Cultura e scienze

Tutte le idee che i 5 Stelle hanno rubato a Rousseau

Maurizio Stefanini 18/11/2018

Rousseau offre a quel populismo contemporaneo di cui il grillismo è la principale versione italiana un’infinità di spunti. Il benecomunismo, ad esempio. O il neo-luddismo. La decrescita felice. “La miseria non consiste nella privazione delle cose, ma nell’avvertirne il bisogno”. E, su tutto, il bisogno del caudillo

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Jean-Jacques Rousseau, Contratto Sociale: “Il popolo raudnato! si dirà; quale chimera! È una chimera oggi, ma non la era due mill’anni fa. Gli uomini cambiarono forse natura? I confini del possibile nelle cose morali sono meno angusti di quello che noi pensiamo, ma sono ristretti dalle nostre debolezze, da’ nostri vizi, da’ nostri pregiudizi”. Secondo i Cinque Stelle, Internet avrebbe ormai reso la “chimera” possibile. Quell’ideale dei cittadini in assemblea permanente che era stato alla base della democrazia antica, e che l’aumento delle dimensioni e popolazione degli Stati aveva obbligato a sostituire con la rappresentanza. Per questo, a Rousseau i Cinque Stelle hanno infatti dedicato la propria “Piattaforma”. “Rousseau è la piattaforma del MoVimento 5 Stelle dove puoi esprimere le tue idee e sostenere le sfide in cui credi, proponendo disegni di legge, votando le leggi proposte dagli altri utenti che ritieni più utili o urgenti, e portando tematiche di interesse collettivo all’attenzione dei nostri Portavoce”, spiega il sito.

Tutte le idee che i 5 Stelle hanno rubato a Rousseau

Ma Rousseau diceva anche che “la sovranità non può rappresentarsi per la stessa ragione onde non può essere alienata”. Sovranismo ante litteram. “Essa consiste essenzialmente nella volontà generale, e la volontà non si rappresenta: od è la stessa, od è un’altra, non vi ha punto di mezzo. I deputati del popolo non sono dunque, né possono essere suoi rappresentanti, sono soltanto suoi commissari, e non ponno conchiuder nulla definitivamente. Qualsiasi legge che non sia stata ratificata dal popolo in persona, è nulla, non è una legge”. Appunto, deputati e senatori nella narrazione dei Cinque Stelle sono squalificati come “casta” meritevole di punizione attraverso taglio sempre più drastico degli emolumenti, mentre gli eletti pentastellati vengono qualificati come meri “portavoce”. Poiché “uno vale uno” devono funzionare semplicemente come loro megafoni. “Il popolo inglese pensa d’esser libero; ei s’inganna a partito; e non è libero se non durante l’elezione dei membri del parlamento: non appena li ha eletti, che torna schiavo e non è più niente. Nei brevi istanti di sua libertà, per l’uso che ne fa, merita di perderla”, è pure scritto nel Contratto Sociale. In effetti, l’elettore inglese che si è appena messo a piangere in diretta radio per aver votato Leave al referendum alla Brexit dimostra come anche a colpi di democrazia diretta si possano fare scempiaggini .

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Per Rousseau peraltro “l’idea dei rappresentanti è moderna”. Sembrerebbe un elogio, e un grande storico del liberalismo come Guido De Ruggiero ha in effetti individuato proprio nelle istituzioni medioevali l’origine della istituzioni democratiche moderne. Ma il fatto è che secondo Rousseau solo il buon selvaggio allo stato di natura è felice. Dunque aggiunge che si tratta di “un’eredità del governo feudale, di quell’iniquo ed assurdo governo, in cui l’umana schiatta è degradata, ed il nome d’uomo disonorato. Nelle antiche repubbliche ed anche nelle monarchie, il popolo non ebbe mai rappresentanti; questa parola non era conosciuta”. Casaleggio junior prevede infatti che i parlamenti finiranno per sparire, e Grillo propone di sostituire il voto col sorteggio. Nell’attesa, all’incarico del ministro per i rapporti col parlamento è stato aggiunto anche quello della democrazia diretta (anche se poi quando questa democrazia diretta è utilizzata contro le Amministrazioni a Cinque Stelle non è che venga poi effettivamente promossa troppo. Referendum sull’Atac docet… Ma Rousseau aveva pertanto avvertito come “affinché dunque il patto sociale non sia un vano formulario, deve contenere tacitamente questo impegno, che solo può dar forza agli altri, che chiunque cioè ricuserà d’ubbidire alla volontà generale, vi sarà costretto da tutto il corpo: lo che non significa altro se non che sarà obbligato a viver libero”.

