Il sindaco di Lampedusa e la fake news sugli immigrati che mangiano i cani

di Mario Neri

Pubblicato il 2020-08-09

Ieri il sindaco di Lampedusa Salvatore Martello su Facebook ha definito fake news la storia dei migranti che mangiano i cani pubblicata da Libero in due pregevoli puntate che abbiamo commentato nei giorni scorsi. “Purtroppo il falso scoop inventato da Libero sui ‘migranti che a Lampedusa hanno mangiato cani’ continua a circolare alimentando il pericoloso gioco dei …

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Ieri il sindaco di Lampedusa Salvatore Martello su Facebook ha definito fake news la storia dei migranti che mangiano i cani pubblicata da Libero in due pregevoli puntate che abbiamo commentato nei giorni scorsi.

“Purtroppo il falso scoop inventato da Libero sui ‘migranti che a Lampedusa hanno mangiato cani’ continua a circolare alimentando il pericoloso gioco dei fomentatori d’odio e di chi fa delle crociate anti-immigrazione la propria bandiera di propaganda politica. Credo sia arrivato il momento per il nostro Paese di dotarsi di una seria normativa per fermare le bufale e le fake-news, con sanzioni esemplari non solo per chi le pubblica ma anche per chi contribuisce a diffonderle”. Lo dice Totò Martello, sindaco di Lampedusa e Linosa, in riferimento ad un articolo pubblicato da #Libero nel quale si parla di migranti che a #Lampedusa avrebbero mangiato alcuni cani.

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“Ormai sembra una gara a chi la spara più grossa – aggiunge il sindaco Martello – purtroppo però queste bufale provocano pesanti danni alla nostra isola, e di conseguenza all’economia locale.
Mi aspetto una decisa presa di posizione anche da parte dell’Ordine dei Giornalisti: non è possibile tollerare che ci siano ‘professionisti’ che pubblicano roba del genere, mortificando la categoria degli operatori dell’informazione che deve essere fondamentale per la diffusione di conoscenza e verità. Serve una disciplina capace di arginare squallide menzogne confezionate ad arte – conclude Martello – altrimenti il giornalismo muore”.

A noi intanto pare necessario ribadire un paio di osservazioni. La prima: nel primo articolo dedicato alla vicenda la vicenda raccontata nella riga precedente viene messa in dubbio nella riga successiva:

Una di queste appartiene a Rosy. Ed è disperata. Sono quattro anni che sporge denunce. Inutilmente. Il suo ettaro di terra è diventato una discarica. Negli anni ha raccolto centinaia di plaid, monnezza, cocci di bottiglie, escrementi. Ha dovuto fronteggiare un gruppo di dieci migranti ubriachi. Ma c’è di peggio. Le sono sparite galline, capretti e quattro cagnolini. “Se li sono mangiati”, è la sua sentenza. Orripilante. Tuttavia è dura credere che i tunisini apprezzino il barbecue canino. Karin, per esempio, ha un palato gourmet. Ci incrociamo lungo il sentiero ciottoloso che porta al buco. Canotta Nike Jordan, shorts di jeans e borsello, si dirige verso il paese per fare acquisti.

La seconda è che nel secondo pezzo c’è una contraddizione, perché si afferma:

Nel 2018 Rosy ha sporto denuncia ai carabinieri: «Avevo venticinque galline, me le hanno mangiate tutte. Pure i capretti. Stessa fine. I maiali no. Ne ho quattro. Quelli non li toccano». I musulmani non mangiano la carne suina. Per la loro religione è impura. «Vieni con me», fa al cronista, «ti faccio vedere un’altra cosa». Attraversando un falsopiano arido e ciottoloso si arriva a una sorta di capanno naturale, formato da piante di fico e pini piegati dal vento. «Mi sono spariti anche quattro cani. Li hanno mangiati. Cucinati. Arrostiti». A conferma del barbecue canino, Rosy mostra i resti del banchetto. «Qui hanno spellato il cane. E lì ci sono ancora i resti». La donna prende una pietra appuntita e, in mezzo all’erba, seleziona alcuni resti dell’animale. Si vedono le ossa della mascella e della spina dorsale.

La contraddizione risiede nella discrasia tra cani e maiali: è vero infatti che secondo l’Islam la carne di maiale è impura, ma lo è anche quella di cane:

Sono considerate vietate e impure le carni di animali quali il maiale, il cinghiale, l’asino,il cane, il cavallo e il mulo. È vietato mangiare le carni dei carnivori, dell’elefante e dell’orso, anche se esistono divergenze circa le carni degli animali “in grado di sbranare”[2] e che abbiano aggredito l’uomo, il consumo delle cui carni – secondo la scuola medinese che poi si cristallizzò nel Malikismo – sarebbe allora del tutto proibito.

E allora delle due l’una: o è una balla che mangiano i cani, o è una balla che non mangiano i suini.

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