Libero: il giallo dei migranti che “mangiano i cani” a Lampedusa si infittisce

di dipocheparole

Pubblicato il 2020-08-08

Il giallo di Libero e degli «immigrati che hanno mangiato quattro cani a Lampedusa» si infittisce. Ieri infatti, firmato da Salvatore Dama, è uscito l’ennesimo articolo in Stile Libero che raccontava della signora Rosy di Lampedusa che accusava i migranti di avergli ucciso i cani per mangiarseli e nella riga successiva si smentiva la notizia …

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Il giallo di Libero e degli «immigrati che hanno mangiato quattro cani a Lampedusa» si infittisce. Ieri infatti, firmato da Salvatore Dama, è uscito l’ennesimo articolo in Stile Libero che raccontava della signora Rosy di Lampedusa che accusava i migranti di avergli ucciso i cani per mangiarseli e nella riga successiva si smentiva la notizia piazzata nel titolone:

Una di queste appartiene a Rosy. Ed è disperata. Sono quattro anni che sporge denunce. Inutilmente. Il suo ettaro di terra è diventato una discarica. Negli anni ha raccolto centinaia di plaid, monnezza, cocci di bottiglie, escrementi. Ha dovuto fronteggiare un gruppo di dieci migranti ubriachi. Ma c’è di peggio. Le sono sparite galline, capretti e quattro cagnolini. “Se li sono mangiati”, è la sua sentenza. Orripilante. Tuttavia è dura credere che i tunisini apprezzino il barbecue canino. Karin, per esempio, ha un palato gourmet. Ci incrociamo lungo il sentiero ciottoloso che porta al buco. Canotta Nike Jordan, shorts di jeans e borsello, si dirige verso il paese per fare acquisti.

Oggi la questione diventa ancora più complicata. Perché mentre l’Ispettore Dama circostanzia l’accusa di Rosy cadendo però in una curiosa contraddizione che non si capisce come mai non venga notata da un Indagatore di tale livello:

Nel 2018 Rosy ha sporto denuncia ai carabinieri: «Avevo venticinque galline, me le hanno mangiate tutte. Pure i capretti. Stessa fine. I maiali no. Ne ho quattro. Quelli non li toccano». I musulmani non mangiano la carne suina. Per la loro religione è impura. «Vieni con me», fa al cronista, «ti faccio vedere un’altra cosa». Attraversando un falsopiano arido e ciottoloso si arriva a una sorta di capanno naturale, formato da piante di fico e pini piegati dal vento. «Mi sono spariti anche quattro cani. Li hanno mangiati. Cucinati. Arrostiti». A conferma del barbecue canino, Rosy mostra i resti del banchetto. «Qui hanno spellato il cane. E lì ci sono ancora i resti». La donna prende una pietra appuntita e, in mezzo all’erba, seleziona alcuni resti dell’animale. Si vedono le ossa della mascella e della spina dorsale.

La contraddizione risiede nella discrasia tra cani e maiali: è vero infatti che secondo l’Islam la carne di maiale è impura, ma lo è anche quella di cane:

Sono considerate vietate e impure le carni di animali quali il maiale, il cinghiale, l’asino,il cane, il cavallo e il mulo. È vietato mangiare le carni dei carnivori, dell’elefante e dell’orso, anche se esistono divergenze circa le carni degli animali “in grado di sbranare”[2] e che abbiano aggredito l’uomo, il consumo delle cui carni – secondo la scuola medinese che poi si cristallizzò nel Malikismo – sarebbe allora del tutto proibito.

E allora delle due l’una: o è una balla che mangiano i cani, o è una balla che non mangiano i suini. Al capoispettore Senaldi l’ardua sentenza.

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