Il senso di Salvini per Casapound

di dipocheparole

Pubblicato il 2018-10-24

“Oggi parlo di Desirée, domani parleremo anche di questo”: curiosamente, Matteo Salvini non aveva tanta voglia di rispondere a domande sullo sgombero del palazzo di via Napoleone III in cui da anni alloggia Casapound e allora ha risposto così a chi oggi a San Lorenzo – dove è stato contestato – gli chiedeva della faccenda …

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“Oggi parlo di Desirée, domani parleremo anche di questo”: curiosamente, Matteo Salvini non aveva tanta voglia di rispondere a domande sullo sgombero del palazzo di via Napoleone III in cui da anni alloggia Casapound e allora ha risposto così a chi oggi a San Lorenzodove è stato contestato – gli chiedeva della faccenda e delle minacce alla Guardia di Finanza lì per un sopralluogo un paio di giorni fa. Stamattina a RTL aveva dribblato con altrettanta eleganza una domanda diretta: “La violenza non è la soluzione a niente. Chi deve fare i controlli deve poterli fare tranquillamente, non possono esserci aree fuori dalla legalità in nessuna parte del Paese”. D’altro canto Salvini con gli esponenti di Casapound andava anche a cena e si faceva scattare foto-ricordo delle tavolate insieme, quindi si capisce l’imbarazzo nel dover fare la faccia brutta oggi con gli amici di ieri.

matteo salvini cena casapound

Ma il capogruppo del MoVimento 5 Stelle Roma in Campidoglio (in realtà è ancora vicecapogruppo) Giuliano Pacetti su Facebook ha deciso lo stesso di andare all’attacco del ministro espressione dell’alleanza Lega-M5S: «L’occupazione abusiva da parte di Casapound di un immobile del Demanio al centro della città non può essere tollerata: a che titolo i suoi esponenti vivono gratuitamente nel centro di Roma? La nostra amministrazione è pronta a supportare lo sgombero. Siamo certi che il Ministro dell’Interno Salvini provvederà in tempi brevi, perché sono questi i segnali forti di cui la città ha bisogno». Ed è difficile non vedere nelle parole di Pacetti un sarcasmo piuttosto intenso, diretto nei confronti di qualcuno che in Campidoglio non è un alleato ma un pericoloso concorrente, specie se davvero si tornerà a breve a nuove elezioni. Dall’altra parte Salvini continua a fare finta di nulla quando viene chiamato in causa per i suoi rapporti con l’estrema destra o quando si trova in situazioni che potrebbero scontentare i non-alleati. Chissà perché, eh?

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