Come Salvini evita di rispondere a Lamorgese sui rimpatri quando era al Viminale

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-10-07

Più passano i giorni più gli italiani iniziano a scoprire il grande bluff della Lega sui migranti. Prima il sindaco di Lampedusa ha detto che i porti sono sempre stati aperti e poi il ministro Lamorgese ha mostrato come il Capitano non abbia fatto nulla per rimpatri e ricollocamenti europei. E Salvini che fa? A Non è l’Arena racconta che è andato a giocare sui gonfiabili con la figlia e si affida a Gesù misericordioso e al cuore immacolato di Maria

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Matteo Salvini continua a raccontare che quelli che sono al governo ora non stanno facendo niente. Anzi: stanno peggiorando le cose e “smontando” le tante cose buone fatte quando era ministro dell’Interno. Una su tutti: l’aumento degli sbarchi. Eppure il Conte bis non ha messo mano ai due decreti sicurezza che quindi sono ancora in vigore. Né risulta siano aumentati in modo esponenziale gli sbarchi da navi delle ONG, che erano gli unici che Salvini era in grado di “controllare” (per qualche giorno).

Salvini e la campagna della paura su trenta immigrati

Ieri sera a Non è l’Arena il capo della Lega ha parlato di nuovo di immigrazione. Di aumento degli sbarchi o della bufala della redistribuzione interna (che si faceva anche quando era ministro). Non ha però saputo rispondere su un punto importante: quello dei rimpatri. Quando Giletti gli chiede timidamente conto del lavoro fatto durante il suo mandato sui rimpatri Salvini nicchia, non risponde. I numeri ci dicono che con Salvini al Viminale i rimpatri non sono aumentati, anzi sono rimasti esattamente gli stessi di quando al governo c’era la sinistra nel 2107.

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Salvini non può nemmeno rispondere sul punto della redistribuzione e dei ricollocamenti a livello europeo. Perché anche lì i numeri dimostrano che quando era al governo i migranti da ricollocare in altri stati membri alla fine sono rimasti in Italia. E al contrario del suo predecessore il ministro Lamorgese quantomeno è riuscita a trovare un accordo (minimo) con altri tre paesi europei per la redistribuzione volontaria dei migranti che sbarcano dalle navi delle ONG o da altre imbarcazioni che non siano i barchini degli scafisti.

Ma cosa ha fatto davvero Salvini per i rimpatri?

Quell’accordo per Salvini è «una sòla, una fregatura» perché lui avrebbe fatto altrimenti. Eppure quando era al governo non è riuscito a fare nulla di più dell’accordo di Malta, anzi: non è riuscito a fare nulla. E sui rimpatri di coloro che non hanno diritto a stare in Italia? Di Maio ha annunciato nuovi accordi per velocizzarli, perché quando c’era Salvini gli immigrati rimandati a casa non sono stati tanti quanto quelli promessi. Ricordiamo che in campagna elettorale la Lega parlava di 600 mila irregolari da rimpatriare e che nel famoso contratto di governo si parlava di almeno 500 mila cittadini stranieri che dovevano essere rispediti indietro.

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I dati resi noti dal ministro Lamorgese però mostrano la differenza tra le promesse della Lega e la realtà: «i rimpatri effettuati dal nostro Paese nel 2017 sono stati 6.514 quelli forzati e 869 quelli volontari e assistiti, per un totale di 7.383. Nel 2018, i rimpatri forzati sono stati 6.820 e quelli volontari 1.161 per un numero complessivo di 7.981 mentre nel 2019, al 22 settembre, abbiamo rimpatriato forzatamente 5.044 immigrati e disposto 200 rimpatri volontari e assistiti per un totale di 5.244 persone». Siamo davvero molto distanti dai numeri che un elettore della Lega era legittimamente autorizzato ad aspettarsi.

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Cosa ha fatto Salvini sui rimpatri? La classica non-risposta del sedicente Capitano inizia con il ricordare che lui è un papà: «Ma guardi io sono ottimista per natura e poi sono un cittadino italiano. Sono un padre di famiglia che è andato coi bimbi a giocare sui gonfiabili e che prende i mezzi pubblici a Roma» (ma che c’entra?) e prosegue spiegando che se ne fai entrare troppi è difficile rimpatriarne altrettanti. «Prima chiudi il rubinetto e poi chiami l’idraulico», spiega Salvini con una di quelle metafore da massaia con cui è solito semplificare i termini delle domande che gli vengono poste. Ma allora com’è che quando lui ha chiuso “il rubinetto” dell’immigrazione i rimpatri non sono affatto aumentati? E cosa impedisce di lavorare contemporaneamente su più fronti? «Se me ne arrivano 140 mila in meno posso dedicarmi con più attenzione a rimandare indietro quelli che ho già qua», insiste Salvini che invece che spiegare come mai non è riuscito a fare nulla sui rimpatri continua a sventolare le «decine e decine» (in realtà sono trenta) di migranti che verranno trasferiti dalla Sicilia a Terni. Dimenticando di quando (forse per fare un favore al Presidente Fedriga) ne ha fatti spostare duemila dal Friuli-Venezia Giulia in altre regioni italiane. Salvini dice che ha lavorato tantissimo per chiudere accordi sui rimpatri con la Tunisia e con la Libia. Ma non dice che gli accordi con la Tunisia c’erano già e che alla sua richiesta di “aumentare” i trasferimenti Tunisi ha risposto di no. Non dice che in Libia c’è la guerra quindi nessuno può essere rimpatriato. E non dice che quando andò in Libia (con grande produzione di selfie sul volo militare) i libici declinarono l’offerta di diventare il campo profughi dell’Europa. Giletti a quanto pare si accontenta delle risposte di Salvini e non ritiene necessario fare altre domande.

Leggi anche: Come Il Giornale prova a incolpare Lamorgese per le fondine della polizia (ma Salvini c’era…)

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