Tutto quello che il ministro Bonafede non ha capito dell’inchiesta sullo stadio della Roma

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-06-19

Il ministro della Giustizia si è presentato ieri a Otto e Mezzo per una chiacchierata dove ha spiegato che il progetto dello stadio di Parnasè un successo politico di Virginia Raggi. E sui rapporti di Lanzalone con il M5S ha cercato di minimizzare. Dimenticando però alcune cose. Che stanno scritte sulle carte giudiziarie

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Ieri sera a Otto e Mezzo era ospite il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, esponente di spicco del MoVimento 5 Stelle chiamato più volte in causa dal punto di vista politico sulla vicenda dell’inchiesta “Rinascimento” sullo stadio della Roma e sul sistema di corruzione messo in piedi dall’imprenditore Luca Parnasi.  In poco più di venti minuti Bonafede è riuscito a parlare senza dire nulla. Nemmeno quando si è trattato di prendere posizione tra le dichiarazioni di Roberto Fico sull’Ungheria e quelle di Salvini, che è notoriamente amico di Orban.

Cosa c’entra Bonafede con l’inchiesta su Luca Parnasi?

Bonafede non è in alcun modo coinvolto nelle indagini. Il suo nome però spunta all’interno di un’intercettazione trascritta nell’ordinanza del Tribunale di Roma. Durante una conversazione su Lanzalone – ex presidente Acea ed ex consulente della sindaca per lo stadio della Roma – l’imprenditore tesse le lodi dell’avvocato (che in un’altra intercettazione definirà il “mr Wolf” della situazione) spiegando che «è stato messo a Roma da Grillo per il problema dello stadio insieme al professore Fraccaro [Riccardo, ministro per i rapporti con il Parlamento] e Bonafede».

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Nell’ordinanza si legge anche che Lanzalone «su disposizione del Sindaco ha svolto attività di consulenza per il Comune nell’ambito dell’iter amministrativo connesso alla approvazione del progetto del Nuovo Stadio della Roma». La sindaca Raggi, anche lei estranea all’inchiesta (anche se ha telefonato a Lanzalone per avvertirlo di una perquisizione al Campidoglio) ha spiegato a Porta a Porta che a presentare l’avvocato genovese (che sta seguendo anche la causa intentata da alcuni attivisti contro il M5S) alla sindaca della Capitale sono stati i due responsabili degli enti locali del MoVimento 5 Stelle (e ora ministri) Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro.

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Uno stralcio della conversazione tra Lanzalone e Costantini dove vengono fatti i nomi di Alfonso (Bonafede) e Luigi (Di Maio)

La Raggi ha raccontato che all’indomani dell’arresto di Marra, Bonafede e Fraccaro diedero “un po’ di supporto” alla giunta. Che questo sia accaduto davvero lo confermano anche le dichiarazioni dei giorni scorsi di Roberta Lombardi, che ha invitato Fraccaro e Bonafede a “fare chiarezza” per fugare ogni dubbio e quello che disse ad inizio anno l’ex consigliera comunale M5S Cristina Grancio.

La versione di Bonafede

E del “supporto” dato da Bonafede e Fraccaro sul dossier del nuovo stadio della Roma si parla anche in una chat su WhatsApp dei consiglieri capitolini nella quale ci sono anche la sindaca e il capogruppo Paolo Ferrara. Nei giorni scorsi il ministro della Giustizia era particolarmente irritato per alcuni titoli di giornali che riprendevano le dichiarazioni fatte dalla Raggi da Vespa. Il Guardasigilli però era irritato con i giornalisti e non con la compagna di partito. Ecco quindi che ieri ha deciso di andare da Lilli Gruber per dare la sua versione dei fatti. Bonafede ha detto di non aver “niente da chiarire” ma di voler solo “condividere questa chiaccherata” (sic)  spiegando che «il suo silenzio è dovuto a due fatti principali: che quest’inchiesta non ha nulla a che vedere con me. un politico quando parte un’inchiesta così importante deve stare in silenzio, soprattutto quando questo politico sono io che sono il ministro della Giustizia».

