Come la Regione Lombardia ha lasciato un anziano a morire in una RSA perché non era “opportuno” portarlo in ospedale

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-04-20

Stefano Capovento, 78 anni, diabetico e sulla sedia a rotelle, che si trovava ricoverato nella RSA di Casasco Interlvi con febbre e bassa saturazione, tipici sintomi del Coronavirus SARS-COV-2 e di COVID-19. Capovento è morto sabato scorso, il giorno dopo il suo arrivo all’ospedale Valduce dove è stato finalmente ricoverato dopo un provvedimento del giudice che ordinava di portarcelo

article-post

Oggi La Provincia di Como racconta in prima pagina l’incredibile storia di Stefano Capovento, 78 anni, diabetico e sulla sedia a rotelle, che si trovava ricoverato nella RSA di Casasco Intelvi con febbre e bassa saturazione, tipici sintomi del Coronavirus SARS-COV-2 e di COVID-19. Capovento è morto sabato scorso, il giorno dopo il suo arrivo all’ospedale Valduce dove è stato finalmente ricoverato dopo un provvedimento del giudice che ordinava di portarcelo.

Come la Regione Lombardia ha lasciato un anziano a morire in una RSA vietando di portarlo in ospedale

La figlia, Marianna, ha raccontato cosa è successo al padre, ex usciere delle Poste di Como: “La casa di cura – ha spiegato – era già chiusa a tutti i parenti da gennaio, dopo le notizie sui contagi da coronavirus in Cina. Nonostante questo mio papà, come molti altri ospiti là dentro, si è ammalato”. Il 9 aprile a Marianna arriva una telefonata che la informa che Stefano ha la febbre e che è stato attivato il protocollo COVID, anche se non è stato fatto il tampone. Il 14 viene richiamata per avvisarla che il padre si è aggravato con una saturazione di 93. Un amico ex pneumologo le consiglia di farlo portare subito in ospedale. Giovedì l’avvocato Giovanna Marro, che è tutore legale di Stefano, sottoposto ad amministrazione di sostegno, presenta un’istanza urgente al giudice tutelare, che venerdì mattina notifica alla Rsa di aver autorizzato il legale a far ricoverare Capodivento “in una struttura idonea ad accogliere pazienti affetti da Covid”.

provincia di como

Al pomeriggio Capovento arriva all’ospedale Valduce dove muore il giorno dopo. “Perderlo così fa male – dice l’altra figlia Mary – l’hanno tenuto fino al 17, da prima di Pasqua, senza portarlo in ospedale. Questo non posso accettarlo”. Antonella Ferioli, dell’ufficio comunicazioni del gruppo Korian che gestisce l’RSA, ha ricordato che un atto della giunta regionale che risale 30 marzo “pregava le rsa di non inviare pazienti con più di 75 anni in pronto soccorso”. Nel caso di pazienti con sintomi similinfluenzali o positivi al coronavirus la delibera del 30 marzo rilevava che con “età avanzata (>75 anni) e presenza di situazione di precedente fragilità nonché presenza di più comorbilità, è opportuno che le cure vengano prestate presso la stessa struttura per evitare ulteriori rischi di peggioramento dovuti al trasporto e all’attesa in Pronto Soccorso”. Della delibera aveva parlato nei giorni scorsi anche il senatore Gregorio De Falco, ex M5S.

Le tre delibere della Regione Lombardia su Coronavirus e case di riposo

La delibera è una delle tre della Regione Lombardia che attualmente sono sotto la lente della procura di Milano che indaga sulla strage di anziani nelle case di riposo del territorio. La prima è l’ormai famosa delibera di giunta dello scorso 8 marzo, la XI/2906, con cui la Regione prevede la possibilità di trasferire malati Covid-19 a bassa intensità nelle case di riposo, se queste possono garantire strutture autonome e isolamento del paziente, di cui abbiamo parlato quando Luca Degani, presidente di Uneba (l’associazione delle case di riposo lombarde), l’ha definita come “la delibera che ha portato il coronavirus nelle RSA”. La procura intende verificare se, al contrario, non ci siano stati enti che hanno accolto malati senza poter garantire l’isolamento tra vecchi e nuovi ospiti, positivi al virus. Facendo in questo modo esplodere quei focolai che hanno provocato centinaia di decessi nelle Rsa.

delibera regione lombardia no anziani pronto soccorso
La delibera della Regione Lombardia sugli anziani da lasciare nelle case di riposo (Fonte: sito Regione Lombardia)

La seconda delibera è la XI/3020 del 30 marzo, che garantisce alla residenza una retta giornaliera di 150 euro, pagato dalla Regione. E alcuni enti potrebbero aver celato l’assenza dei requisiti pur di incassare ricchi finanziamenti. La terza è questa, ovvero la delibera XI/3018, con cui la giunta ha disposto il divieto di accesso nelle residenze per anziani ai familiari e dato indicazione di non trasferire nei pronto soccorso gli ultra 75enni. Scriveva Repubblica qualche giorno fa a proposito delle indagini:

«Nel caso di età avanzata (oltre 75 anni) e presenza di situazione di precedente fragilità o di più comorbilità — si legge nel documento — è opportuno che le cure vengano prestate presso la stessa struttura, per evitare ulteriori rischi di peggioramento dovuti al trasporto e all’attesa in pronto soccorso». Nei giorni di maggiore saturazione degli ospedali, il provvedimento intendeva evitare ulteriori afflussi di pazienti. Ma molti anziani, nelle case di riposo sono rimasti senza cure e assistenza. E alla fine sono morti.

Proprio quello che è capitato anche a Stefano Capovento.

Leggi anche: Con 12mila morti Gallera va da Fazio a dire che la Lombardia ha retto benissimo

Potrebbe interessarti anche