La stranissima storia della terribile “aggressione antifascista” ad Italia Ardita

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-01-21

Un network di pagine che fa riferimento alla figura di una ragazzina bresciana nota come “Italia Moli” da qualche giorno denuncia la censura dei media di sinistra che hanno coperto la notizia di un’aggressione ai suoi danni da parte di presunti esponenti dei centri sociali. Ma non c’è alcuna censura: semplicemente la storia è completamente inventata e non c’è uno straccio di prova a confermarlo

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Italia Moli, Io sono Italia e Italia Ardita sono tutti nomi di pagine e gruppi Facebook che fanno riferimento ad una presunta quindicenne di Brescia che da qualche tempo riscuote un certo successo grazie ai suoi post sovranisti in sostegno di Matteo Salvini e di tutti quei patrioti che combattono contro la sinistra immigrazionista. Ieri su una delle pagine di questo network sovranista è stato pubblicato il racconto di una feroce aggressione ai danni della ragazza da parte di un gruppo di esponenti dei centri sociali. Dal momento che temporaneamente tutte le pagine sono scomparse da Facebook il post potete leggere su Vkontakte, dove invece la ragazzina è ancora attiva.

I quattro balordi coi rasta che aggrediscono una ragazzina in pieno giorno

Stando al racconto pubblicato domenica 19 l’aggressione è avvenuta  in pieno giorno sabato 18 gennaio a Brescia in via Milano di fronte all’Esselunga dove la ragazzina si trovava assieme ad alcuni amici della Lega Giovani «noi ragazzi parlavamo tra di noi compiacendoci dei successi ottenuti dalla Borgonzoni in Emilia» (esattamente quali?). Ad un certo punto si avvicinano quattro “brutti ceffi” e uno di loro si rivolge a “Italia” e le dice «ehi tu sei la stronzetta fascista di Facebook vero? Ti abbiamo riconosciuta fascistella! Pensavi di passare inosservata in questa zona? Qui ci lasci la pelle merdosa puttana fascioleghista!».

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Secondo la ragazza tutto sarebbe iniziato perché il gruppo di “antifascisti” aveva notato la spilla degli Arditi che Italia porta sul basco. Ma a parte che non è facile riconoscere la spilla da vicino, figuriamoci da distante, quella che sfoggia sul basco non sembra assolutamente la spilla degli Arditi del Popolo, che notoriamente è un teschio con un pugnale tra i denti.

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Il racconto prosegue  con una serie di luoghi comuni sui kompagni, il tizio che le tira «una gomitata che mi becca dritta in faccia in piena fronte e sull’occhio sinistro» gli amici che mettono in fuga i tizi dei centri sociali (drogati e forse con l’AIDS), gli astanti che intervengono e chiamano i Carabinieri e l’ambulanza:

Una signora imbestialita mi ha aiutata a rialzarmi e nel frattempo è arrivata anche una pattuglia dei carabinieri e di lì a pochissimo anche l’autoambulanza. Mi hanno medicata e portata agli spedali civili per maggiori accertamenti. Un carabiniere, è stato particolarmente gentile, mi ha tenuto la mano per qualche minuto era anche un gran figo di origine sarda. Dal nervoso che avevo e per mera reazione a quella violenza ho pianto e credo di avergli bagnato anche la sua bella divisa che profumava di buono e pulito.

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Segue la pubblicazione di una foto della ragazzina con un occhio pesto, senza alcuna tumefazione, e una serie di tweet di solidarietà come quello di RadioSavana (un noto account sovranista di Twitter) che subito rilancia i dettagli della proditoria e vigliacca aggressione.

Il falso referto del Pronto Soccorso scaricato da Internet e altre balle di Italia Moli

La notizia inizia a circolare nei soliti canali di “informazione” alternativa ma non esce sui giornaloni. Tutta colpa della censura, spiegano, che non vuole far sapere certe cose. Ed è solo una coincidenza che questa aggressione sia avvenuta subito dopo quella di stampo razzista ai danni di Valentina Wang a Padova. L’unico sito a riportare dell’aggressione ad Italia Moli è Vox che aggiunge particolari che  nemmeno c’erano nel racconto quando scrive che la ragazza è stata «pestata a sangue da sardine perché leghista», siamo alla fake news della fake news visto che nel post non si parla di appartenenti alle Sardine (eppure gli amici così ben informati sulle biografie degli aggressori dovrebbero saperlo).

