Rami l’eroe e Ousseynou Sy il mostro: perché Di Maio e Salvini non possono decidere chi merita di essere italiano

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-03-21

Luigi Di Maio chiede di togliere immediatamente la cittadinanza all’autista dell’autobus come se le leggi italiane fossero i regolamenti interni del M5S. Matteo Salvini, uno che fino a qualche anno fa non si sentiva rappresentato dal tricolore, scopre invece l’importanza della cittadinanza premio da conferire al piccolo eroe di San Donato Milanese

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«Questo è un Paese che deve saper guardare oltre. È un Paese che non può fermarsi all’indignazione. Siamo molto di più della semplice indignazione» scrive il vicepremier Di Maio su Facebook e dopo nemmeno una riga dà immediatamente fiato alle trombe dell’indignazione proponendo di togliere la cittadinanza a Ousseynou Sy, l’autista che ieri ha sequestrato un bus con una scolaresca. Lo fa con la modalità tipica di chi ritiene che i principi dello Stato di diritto equivalgano alle regole del MoVimento 5 Stelle: «Credo sia un dovere togliere immediatamente la cittadinanza a quel criminale che ieri, a San Donato Milanese, stava per compiere una strage di 51 bambini».

Il senso per lo Stato di diritto di Luigi Di Maio

Ieri Di Maio ha espulso immediatamente Marcello De Vito dal M5S senza attendere il parere dei probiviri. Oggi farnetica di togliere la cittadinanza ad un italiano di origine straniera senza nemmeno aspettare la sentenza dei giudici. L’etat c’est moi diceva un altro Luigi passato alla storia. Al momento in cui scriviamo, rassicuriamo i lettori: è la stessa tempolinea del Capo Politico del M5S, Sy è accusato di sequestro di persona, strage, incendio, resistenza con l’aggravante di aver agito con finalità terroristica. Ma così come per altri indagati non è detto che tutte le accuse diventino capi d’imputazione e successivamente condanne.

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Di Maio del resto arriva tardi, perché già Salvini aveva fatto sapere di voler fare «di tutto per togliere la cittadinanza italiana» a Sy. Lo può fare? La legge dice di sì. Ma ci sono delle precise condizioni ed è per questo che il ministro dell’Interno non si sbilancia a dire, ad esempio, che grazie all’articolo 14 del Decreto Sicurezza da lui varato sarà possibile farlo.

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Perché è proprio il cosiddetto Decreto Salvini, entrato in vigore il 1 dicembre 2018, a prevedere la possibilità di revoca della cittadinanza acquisita (ovvero solo ai cittadini italiani di origine straniera e non agli italiani nativi) nei casi in cui queste persone rappresentino una grave minaccia per lo Stato.  Non vale quindi per tutti i reati, ma solo per alcuni, vale a dire i delitti commessi per finalità di terrorismo o di eversione dell’ordinamento costituzionale (a Sy è contestata l’aggravante della finalità terroristica). E la cittadinanza potrà essere revocata solo in caso di condanna definitiva. Inoltre la revoca della cittadinanza non è automatica ma avviene con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro dell’Interno entro tre anni dalla sentenza definitiva.

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Va da sé, ad aver letto la legge, che non è possibile fare come vorrebbe Di Maio che la cittadinanza vorrebbe revocarla immediatamente. Chissà se Di Maio lo sa. I contorni della vicenda giudiziaria sono ancora tutti da definire. Anche perché le motivazioni del gesto di Sy sono alquanto singolari. In carcere ha definito di essere un panafricanista e di aver tentato di dare fuoco a 51 persone «per dare un segnale all’Africa, perché gli africani restino in Africa e così non ci siano morti in mare». Ha poi spiegato di sperare anche nella vittoria delle destre in Europa «così non faranno venire gli africani».

Il rischio incostituzionalità per il Decreto Sicurezza

Dal momento che il Decreto Sicurezza è di recente introduzione non è al momento chiaro il livello di applicabilità della norma che prevede la revoca della cittadinanza. Ad esempio diversi costituzionalisti hanno sollevato dubbi sulla costituzionalità dell’articolo 14 del Decreto Salvini che finirebbe per creare una ghettizzazione su base etnica dividendo gli italiani tra cittadini di serie A – quelli a cui la cittadinanza non può essere revocata se commettono quei reati (ci sono dei casi per cui è possibile perdere la cittadinanza) – e cittadini di serie B, quelli di origine straniera che invece possono perdere un diritto legittimamente acquisito.

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I limiti e campi di applicazione dell’articolo 14 sono quindi incerti e come tutte le leggi passibili di un ricorso alla Corte Costituzionale (chissà potrebbero essere proprio gli avvocati di Sy a richiederlo). L’articolo 22 della Costituzione è molto chiaro quando dice che «nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza» e che l’articolo 15 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (che l’Italia ha sottoscritto) stabilisce che «nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza». Piaccia o no Ousseynou Sy è un cittadino italiano ed è in quanto tale che va giudicato.

Di Maio, Conte e Salvini tutti in fila a rendere omaggio ai piccoli eroi stranieri

C’è infine un’ultima questione sollevata sia dal Viminale che da Di Maio: la cittadinanza “premio” a Rami, uno dei ragazzini che chiamando i Carabinieri è riuscito a sventare il piano di Sy e ad evitare la strage. Lui e altri suoi compagni di origine straniera hanno salvato la scolaresca e ora Conte, Di Maio e Salvini fanno la fila per questi piccoli eroi. Il Viminale ha fatto sapere che “L’auspicio è attribuire la cittadinanza a Rami e toglierla al conducente del bus autore del folle gesto”. Di Maio invece ha detto che «c’è la cittadinanza per meriti speciali che si può conferire quando ricorre un eccezionale interesse dello Stato. Sentirò personalmente il presidente del Consiglio in questo senso. Si tratta di un caso speciale e credo che il ragazzo, per il gesto compiuto, debba ricevere la cittadinanza». Sicuramente un bel gesto. Ma non basta.

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Non basta perché Di Maio e il MoVimento 5 Stelle non hanno voluto votare la legge sullo Ius Soli che avrebbe dato a Rahmi e a tanti altri ragazzi come lui la cittadinanza subito, senza bisogno di farlo diventare un eroe. Non basta perché la proposta di Di Maio di conferire la cittadinanza si inserisce nella logica del bastone e della carota: sei bravo ti premio con la cittadinanza, commetti un reato e ti levo i diritti. Una logica ricattatoria che impone ai cittadini italiani di origine straniera di dover per forza essere migliori, fare di più, per essere “meritevoli” di un diritto che invece per i cittadini italiani è scontato e non costa nessuno sforzo. Nei commenti al post di Di Maio si leggono atrocità come “la cittadinanza un merito non un dovuto”, “la cittadinanza si ottiene attraverso il tempo e l’adesione ai valori della Costituzione”  oppure che va concessa solo “dopo una vita di tasse pagate”. Il che ironicamente escluderebbe tutti gli italiani “di nascita” fino ad almeno l’età della pensione (ed in certi casi ben oltre). Ma niente paura ci sono italiani e italiani, l’importante è stare nella categoria giusta, quella che ha tutti i privilegi (e che magari viene salvata dall’accusa di sequestro di persone aggravato con argomentazioni come “è durato solo 4 giorni”).

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