I sei senatori che potrebbero mollare Renzi per tenere in piedi il governo Conte

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-02-15

Giuseppe Cucca, Leonardo Grimani, Eugenio Comincini e Gelsomina Vono: i giornali puntano il dito su alcuni eletti pronti a lasciare Italia Viva per sostenere il governo. Loro hanno smentito

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C’è una pattuglia di sei senatori pronta a mollare Italia Viva di Matteo Renzi per puntellare il governo Conte Bis in bilico al Senato. La carica dei “responsabilidi cui si parlava ieri sui giornali e che vedeva in prima fila l’opposizione potrebbe arrivare ai numeri decisivi per l’abbandono anzitempo del progetto renziano da parte di chi ha contribuito a farlo nascere a Palazzo Madama. E se accadesse, ciò costituirebbe uno smacco clamoroso per IV e per le ambizioni del senatore di Rignano. Che però avrebbe poco da lamentarsi visto come li ha portati dalla sua parte.

I sei senatori che potrebbero mollare Renzi per tenere in piedi il governo Conte

Il Corriere della Sera prima si concentra sui responsabili raccontando che Fioramonti alla Camera, Paolo Romani e Gaetano Quagliariello al Senato sono solo alcuni dei capicorrente corteggiati, ma aggiungendo che finché le urne non saranno all’orizzonte, nessuno sembra disposto a esporsi per puntellare il governo. Stando alle voci di Palazzo Madama, Romani è pronto a portare in dote una dozzina di senatori, però nel governo ammettono che «sono cifre tutte da verificare». È una partita ad altissimo rischio e Conte lo ha capito. E c’è di più. C’è che Matteo Salvini non perde consenso e che il suo potere di attrazione, in caso di una controffensiva, potrebbe essere più forte. Poi punta il dito sui renziani di ritorno:

«Temo che prima o poi dovremo contarci in Parlamento — si attrezza alla “sfida aperta” Conte—. Prepariamoci a tutto, anche a un voto di fiducia». Il giurista pugliese sa bene che potrebbe giocarsi la pelle, ma dal Pd gli hanno raccontato che il gruppo dei renziani al Senato «è tutt’altro che monolitico, visti i sondaggi che danno Italia viva al 3%». A Palazzo Chigi e dintorni si parla di «una decina di parlamentari di Iv inquieti e insoddisfatti» che sarebbero tentati dal ritorno nel Pd, perché con il taglio dei parlamentari ben pochi hanno la certezza che torneranno a occupare uno scranno. Ma Renzi smentisce, tranquillizza le truppe e ci ride su. E anche se sui social le sue ultime mosse hanno scatenato più delusione che consenso, continua a dire che nel suo piccolo partito «arriverà altra gente».

conte responsabili italia viva
La maggioranza del governo Conte Bis al Senato (La Repubblica, 14 febbraio 2020)

Repubblica invece nel pezzo firmato da Tommaso Ciriaco azzarda addirittura i nomi di quelli che potrebbero lasciare Renzi per ancorarsi alla maggioranza:

E proprio i numeri, in questo caso, sono decisivi: senza Italia Viva, i giallorossi possono contare a Palazzo Madama su un bottino che varia da 152 a 155 senatori (dipende dalla senatrice a vita Elena Cattaneo e dai due del Maie). Durante scrutini ordinari, la maggioranza è capace di reggere anche così, sfruttando l’assenza di alcuni berlusconiani aggrappati alla legislatura. Ma è nelle votazioni qualificate – la fiducia, ad esempio – che è consigliata la maggioranza assoluta. Servono 161 sì, sei in più dell’attuale perimetro senza Iv. Sono proprio i renziani a far trapelare i nomi di quattro dei sei senatori “sospettati” di voler tornare nel Pd, o comunque di voler restare in maggioranza. Una è l’ex grillina Gelsomina Vono.

Un’altra l’ex berlusconiana Donatella Conzatti. Il terzo è Giuseppe Cucca, che preoccupato scriveva ieri nella chat del partito: «Dicono che voglio andare via, vi giuro che non è così. Ve lo assicuro!». Il quarto è Eugenio Comincini. Lunedì scorso, durante un incontro al gruppo, ha preso la parola davanti al leader: «Dobbiamo mediare sulla giustizia, non possiamo andare avanti così». Renzi ha ascoltato, poi l’ha freddato: «Sono contento che tu sia intervenuto, ma non condivido  nulla di quello che hai detto».

La pace che scoppierà nella maggioranza

Ad occhio quindi c’è il rischio che da un momento all’altro scoppi la pace nella maggioranza. In attesa che si avverino i vaticini di Casalino sul Conte Ter, Renzi aveva risposto già ieri con uno status abbastanza interlocutorio nel quale voleva mandare segnali di pace pur facendo sapere di voler tenere il punto politico e di essere offeso personalmente.

matteo renzi giuseppe conte 2

Il Fatto aggiunge un altro dettaglio che riguarda uno dei quattro presunti ribelli:

I quattro hanno smentito nella chat collettiva. Eppure Cucca, giovedì, in Commissione Giustizia, quando si votava l’emendamento presentato da FI al decreto Intercettazioni per rivedere la norma Bonafede sulla prescrizione, ha aiutato a dilazionare i tempi e ha avvertito i colleghi del Pd che dovevano rientrare. E solo dopo, quando i numeri erano certi (12 a 12, che vuol dire che il testo è respinto), ha votato con il centrodestra.

Il Pd a Palazzo Madama segue con attenzione tutti questi movimenti, convinto che i più nel gruppo renziano non vogliano far cadere il governo. Hanno avanzato critiche sulla gestione delle questioni economiche Mauro Maria Marino e Annamaria Parente. E nella lista di quelli che stanno in Iv, ma potrebbero essere ovunque, ci finisce anche Valeria Sudano. A parte Francesco Bonifazi e Davide Faraone, che con Renzi hanno stretto un patto di sangue, sulla fedeltà degli altri non ci sarebbe da giurare.

Infine Teresa Bellanova parla del rischio fuga con Maria Teresa Meli del Corriere della Sera; memorabile la risposta sui Responsabili: «Si chiamerebbe trasformismo. E in ogni caso dubito che riesca a trovare una forza politica più responsabile, coerente e propositiva della nostra. Meglio sarebbe dedicare più tempo a confrontarsi nel merito delle questioni, piuttosto che sfuggire al tema vagheggiando altre  maggioranze. Se ne è così certo, percorra questa strada senza indugio». Bellanova è stata eletta nel Partito Democratico, era all’opposizione del governo Conte. Oggi è ministra di Italia Viva nel governo Conte.

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