Come il PD che spinge sul MES è fermo nei sondaggi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-26

Dopo un inizio un po’ claudicante e qualche oggettivo successo, il PD di Zingaretti sembra aver imboccato la strada del fingersi morto in pubblico e di giocare sui tavoli di confronto tipici della Primissima Repubblica (i giornali dei “padroni”) per illustrare la sua politica. Il risultato tafazziano è dietro l’angolo

article-post

Salvatore Cannavò sul Fatto Quotidiano oggi commenta i risultati del sondaggio di IPSOS illustrati sul Corriere della Sera da Nando Pagnoncelli segnalando che il Partito Democratico, da quando è partito lancia in resta nella battaglia più impopolare della storia (quella sul MES) e l’ha fatto scrivendo lettere al giornale di Confindustria (come ha fatto Zingaretti) invece che cercando di spiegare all’opinione pubblica gli eventuali buoni motivi di una scelta del genere, è fermo nei sondaggi:

Se Giorgia Meloni scherza facendo twittare a Fdi “Pd stiamo arrivando”, i dem qualche riflessione dovrebbero farla. Il partito sembra stagnare in una palude che logora il segretario Nicola Zingaretti e ravviva i malumori interni. Chissà che la reiterata insistenza sul Meccanismo europeo di stabilità non stia diventando un autogol. Da quando il governatore laziale ha deciso di impugnare quella bandiera non si è mosso di un punto. All’interno delle riunioni di partito il segretario Pd porta questo argomento: “Dobbiamo essere il partito della sanità, così come eravamo quello della scuola. E al mondo della sanità va dato il messaggio che ci preoccupiamo che arrivino le risorse necessarie”. L’approccio sembra essere lo stesso del ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha rilanciato lo stesso approccio ieri in un’inter vista  a La Stampa.

L’argomentazione sembra un po’ pretestuosa e nasconde  a fatica la necessità di un posizionamento politico competitivo con il M5S e con lo stesso Conte. Poi succede anche che il ministro  dell’Economia, Roberto Gualtieri, precisi di non riconoscersi in titoli come quello del nostro giornale di ieri (“I MESstatori”, con lui, Paolo Gentiloni e, appunto, Zingaretti nella veste di guastatori), ribadendo che chi vuole “mettere un cuneo tra me e Conte non ci riuscirà perché andiamo d’amore e d’accordo ”. Gualtieri, del resto, nella mattinata di scontro sul Mes era in riunione con Giuseppe Conte e quindi ha gioco facile a far notare che se Conte fosse stato infastidito per i titoli dei giornali lo avrebbe fatto notare subito.

roberto gualtieri irpef rinvio

Ma finora una sua dichiarazione che riduca la tensione sul Mes non è rintracciabile anche perché Gualtieri è membro del Pd e si è visto come la pensa quel partito. Anche se in un’altra lunga lettera al Corriere della Sera, in cui spiega (un po’ genericamente) come si potrebbero spendere i  fondi del Recovery, “un’occasione unica e irripetibile, soprattutto per le nuove generazioni”, Zingaretti non fa alcun cenno al Meccanismo di stabilità. Ci pensano però quelli di Italia Viva, Maria Elena Boschi in testa, e la pressione è sempre la stessa: quei soldi ci servono, irresponsabile rinunciarci.

Dopo un inizio un po’ claudicante e qualche oggettivo successo, il PD di Zingaretti sembra aver imboccato la strada del fingersi morto in pubblico e di giocare sui tavoli di confronto tipici della Primissima Repubblica (i giornali dei “padroni”) per illustrare la sua politica. Il risultato tafazziano è dietro l’angolo.

Leggi anche: Tutti i guai di Salvini: le indagini sulla Lega

Potrebbe interessarti anche