La querela di Renzi a Travaglio in diretta a Torino

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-02-23

Sul palco del Lingotto annuncia azioni legali contro Vissani, Pelù, Belpietro e Costanza Miriano. E annuncia l’apertura della casella di posta denunce@matteorenzi.it

article-post

Ieri Matteo Renzi durante la presentazione a Torino del suo nuovo libro Un’altra strada – Idee per un’Italia di domani, ha annunciato azioni legali contro Travaglio e il suo giornale e altri giornalisti e VIP. Il direttore del Fatto Quotidiano è apparso infatti durante una trasmissione di La 7 in collegamento dal suo studio con alle spalle un rotolo di carta igienica con la faccia di Renzi impressa sopra.

La querela di Renzi a Travaglio in diretta

Renzi aveva annunciato già di voler querelare Travaglio il 17 gennaio scorso. A Torino si è presentato con il suo avvocato Lorenzo Pellegrini e ha annunciato querela a Travaglio e a Maurizio Belpietro, “lo chef che ha detto che sono nazista” (Gianfranco Vissani), “il cantante che ha detto che sono il boy scout di Licio Gelli” (Piero Pelù) a cui Renzi chiede 100mila euro, la giornalista RAI Costanza Miriano che ha detto che “i bambini in mare muoiono perché Renzi ha aperto i porti”; ha anche aggiunto che ha aperto la casella di posta denunce@matteorenzi.it per raccogliere segnalazioni da trasformare in querele e richieste di risarcimento danni.

La Sala del Lingotto di Torino ieri conteneva più di 580 persone. C’erano anche Maria Elena Boschi e Lorenzo Guerini: la prima ieri ha endorsato Roberto Giachetti come suo candidato alle primarie del Partito Democratico, mentre l’ala più “governista” dei renziani si è schierata con Maurizio Martina. A proposito della vicenda che vede coinvolti i suoi genitori, Renzi ha affermato di non aver mai detto nulla contro la giustizia. “Indagine è legittima. Ma non posso sopportare che i miei genitori soffrano. Sono fiero e orgoglioso di essere loro figlio. Non ho nulla di cui vergognarmi. Conosco i fatti”. Ed ha aggiunto: “Vogliamo una sentenza in nome del Popolo italiano, in un’aula di tribunale”.

Renzi e Giarrusso

E “al senatore Giarrusso che ha detto che dovrei essere impiccato rispondo che non mi faccio impaurire da questa gente qui e non ci faranno tacere”, ha detto ancora, non rendendosi conto ancora che quelle frasi risalgono al 2015.”Io vorrei qui sommessamente fare notare – ha aggiunto- alla signora presidente del Senato che è una vergogna che nessuno abbia detto un parola per questo senatore che ha auspicato l’impiccagione di un altro senatore. A uno che vuole tagliarmi la testa – ha aggiunto – rispondo che ho chiesto al gruppo del Senato di intervenire lunedì in Aula”.

Leggi anche: Dibba il sommergibile: tutte le volte che Di Battista è sparito quando tirava una brutta aria

Potrebbe interessarti anche