Come Salvini ha fatto la figura del fesso sulla Sea Watch

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-07-03

Ieri sera Salvini durante una diretta su Facebook ha attaccato per venti minuti la magistratura e la Gip di Agrigento che non ha convalidato il fermo di Carola Rackete. Per il ministro dell’Interno – che non sa cosa sia la separazione dei poteri – si tratta di una sentenza politica che non tiene conto del fatto che la capitana ha tentato di uccidere cinque finanzieri. Peccato che tra le accuse contestate non ci sia quella di tentato omicidio

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«Cosa bisogna fare per finire in galera in Italia?» se lo chiede e lo chiede due volte all’inizio della sua diretta di ieri sera il ministro Matteo Salvini. Da pochi minuti è stata battuta la notizia della scarcerazione della comandante della Sea Watch Carola Rackete e il Capitano è un fiume in piena. Attacca tutto e tutti: la magistratura, i giudici, i professoroni, i giornali, le cooperative e ovviamente la Sea Watch e “la sinistra”.

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Salvini pretende di scrivere lui le sentenze

Il Gip di Agrigento Alessandra Vella non ha convalidato l’arresto e ha stabilito che il Decreto Sicurezza bis “non è applicabile alle azioni di salvataggio”. Salvini si rivolge direttamente al Gip dicendo che è un «pessimo segnale signor giudice, pessimo segnale». La soluzione? Siccome siamo in democrazia se un giudice vuole fare politica «si toglie la toga, si candida in Parlamento con la sinistra e cambia le leggi che non gli piacciono». Per Salvini quindi qualsiasi sentenza o decisione che non gli aggrada diventa automaticamente una sentenza politica. E mentre aizza il popolo contro la magistratura e da ministro dell’Interno pretende di dire ai magistrati come devono far applicare la legge afferma che «non siamo un Paese civile se si sovrappongono politica e magistratura e magistratura e politica». Salvini conferma che non siamo un Paese civile.

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Sarebbe facile rispondere a Salvini con una battuta, se vuole occuparsi di emettere sentenze può iscriversi all’Università, laurearsi e fare il concorso per entrare in magistratura. Ma è sufficiente ricordare una cosa: la nostra democrazia prevede la separazione dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario). Salvini rappresenta quello esecutivo. Ed è inutile appellarsi al fatto che lui agisce in nome di 60 milioni di italiani. Perché anche la Giustizia viene amministrata nel nome del Popolo italiano. Ma per Salvini è un dettaglio, in fondo lui è quello che andava a fare visita in carcere a quelli condannati per tentato omicidio dicendo che i giudici avevano sbagliato perché era legittima difesa. Ieri invece accusava la Rackete di aver messo a repentaglio la vita degli uomini della GdF, ma chi ha dato l’ordine assurdo di mettersi con una barchetta a “stoppare” una nave da 600 tonnellate di stazza?

Le pericolose insinuazioni di Salvini sull’onestà del Gip di Agrigento

Nel suo discorso dai toni eversivi Salvini arriva a suggerire che magari la Gip «si è bevuta pure un bicchier di vino con la signorina che si è detta ricca, bianca, tedesca e pure un po’ annoiata?». Il nemico non è più Carola Rackete, non sono le Ong e non è nemmeno il PD. Certo, vengono tutti citati ma nei quasi venti minuti di diretta l’attacco è sferrato alla magistratura colpevole non solo di mettere in libertà dei “criminali” (per la cronaca la Rackete al momento è solo indagata) ma di fare “politica”. Laddove la “politica” consiste nell’applicazione di quelle leggi che rendono evidente come la chiusura dei porti sia una balla.

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Non a caso Salvini parla di «un tentativo di cancellare, sovranità, leggi e dignità» portato avanti dalle cooperative e dalle Ong con l’aiuto a quanto pare di certi giudici. Non c’è nemmeno bisogno di leggere le carte, analizzare i fatti e le prove. Salvini, un po’ come il Giudice Dredd, da solo è in grado di emettere una sentenza basandosi su un’analogia: quella che mette sullo stesso piano chi non si ferma all’alt dei Carabinieri e la manovra di attracco della Sea Watch 3. Cosa lo teniamo in piedi a fare il nostro apparato giudiziario? Basta chiedere a Salvini, novello Re Salomone, di emettere le sentenze, magari in diretta social così si aumenta pure la reach della pagina.