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Ci sono però i soliti ingrati e malfidenti che dubitano che si tratti di un’aggressione vera, anche perché né la Lega Giovani di Bresca né la Lega di Brescia hanno dato risalto al racconto, come invece è successo in caso di presunte aggressioni molto meno lievi (e palesemente inventate) avvenute in presenza di esponenti leghisti. Ma ecco che spunta il referto medico in cui si legge che la ragazza ha subito un «trauma oculare sinistro e arcata dentaria inferiore a seguito di aggressione», prognosi: dieci giorni.

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Vicenda conclusa? Tutt’altro, perché quel referto non è quello vero. Si tratta infatti dello stesso documento che si trova in questo articolo riguardo l’aggressione di un 13enne di Avellino avvenuta a fine maggio del 2019. Un brutto caso di bullismo scolastico che nulla a che fare con presunte aggressioni di stampo “antifascista” contro i leghisti.

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A quel punto la pagina Facebook pubblica un altro post dove spiega che il referto non è quello originale ma uno di “repertorio” ma che «è praticamente identico al mio tranne per il dato riferito all’arcata dentaria. Con un’altra differenza e cioè che a me hanno dato 15 giorni anziché 10». Non ha pubblicato il referto “vero” perché «è un anno che i cani di sinistra cercano di sapere come mi chiamo, dove abito, dove vado a scuola». Eppure su Vkontakte è lei che scrive che frequenta un noto liceo cittadino e che è nata nel 2003 (e quindi avrebbe diciassette anni, non quindici). Ma in quel referto non ci sono in ogni caso nomi e dati che consentono di risalire all’identità di Italia Moli (sappiamo però che a gestire il PayPal per le donazioni è una certa Alessia Bertocchi) quindi non avrebbe fatto alcuna differenza pubblicare quello originale. Tanto più che i gestori della pagina di Italia Ardita si sono presi la briga di tagliare il referto e di cancellare il timestamp dove si leggeva la data “31/05/2019”. Quindi di sicuro sanno come si fa a togliere i dati sensibili.

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Manca anche la denuncia, per la quale al Pronto Soccorso si procede d’ufficio in questi casi, ma sono dettagli. Siamo ormai nel campo della fantascienza, visto che in un post di una delle fanpage si “informa” che a sostegno della verità certificata di quanto è accaduto «non servono certo certificati medici, non servono testimoni, non servono denunce» ma a dimostrare il tutto basta il fatto che i “sinistrati” si siano mossi in massa per censurare la verità scomoda.

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Nel frattempo iniziano ad arrivare le smentite. Radio Onda d’Urto ha la sede a pochi metri dove è avvenuta la presunta aggressione e pubblica un fact checking delle affermazioni di Italia Moli:

oggi pomeriggio, lunedì 20 gennaio 2020, abbiamo contattato il comando provinciale dei carabinieri, che secondo il post sarebbero intervenuti; il militare, che aveva già ricevuto la segnalazione di questa presunta aggressione, ha smentito che i carabinieri (o la polizia) siano stati chiamati e dichiara di non avere riscontri sull’episodio. Stessa risposta da parte del personale di sicurezza dell’Esselunga, che si trova nel luogo della presunta aggressione, mentre l’edicolante che si trova esattamente dall’altra parte di via Milano afferma di non aver assistito, sabato pomeriggio, a qualsiasi scontro, né  tantomeno all’arrivo di carabinieri e ambulanza.

Una versione confermata anche da David Puente di Open che ha contattato i Carabinieri e l’ufficio stampa degli Spedali Civili (dove sarebbe stata portata la ragazzina) che hanno smentito di aver trattato un caso del genere o di essere intervenuti in seguito ad un’aggressione. A tutto questo naturalmente sarebbe stato facile replicare pubblicando la denuncia e il referto originali, censurati nei dati sensibili, ma questo ovviamente non è stato fatto. Sono state chiuse le pagine Facebook e la comunicazione si è spostata sul social russo Vkontakte.

 

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