Roberta Lombardi chiede a Di Maio di lasciare

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-02-14

« Gli consiglio di valutare, tra le varie proposte che metterà in discussione, di ridimensionare questo suo sovraccarico», dice la Faraona in un’intervista a Repubblica

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Roberta Lombardi ha già in altre occasioni esternato la sua sfiducia nei confronti dell’attuale guida politica del MoVimento 5 Stelle, perché la Faraona ha un pregio indiscusso: quando Grillo non la cazzia non ha paura di dire quello che pensa sul MoVimento 5 Stelle. Oggi, in un’intervista rilasciata ad Annalisa Cuzzocrea di Repubblica dice con diplomazia che Luigi Di Maio dovrebbe lasciare la guida del M5S:

Può il capo politico avviare questa riorganizzazione e fare anche il vicepremier guidando due ministeri?
«Ho detto in tempi non sospetti che tenere insieme tutte queste attività sarebbe proibitivo per chiunque. Per quanto Luigi (Di Maio, ndr) sia in gamba, veloce, brillante, è comunque un essere umano e la giornata è di 24 ore. Gli consiglio di valutare, tra le varie proposte che metterà in discussione, di ridimensionare questo suo sovraccarico».

Fare un passo indietro?
«Può essere che gli iscritti gli dicano continua tu, ma una valutazione fossi in lui la farei».

Cosa pensa della sconfitta in Abruzzo?
«Non sono stata colpita per il passaggio dal 40 per cento delle politiche al 20,2 di adesso, perché sappiamo come funziona. Quello che mi ha colpito è non aver fatto meglio di 5 anni fa, nonostante il gran lavoro di Sara Marcozzi e degli altri consiglieri regionali. Le persone con un minimo di intelligenza capiscono che degli errori sono stati fatti per forza».

Caso Diciotti, cosa deve fare il Movimento?
«Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, Di Maio e Danilo Toninelli hanno fatto bene ad assumersi la responsabilità collegiale della scelta di Salvini. Ma i 5 Stelle devono votare sì all’autorizzazione. L’Associazione nazionale magistrati ha rivendicato la separazione tra i poteri dello Stato garantita dalla Costituzione. Votando sì legittimeremmo sia l’operato dei giudici che quello del ministro dell’Interno, che potrà dimostrare di aver agito nel rispetto delle sue prerogative».

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