San Foca, la bandiera del M5S bruciata

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-10-28

“Ministra Lezzi, vattene dalla Puglia”, urlano gli attivisti No TAP che hanno bruciato anche le foto dei parlamentari grillini che hanno promesso lo stop all’opera e poi sono svaniti

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Alcuni attivisti che partecipano alla manifestazione No Tap a San Foca di Melendugno (Lecce) hanno bruciato le proprie tessere elettorali e le foto che ritraevano i volti dei parlamentari del M5S eletti in Salento, compresa quella del ministro del Sud, Barbara Lezzi, e il simbolo del MoVimento pentastellato. Lo hanno fatto perché – hanno spiegato – si sentono traditi da coloro che aveva promesso in campagna elettorale che il gasdotto Tap sarebbe stato bloccato in due settimane, invece il governo Conte ha ora avallato la costruzione dell’opera.

San Foca, la bandiera del M5S bruciata

Secondo i dati forniti dalle forze dell’ordine presenti a San Foca, i partecipanti alla manifestazione sarebbero circa 300. Secondo il portavoce dei No Tap, Gianluca Maggiore, sul lungomare della marina di Melendugno sono accorse circa 500 persone. Maggiore ha lanciato ai mille diportisti che hanno le imbarcazioni ormeggiate nel porto della marina, un appello a “sostenere la lotta del movimento contro la realizzazione del gasdotto” che collegherà il Mar Caspio all’Italia con approdo su una spiaggia di San Foca di Melendugno.

Nel video una voce grida: “Barbara Lezzi vattene dal Salento”. La ministra per il Sud del MoVimento 5 Stelle ha spesso parlato del tema TAP – memorabile il suo intervento sugli asciugamani a Porta a Porta – prima sostenendo che i grillini avrebbero bloccato l’opera e poi facendo marcia indietro quando il resto del governo le ha spiegato che non c’era alcuna possibilità di fermare il gasdotto. Insieme a lei nei pensieri degli attivisti No TAP c’è anche Alessandro Di Battista, che in un intervento durante la campagna elettorale aveva detto che il M5S avrebbe bloccato il TAP in quindici giorni.

Salvini mantiene le promesse, il M5S no

Il sit-in era stato annunciato nei giorni scorsi, dopo le dichiarazioni degli esponenti del governo sulla legittimità dell’opera e l’ormai imminente avvio dei lavori per il posizionamento della condotta sottomarina. Più motivati che mai, gli attivisti del movimento “No Tap” si sono dati appuntamento sul lungomare di San Foca per una manifestazione di protesta alla quale partecipa anche Marco Potì, il sindaco di Melendugno, comune nel cui territorio ricade la località rivierasca bagnata dall’Adriatico, individuata come punto connessione tra il tubo sottomarino e la condotta superficiale. Potì dà voce a quello che si dice tra i manifestanti: “Il ministro Salvini, che fa parte di questo governo – afferma il sindaco – ha preso l’impegno di non fare entrare le navi nei porti italiani e lo ha mantenuto violando Trattato di Dublino, e in quel caso non ci sono soldi ma vite umane in gioco, mentre Di Maio e Conte non hanno il coraggio e la volonta’ di fermare quest’opera, definita giustamente una follia ingegneristica”.

In un comunicato, il movimento “No Tap“, comunica “il proprio sdegno, non solo per la decisione in se’ per se’ di autorizzare politicamente il gasdotto Tap, ma soprattutto per le argomentazioni insostenibili che vengono portate per giustificare tale decisione”. Ad esacerbare gli animi dei contestatori nei giorni scorsi erano state le valutazioni che il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha inviato al premier Giuseppe Conte, nelle quali si considera l’opera legittima sul piano formale, tesi poi ribadita dallo stesso presidente del Consiglio che, a sua volta, ha spiegato come la costruzione del gasdotto destinato a portare fino in Italia il metano estratto nei giacimenti dell’Azerbaijan, non può essere interrotta perché ciò comporterebbe “costi insostenibili pari a decine di miliardi di euro”. Di “penali da quasi 20 miliardi di euro” aveva parlato anche il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio.

Leggi sull’argomento: «TAP, vogliamo le dimissioni degli eletti M5S»

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