Indagati e riciclati, il vero problema di Salvini in Sicilia

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-04-05

Sono quattro i politici di Noi con Salvini indagati in Sicilia per la vicenda della candidatura “fantasma” di Salvino Caputo. A questi va aggiunto il deputato dell’ARS Tony Rizzotto indagato per appropriazione indebita. E ieri il capogruppo alla Camera Giorgetti ha finalmente scoperto la questione dei riciclati

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La Lega di Matteo Salvini forse non è più la Lega Nord ma non si può dire che il segretario del Carroccio abbia perso la sua vocazione “verde”. E se il verde non è più quello delle camicie del leghisti della prima ora e della Padania cosa c’è di più verde ed ecologico del riciclaggio di candidati sempreverdi adatti ad ogni stagione politica? In Sicilia Noi con Salvini e la Lega hanno così imbarcato numerosi esponenti politici di lungo corso che però ora, alla luce di alcune inchieste giudiziarie, rischiano di non essere una scelta così pulita.

I quattro leghisti siciliani coinvolti nell’indagine per voto di scambio

Il caso di Salvino Caputo, il dirigente di Noi con Salvini arrestato con l’accusa di voto di scambio, è solo la punta dell’iceberg. Alle regionali del novembre 2017 l’avvocato Caputo (ex AN) non poteva essere candidato a causa di una condanna passata in giudicato. Caputo nel 2013 era stato dichiarato decaduto da deputato dell’ARS per una condanna per tentato abuso d’ufficio quando era sindaco di Monreale: era stato accusato di aver tentato di annullare contravvezioni stradali elevate a esponenti politici ed ecclesiastici ed è stato condannato a un anno e cinque mesi con una sentenza diventata definitiva.

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Il manifesto elettorale di Caputo (Mario, fratello di Salvino) [via Facebook.com]
Il colpo di genio venne ad Alessandro Pagano oggi deputato della Lega al tempo coordinatore del partito di Salvini per la Sicilia occidentale. In un’intercettazione dei Carabinieri riportata dal Fatto Quotidiano Pagano spiega: «Non possiamo prendere settemila-seimila voti e buttarli al macero male che va candidi tuo figlio». Pagano precisa anche le modalità dell’operazione: «Caputo senza fotografie e Gianluca detto Salvino, basta così, funziona così». Detto, fatto. Nei manifesti elettorali campeggia solo il cognome, senza il nome del fratello Mario e senza foto. In lista invece si trova il nome di Caputo Mario, detto Salvino. La storia surreale ricorda quella di un film di Eddie Murphy (Il Distinto Gentiluomo) dove gli elettori sono convinti a votare per un candidato che ha lo stesso cognome dello storico candidato del collegio.

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A sua volta Salvino spiegava ai suoi fedelissimi che il candidato sarebbe stato Mario «ma nella lista mettiamo “detto Salvino” in modo da non perdere voti, le persone sono convinte che sono io». Durante la campagna elettorale per le regionali c’era anche chi ripeteva lo slogan «Salvini a livello nazionale e Salvino alle Regionali». E non finisce qui. Nell’inchiesta sono stati documentati anche dodici episodi di voto di scambio attraverso la promessa di posti di lavoro a disoccupati.

I riciclati della Lega siciliana di Matteo Salvini

Il giorno dopo il “successo” delle regionali Salvini in conferenza stampa spiegò che i voti che in Sicilia Noi con Salvini aveva ottenuto erano voti puliti, onesti, conquistati uno per uno “senza candidare la qualunque”. L’indagine della procura di Termini Imerese però solleva parecchi dubbi sulla veridicità delle dichiarazioni del leader della Lega. Caputo è indagato per «Attentato ai diritti politici dei cittadini» proprio a causa di quel “detto Salvino” fatto mettere nelle liste per ingannare gli elettori.

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Il post di Salvini all’indomani della vittoria di Musumeci alle regionali in Sicilia

Non tutti infatti erano a conoscenza del fatto che Salvino Caputo non si era candidato e quindi potrebbero essere stati tratti in inganno dal trucchetto elettorale. Insieme ai due fratelli Caputo (Mario e Salvino) sarebbero indagati anche l’onorevole leghista Alessandro Pagano – che tramite il suo avvocato ha fatto sapere che darà il consenso all’utilizzo delle intercettazioni e oggi ha fatto sapere di non essere indagato per voto di scambio: “Confermo di non avere ricevuto alcun atto da parte dell’autorità giudiziaria. Solo alcuni organi di stampa mi indicano come tale. Escludo, pertanto, di essere indagato. In qualunque caso non ho e non avrei nulla da temere. Sono pronto, comunque, in ogni momento a dimostrare la correttezza e linearità dei miei comportamenti” – e  Angelo Attaguile responsabile regionale di Noi con Salvini che stando a quanto precisa l’avvocato è indagato per istigazione a commettere il reato di «Attentato ai diritti politici dei cittadini» (art 294 del C.P.).  A completare il quadro dei leghisti siciliani sotto indagine c’è anche Antonino “Tony” Rizzotto. Rizzotto è stato il primo “leghista” eletto all’Assemblea regionale siciliana e subito dopo “scoprì” di essere indagato per appropriazione indebita aggravata ai danni di un istituto di formazione di cui era Presidente.

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Salvino Caputo con Matteo Salvini

Ieri durante la puntata di Circo Massimo – la trasmissione radiofonica condotta da Massimo Giannini – il vicesegretario della Lega Giancarlo Giorgetti si è detto «deluso e amareggiato per errori nelle scelte di cui dobbiamo far tesoro» e ha puntato il dito contro i dirigenti locali del partito che «hanno sbagliato a puntare su personaggi che venivano dal passato». il capogruppo della Lega alla Camera ha smentito anche la lettura fatta da Salvini delle regionali siciliane: «È in qualche modo sorprendente che l’unico caso di arresto per voto di scambio riguarda un partito che non è nella giunta e che non ha avuto un grande successo».

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Angelo Attaguile (a sx) e Alessandro Pagano

Il punto è che anche i riferimenti locali di Noi con Salvini vengono dal passato.  A partire dal segretario Attaguile – ex DC ed ex MPA – per arrivare al deputato eletto all’ARS (già fedelissimo di Raffaele Lombardo ed ex PdL) e arrivando al deputato Carmelo Lo Monte (che ha transitato per quasi tutte le formazioni parlamentari presenti e passate) in larga parte Noi con Salvini è un partito fatto da ex di altri partiti. Anche Alessandro Pagano non è proprio un politico di primo pelo, fu assessore della giunta di Totò Cuffaro e dopo essere uscito dal PdL approdò all’NCD di Angelino Alfano (che era alleato con il PD). Giorgetti dà ora la colpa ai “referenti locali” ma quando nel febbraio del 2015 Salvini sbarcò in Sicilia per presentare il suo partito personale era già cosa nota che i “riciclati” fossero una componente fondamentale e chi li aveva scelti? Il vicesegretario del Carroccio non può certo incolpare il Capo, però è evidente che Salvini e il suo entourage hanno delle belle responsabilità. Noi con Salvini in Sicilia è un partito fantastico perché non esiste, come quello dell’Isola che non c’è.

 

 

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