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Di nuovo, un gruppo di eletti grillini si ribella a questo “obbligo”. Ma è questa la logica profonda dei sistemi plebiscitari, da Napoleone in poi. Appunto, Napoleone si era formato su Rousseau: giovane ufficiale, invitava le ragazze a cogliere ciliegie assieme, modello “Confessioni”. E appunto rispondendo a Rousseau, poco dopo l’era napoleonica, nel febbraio del 1819 Benjamin Constant fece all’uditorio dell’Athénée Royal di Parigi un famoso discorso in cui distinse “la libertà degli antichi, paragonata a quella dei moderni”. La prima, come nell’Atene di Pericle, basata sul diritto del cittadino di partecipare alle decisioni politiche in città Stato dalla popolazione ristretta. La seconda, secondo il modello del costituzionalismo anglo-americano, fondata invece piuttosto sul diritto del singolo a poter prendere decisioni senza l’interferenza dello Stato. Proprio per aver fatto confusione tra le due cose, spiegava, i promotori della presa della Bastiglia avevano finito per sostituire il vecchio dispotismo con un dispotismo nuovo e ancora più oppressivo. Morto Marx, è forse fatale che il radicalismo torni a chi c’era stato prima di lui. Nel mondo islamico al Corano; in Occidente a Rousseau . Attraverso l’ammirazione per un tipico roussueauiano-bonapartista come Simón Bolívar, guardando a quella Costituzione di Angostura che Bolívar aveva proposto proprio nello stesso 1819 del discorso di Constant, capostipite di questo revival era stato d’altronde già nel 1999 Hugo Chávez. Strumento, quella Costituzione della Quinta Repubblica venezuelana che assieme ai tre classici poteri delle democrazie liberali contempla anche due ulteriori poteri che attraverso Rousseau vengono direttamente dall’Antichità: quello Cittadino e quello Elettorale. Il secondo richiama alla democrazia diretta anche attraverso la revocabilità permanente degli eletti: un principio caro ai grillini e ai “contratti” che la Casaleggio fa firmare, e corrispondente a un’altra massima di Rousseau. “I depositari del potere esecutivo non sono i padroni del popolo, bensì i suoi funzionari; esso può nominarli o destituirli quando gli piaccia”. Il primo è invece erede dell’Eforato spartano, della Censura romana e dei Dieci della Repubblica di Venezia, e corrisponde a un tipo di magistratura che può sanzionare gli eletti per comportamenti “immorali” anche non costituenti reato. “Chiunque arrossisce è già colpevole: la vera innocenza non ha vergogna di niente”, diceva Rousseau. Insomma, una confluenza tra assemblearismo sessantottino e giustizialismo girotondino che potrebbe sembrare occasionale e perfino contro natura: ma che Rousseau ci permette invece di ricollegare a qualcosa di molto più coerente, e più antico. Ma Rousseau offre a quel populismo contemporaneo di cui il grillismo è la principale versione italiana anche un’infinità di altri spunti. Il benecomunismo, ad esempio. “Se dimenticherete che i frutti sono di tutti e che la terra non è di nessuno, sarete perduti!”. Il neo-luddismo. “Tutte le cose sono create buone da Dio, tutte degenerano tra le mani dell’uomo”. La decrescita felice. “La miseria non consiste nella privazione delle cose, ma nell’avvertirne il bisogno”. E, su tutto, il bisogno del caudillo. “Tutti hanno ugualmente bisogno di una guida: bisogna costringere gli uni ad adeguare la loro volontà alla ragione; bisogna insegnare al popolo a conoscere ciò che vuole”.

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