Libero e gli immigrati che «hanno mangiato quattro cani a Lampedusa»

di dipocheparole

Pubblicato il 2020-08-07

Ieri Pietro Senaldi lo ha annunciato a In Onda: un imprenditore agricolo accusa “gli immigrati” di “avergli mangiato quattro cani”, oltre alla capra e alle galline. L’articolo di Salvatore Dama su Libero dà la parola a Rosy: La rete che delimita il lato Nord è bucata. Un bello sbreco. Basta tirare giù la testa e …

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Ieri Pietro Senaldi lo ha annunciato a In Onda: un imprenditore agricolo accusa “gli immigrati” di “avergli mangiato quattro cani”, oltre alla capra e alle galline. L’articolo di Salvatore Dama su Libero dà la parola a Rosy:

La rete che delimita il lato Nord è bucata. Un bello sbreco. Basta tirare giù la testa e in un attimo si è fuori. Le autorità lo sanno e non fiatano. “Se chiudono il buco, dentro l’hotspot succede il finimondo. Come nel 2016”, ricorda Attilio Lucia, vice coordinatore della Lega lampedusana, “quando i migranti diedero fuoco a un lesso”. E’ una valvola di sfogo. Alcuni ragazzi escono per comprare frutta e farsi due passi sul lungomare. Altri sono meno educati. Si portano fuori i materassi in gommapiuma. Le coperte di pile. Le vaschette con i cibi precotti della mensa. Qualche birra comprata al market giù al porto. E si dirigono nelle campagne attigue.

 

 

Una di queste appartiene a Rosy. Ed è disperata. Sono quattro anni che sporge denunce. Inutilmente. Il suo ettaro di terra è diventato una discarica. Negli anni ha raccolto centinaia di plaid, monnezza, cocci di bottiglie, escrementi. Ha dovuto fronteggiare un gruppo di dieci migranti ubriachi. Ma c’è di peggio. Le sono sparite galline, capretti e quattro cagnolini. “Se li sono mangiati”, è la sua sentenza. Orripilante. Tuttavia è dura credere che i tunisini apprezzino il barbecue canino. Karin, per esempio, ha un palato gourmet. Ci incrociamo lungo il sentiero ciottoloso che porta al buco. Canotta Nike Jordan, shorts di jeans e borsello, si dirige verso il paese per fare acquisti.

Insomma, nella riga precedente si giustifica il titolone. In quella successiva lo si smentisce. Un classico di un certo tipo di giornalismo. È la stampa, monnezza!

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