgano gli elettori che non la vogliono.

Il piano di Salvini per fare la TAV

E così spuntano nelle dichiarazioni pubbliche del Capitano due parole: “revisione” e “ridimensionamento”.  «Nessuno pretende che il progetto non si tocchi e rivederlo è ben diverso dal cancellarlo», ha detto ieri Salvini alla sede dell’UGL. E come dicono nello stato maggiore lumbard di via Bellerio (e ricorda oggi Il Messaggero), «anche nel contratto di governo sottoscritto con i grillini si parla di revisione e non di stop definitivo. Dunque…». Dunque l’idea è quella di cancellare il tunnel che dovrebbe essere costruito sotto la Collina Morenica tra Rivoli e Avigliana, poco distante da Torino. Costo: circa 2 miliardi. E di «ridimensionare fortemente il piano per la realizzazione di una stazione faraonica a Susa». Per un risparmio di altri 500 milioni circa, considerando altre limature al piano originario.

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Tav, i costi del blocco: 3,4 miliardi (La Repubblica, 11 gennaio 2019)

Dove abbiamo già sentito questa storia? Ma certo: si tratta del piano B del M5S per fare la TAV all’insaputa dei No TAV di cui si parla – sui giornali – dall’ottobre scorso. All’epoca si dicevano esattamente le stesse cose: ammodernare la cosiddetta «linea storica» che collega Torino a Lione, eliminando dal progetto alcune opere considerate superflue e lasciando intatto il tunnel di base che «sarebbe difficile, quasi impossibile da bloccare». Un’ipotesi di lavoro che probabilmente vedrà una reazione molto più “pesante” e “visibile” (in termini di costi di voti) da parte dei No TAV, il cui leader Alberto Perino alla vigilia delle elezioni invitava a votare i grillini e non Potere al Popolo proprio perché davano maggiori garanzie di vittoria e di successo per il fronte anti-Alta Velocità.

…è lo stesso del M5S, che però non lo dice

L’alternativa è quella del referendum, che il governatore della Regione Piemonte Sergio Chiamparino ha già annunciato e a cui la Lega si è entusiasticamente accodata mentre il capogruppo alla Camera Molinari annunciava la partecipazione alla manifestazione delle madamìn, esecrate dai grillini. Per la Lega la consultazione è un’arma di pressione, visto che probabilmente il risultato del voto popolare in Piemonte, Lombardia e Veneto (le tre Regioni del“corridoio” interessato dall’Alta velocità) sarebbe favorevole allaTorino-Lione. Il M5S invece odia i referendum popolari perché la democrazia diretta funziona solo se è diretta da Grillo: a Roma la candidata sindaca Virginia Raggi aveva annunciato un referendum sulle Olimpiadi, la prima cittadina Raggi qualche tempo dopo disse che il referendum era inutile perché il popolo si era già espresso votandola. La Appendino, invece, sulla quale sbagliando si erano riposte speranze di maggiore coerenza politica, ha detto durante la campagna elettorale che la TAV non era un tema comunale; oggi invece dice che è meglio non fare la TAV.

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Nel caso è però pronto un piano C e ce lo spiega il Messaggero:

Il governo sta lavorando al rinvio della decisione. Il ministro Danilo Toninelli ha detto che l’analisi costi benefici (che conterrà un “no”) sarà resa pubblica solo a fine mese. E il premier Giuseppe Conte, incontrando a dicembre i“sì Tav” ha fattocapire che la sentenza sulla Torino-Lione sarà pronunciata a ridosso delle elezioni europee del 26 maggio. Ma, ogni giorno che passa, si fa sempre più strada l’idea di rinviarla a giugno (se non dopo) per evitare ricadute elettorali negative per la Lega o peri5Stelle.

Quindi l’ideona sarebbe incamerare i voti dei sì TAV e dei no TAV dati alla Lega e al M5S e poi decidere fregando una delle due parti. Cosa può andare storto?

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