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«Quella di stasera è una sentenza che non fa onore all’Italia, che non fa bene all’Italia. Perché quanti criminali si sentiranno in mare e in terra legittimati in mare e in terra a fregarsene delle forze dell’ordine?». Vogliamo tranquillizzare Salvini: in Italia le sentenze non fanno giurisprudenza. E così come la vicenda di quel partito che si è intascato 49 milioni non ha spinto gli italiani a fare altrettanto anche in questo caso i “criminali” continueranno ad essere perseguiti, arrestati e – se hanno commesso il fatto – condannati.

Da quando i processi si fanno i diretta su Facebook?

Sono davvero tramontati i tempi in cui i rosiconi erano gli altri. Ora a rosicare è proprio lui, il Capitan Castoro. Rosica quando dice che la Sea Watch «complici dei trafficanti degli esseri umani» poteva andare in Tunisia «non c’è la guerra, c’è un Parlamento, ci sono dei porti, c’è la marina, c’è la polizia». Ma non dice che la Tunisia quei porti non li ha mai aperti alle Ong, non dice che non ci sono le condizioni che garantiscono il rispetto dei diritti dei rifugiati, che in alcune occasioni sono stati rispediti in Libia. Salvini lo sa bene, vuole solo prendere in giro gli italiani facendogli credere che le cose stanno diversamente.

Altrimenti parlerebbe delle decine di migranti sbarcati a Lampedusa proprio mentre la Sea Watch stava al largo. In quel caso nessuna coraggiosa “micromotovedetta” della GdF si è messa tra i barchini e la banchina. Come mai? Lui non lo dice, è preoccupato che la prossima Ong porti i migranti in Costiera Amalfitana e che ci sia un giudice pronto a dargli ragione «perché poverini non avevano mai visto la Costiera Amalfitana e avevano il diritto di vederla». Che ministro è quello che fa diventare uno scherzo, un gioco, il dramma di persone che rischiano la vita in mare per scappare dalla fame o dalla guerra?

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Salvini parla di «sentenze politiche e vergognose che liberano i delinquenti solo per far piacere a qualcuno». Chi sarebbero i “delinquenti” visto che non è stata emessa nemmeno mezza condanna? Se il ministro dell’Interno avesse studiato saprebbe che l’arresto può essere convalidato in tre casi: se c’è pericolo di fuga, se c’è il pericolo di reiterazione del reato o se c’è il pericolo di inquinamento delle prove. La Sea Watch è sotto sequestro quindi la Rackete non può inquinare le prove. I migranti sono sbarcati, quindi il presunto reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina si è concluso.

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Ieri sera distribuivano le lauree in Giurisprudenza a quanto pare

Riguardo al rischio di fuga è stato Salvini stesso ad emanare un «decreto di espulsione coatto sul primo aereo direzione Germania» nei confronti della Rackete, che quindi grazie a Salvini potrebbe addirittura andarsene all’estero ed evitare il carcere in caso di processo. Il ministro continua a ripetere ossessivamente che la Rackete a messo a repentaglio la vita di cinque persone. Ma il paradosso è che tra le accuse mosse alla comandante della Sea Watch non c’è quella di tentato omicidio (colposo o meno). Il povero Salvini è stanco, arrabbiato, frustrato: spera che almeno ci sia un giudice che convalidi il provvedimento di espulsione. Spera che ci sia qualcuno che dimostri che le Ong sono “complici degli scafisti”. Fino ad ora non è successo. Mancanza di prove? No, gli italiani che hanno ascoltato Salvini ieri sono stati convinti che è colpa dei giudici e della magistratura. Mannaggia!

Leggi sull’argomento: Alessandra Vella: chi è la giudice che ha scarcerato Carola Rackete

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