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Bonafede conferma – e del resto non potrebbe fare altro visto che altrimenti darebbe delle bugiarde alla Raggi e alla Lombardi di aver  presentato l’avvocato Lanzalone alla sindaca: «assieme a Riccardo Fraccaro facevamo parte della squadra di coordinamento e di supporto dei comuni governati dal MoVimento 5 Sstelle». Supporto che come è noto si concretizzava anche con il mettere in riga i consiglieri più recalcitranti, visto che Fraccaro faceva anche parte del Collegio dei Probiviri, l’organo di “garanzia” che irroga sanzioni ed espulsioni a chi non segue la linea del partito. A questo si aggiunga che Lanzalone ha contribuito a scrivere lo statuto del MoVimento e si capisce come la sua posizione sia tutt’altro che marginale o secondaria all’interno del M5S.

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Nei giorni scorsi Luigi Di Maio a Rtl 102.5 aveva spiegato – parlando di Lanzalone – che  «Lo abbiamo premiato con Acea per il lavoro fatto». La spiegazione di Bonafede è che «la procedura di nomina del presidente di Acea è una procedura che ha le sue regole e sono state tutte rispettate in piena trasparenza», una cosa che nessuno ha messo in dubbio. Ciò che viene messo in dubbio invece è l’opportunità politica di premiare Lanzalone con la presidenza della più grande municipalizzata romana, oltretutto una quotata in borsa. Quanto pesava quel “suggerimento” fatto da Bonafede? Nessuno ieri in studio ha chiesto conto di un’altra vicenda ovvero di quando l’ex assessora Muraro dichiarò che il nominativo del Dg di AMA (la municipalizzata dei rifiuti) fu fatto da Davide Casaleggio per tramite di Lanzalone.

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L’interrogazione su Luca Lanzalone presentata da Michela Di Biase in Assemblea Capitolina

Bonafede qui si fa esegeta delle parole del Capo Politico del M5S: «probabilmente Luigi Di Maio ha parlato di premio ma in realtà si tratta di questo; siccome il Comune di Roma è socio di Acea esprime anche una parte del Cda Virginia Raggi probabilmente nella selezione dei curricula avrà preso in considerazione l’esperienza che Lanzalone ha fatto nella sua carriera professionale».

Bonafede: «Quello dello stadio è un successo politico»

Secondo il ministro non solo non c’è alcuna responsabilità politica del M5S nella vicenda ma addirittura il nuovo progetto dello stadio è un successo politico del suo partito. Per chi se ne fosse dimenticato al centro dell’inchiesta c’è colui che è il proponente del progetto dello stadio, che è accusato di aver messo in piedi un sistema di corruzione al fine di ottenere il permesso a costruire il complesso sportivo sui terreni di sua proprietà. Ad essere coinvolti nell’inchiesta ci sono esponenti di tutte le forze politiche. Per il MoVimento 5 Stelle oltre a Lanzalone ce ne sono altri quattro. Bonafede però ieri sera ne ha citati solo due, i candidati all’uninominale (scelti personalmente da Di Maio) Vaglio e Piva definendoli mele marce (una definizione già usata in passato, senza successo) e spiegando che la reazione del MoVimento è quella che qualifica l’azione politica del partito.

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Il ministro però “dimentica” che nell’inchiesta sono stati coinvolti anche il capogruppo Paolo Ferrara e l’assessore allo sport del X Municipio Giampaolo Gola. Dalle carte il coinvolgimento di questi ultimi sembra essere molto più “pesante” di quello di Vaglio e Piva che in sostanza sono accusati “solo” di aver falsificato alcune fatture. Per Bonafede l’inchiesta solleva soprattutto il problema della trasparenza “di tutti coloro che fanno le donazioni. Il risultato concreto è che il “successo politico” del M5S è bloccato a causa dell’inchiesta ma per il ministro “Virginia Raggi è riuscita ad ottenere di fare un bel progetto”. La domanda che traspare dalle carte dell’inchiesta, è: grazie all’operato di chi la Raggi ha ottenuto questo successo? La risposta è: Luca Lanzalone. Ma quello che interessa a Bonafede sono i fatti. Lo ha spiegato anche quando ha difeso le dichiarazioni del ministro dell’Interno Salvini su Rom, Sinti e migranti. Quello che contano non sono le parole (schedatura, pacchia strafinita, i rom italiani purtroppo ce li dobbiamo tenere) ma l’azione di governo. Quindi Salvini potrà dire tutto quello che vorrà, usando un linguaggio sempre più violento, purché porti a casa il risultato. E del resto anche Bonafede ritiene che l’Italia “abbia alzato la testa” e che sia stata “umiliata” fino all’altro ieri. Parole che hanno messo in imbarazzo perfino Antonio Padellaro.

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