La Digos può fermare Zorro, ma non i fischi di Lecce a Salvini

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-05-21

Più che un bagno di folla si potrebbe parlare di un comizio per pochi intimi, quelli che erano in piazza a Lecce per applaudire Salvini. Molti di più – e tenuti a debita distanza per non rovinare le fotografie – quelli che sono andati a fischiare il Ministro dell’Interno che ad un certo punto non riusciva nemmeno a parlare

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Questa mattina il ministro dell’Interno Matteo Salvini era in Piazza Sant’Oronzo a Lecce. Ma la piazza era divisa a metà e il palco con il pubblico salviniano ne occupava solo una minima parte. Al centro le forze dell’ordine hanno preferito lasciare tutto vuoto, perché in fondo alla piazza dietro le transenne e una fila di agenti c’erano i manifestanti che per tutta la durata dell’evento hanno fischiato e intonato cori contro Salvini.

La “calorosa” accoglienza dei cittadini di Lecce a Matteo Salvini

A giudicare dai video e dalle immagini erano più quelli che sono andati in piazza per contestare il ministro dell’Interno che quelli radunati sotto al palco per salutarlo ed applaudirlo. Per fortuna che il leghisti erano radunati nella parte più stretta della piazza, altrimenti si sarebbe visto quanta poca gente c’era ad accogliere il Capitano. E questa volta a quanto pare la Lega non potrà raccontare del bagno di folla del Ruspa in Puglia come aveva fatto a Bari qualche tempo fa.

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via Twitter.com

Che le contestazioni siano normali e scontate e che anche “quelli di prima” venissero criticati rumorosamente dalla folla è fuori discussione. Ma Salvini è riuscito a portare la cosa su un livello decisamente superiore. A quanto pare i contestatori (“maleducati” li apostroferebbe il ministro) erano così rumorosi che non si riuscivano a sentire le parole del leader della Lega.

L’unico aspetto positivo è che contrariamente a quanto accaduto a Firenze non si sono registrati momenti di tensione tra manifestanti e forze dell’ordine. Un peccato per Salvini che non potrà prendersela con i “deliquenti” che picchiano i poliziotti. Anche perché nel capoluogo toscano i violenti non stavano tra le fila di quelli che fischiavano il ministro.

Zorro non può avvicinarsi a Salvini

Unica nota di colore è stato il divieto di accesso ad un uomo travestito da Zorro. L’uomo, che emulava le gesta di Riccardo Germani,  ha cercato di entrare in piazza per assistere al discorso di Salvini dicendo che il ministro “lo stava cercando”. Da piccolo Salvini ha subito il furto del suo pupazzetto preferito e da allora non è più lo stesso. Ma la Digos forse non ha letto il libro di Chiara Giannini e non si è lasciata impietosire: Zorro non può avvicinarsi al vicepremier.

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Poco male. Tra magliette con scritto “prima mammata”, i soliti striscioni appesi alle finestre che ormai non possono mancare e bordate incessanti di fischi Lecce ha dimostrato che Salvini è persona non grata. Il ministro lo sa che al Sud fare campagna elettorale per lui è più difficile. In fondo ai leghisti i terroni non sono andati a genio per vent’anni e l’antipatia è reciproca anche se Salvini ha dichiarato il suo amore per il Salento (anche se preferisce Milano Marittima). Fortunatamente dopo dieci minuti il discorso di Salvini era finito. Non prima di lamentarsi perché «qua c’è qualche centro sociale da chiudere» accusando i “violenti” che di violento non hanno fatto nulla. Ma quello è il disco che si deve suonare alle europee. E poi via che si riparte per un’altra piazza.

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