Le patetiche bugie di Salvini e Di Maio sull’aumento dell’Iva

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-12-20

Dopo la clamorosa vittoria di Conte a Bruxelles i due vicepremier hanno deciso di competere nel campionato mondiale di arrampicata sugli specchi per spiegare all’amato Popolo che dal 2020 l’Iva aumenterà. Evitarlo è semplice, basta trovare 24 miliardi di euro, purtroppo però un cane si è mangiato i compiti con le coperture finanziarie

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Il giorno dopo è quello delle scuse e delle giustificazioni. L’accordo al ribasso con Bruxelles ha reso evidente a tutti (o quasi) come la brillante strategia dell’andare a fare la voce grossa con una Commissione con il mandato in scadenza non sia servito a nulla. La Manovra del Popolo frutto dell’accordo con la Commissione non è quella annunciata dal balcone di Palazzo Chigi da Di Maio e non è nemmeno quella approvata dalla Camera (a proposito di centralità del Parlamento). È un’altra cosa.

La Manovra del Popolo? La pagherà il Popolo!

Ma la nuova manovra con bollinatura di Bruxelles non comporta solo una riduzione delle risorse disponibili per mantenere tutte le promesse del governo del Cambiamento. Per quello poco importa perché tanto la povertà è stata già abolita per decreto. Perché il segreto del clamoroso successo di Conte in Europa è tutto in una promessa: quella di trovare 38 miliardi di euro aggiuntivi in tre anni. Come fare? La risposta è in alcune paroline magiche clausola di salvaguardia dell’IVA. Le cosiddette clausole di salvaguardia sono norme che prevedono la variazione automatica di specifiche voci di tasse e imposte con efficacia differita nel tempo rispetto al momento dell’entrata in vigore della legge che le contiene. Sono dette di salvaguardia in quanto finalizzate a salvaguardare il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica definiti dal Governo per gli anni in cui le variazioni diventano efficaci.

di maio salvini clausole iva - 1

Dopo l’accordo con la Commissione salta la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia su Iva e accise nel 2020 e 2021. Significa che nel 2019 l’Iva non aumenterà ma che invece – se il governo non troverà altrove le risorse – lo farà nei prossimi anni. E non stiamo parlando di qualche misero decimale o di poche decine di milioni. La cifra che il governo dovrà recuperare per scongiurare l’aumento dell’Iva è di 24 miliardi di euro. L’alternativa ovviamente è l’aumento della tassa sui consumi, che non essendo progressiva (ma questo è il governo della Flat Tax, checcefrega) colpirà in misura maggiore i ceti meno abbienti.

Per Salvini è colpa dei governi precedenti, quelli in cui c’era la Lega

Secondo Salvini però tutto questo non succederà: «l’Iva non aumenta. Non l’abbiamo aumentata per quest’anno e non l’aumenteremo nei prossimi anni. È un altro dei regalini che abbiamo ereditato dai governi precedenti, come la fatturazione elettronica». La colpa quindi per il ministro dell’Interno è dei governi precedenti. E Salvini lo sa bene visto che il primo a mettere le clausole di salvaguardia fu Silvio Berlusconi nel 2011 con la famosa manovra di Ferragosto che aveva disposto l’aumento dell’aliquota Iva dal 20 al 21%. Se Salvini non ci crede può chiederlo al relatore di maggioranza della manovra economica del 2011 (nonché presidente della Commissione Bilancio). Dovrebbe conoscerlo, si chiama Giancarlo Giorgetti, è della Lega e attualmente è sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

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Detto questo e appurato che la Lega condivide con i famigerati governi precedenti questa responsabilità (anzi faceva parte del governo che hai inventato il meccanismo) bisogna ricordare a Salvini  che a mettere le clausole di salvaguardia sul 2020 e sul 2021 non sono quelli di prima ma quelli di adesso. Ovvero il governo Conte del quale risulta anche il ministro dell’Interno faccia parte.  Sarebbe quindi bene che da ministro, da papà e leader politico Salvini si prendesse le sue belle responsabilità.

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Altro caso patologico è rappresentato dal vicepremier Luigi Di Maio che a Radio Capital ha dichiarato che «non c’è l’aumento di Iva quest’anno e non ci sarà l’anno prossimo. Abbiamo disinnescato le clausole per quest’anno e le disinnescheremo anche l’anno prossimo». A questo punto sarebbe interessante che Di Maio abbandonasse la politica degli annunci e dei tatticismi (che sono serviti eccome a fregare quei cattivoni di Bruxelles) ci dicesse come intende farlo. Per caso da qualche parte, in qualche scaffale o stanzetta di manine dei ministeri Di Maio sa che esistono 24 miliardi di euro per il 2020 e altrettanti per il 2021? Per fare un confronto le clausole di salvaguardia per sterilizzare l’aumento dell’Iva nel 2019 (quelle lasciate da Gentiloni) ammontano a circa 12,5 miliardi di euro. Le clausole vigenti prevedono un aumento dell’IVA ordinaria al 24,9% nel 2020 e al 25% a decorrere dal 2021, nonché un aumento delle accise sui carburanti tale da produrre un gettito di 400 milioni a decorrere dal 2020. Ma Salvini lo sa? Non era quello che aveva promesso di togliere le accise entro un mese?

Leggi sull’argomento: L’aumento delle accise per il 2020 nella Manovra del Popolo (ma Salvini lo sa?)

 

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