Samir e i nuovi italiani: per Salvini la pacchia è finita

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-03-21

Mentre certi giornali battono sul tasto dei problemi dell’accoglienza e dell’integrazione mancata dalle pieghe della tragedia mancata emerge un’altra storia: quella dei ragazzini italiani e stranieri che collaborano per chiamare i soccorsi al telefonino e salvare i maestri e i compagni intrappolati nel bus da Ousseynou Sy

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Oggi Il Giornale apre con un titolo shock: Terrorismo Buonista“. Il riferimento è alla strage mancata di Ousseynou Sy l’autista di origine senegalese ma cittadino italiano dal 2004, che ha dato fuoco ad un autobus e che voleva uccidere 51 bambini per vendicare le stragi di migranti nel Mediterraneo. Fortunatamente i propositi dell’uomo sono stati vanificati dall’intervento dei Carabinieri, allertati da una chiamata partita proprio dall’interno del mezzo dove l’autista aveva sequestrato i ragazzini.

 

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La narrativa dell’integrazione mancata e degli stranieri che sono tutti pericolosi

Per Libero il “senegalese” (ma appunto è italiano) è un “emulo di Erode” e un altro esempio di integrazione mancata. Non possiamo chiudere gli occhi davanti al pericolo dell’immigrazione, è la chiosa. Perché non sappiamo chi ci portiamo in casa quando decidiamo di accogliere a braccia aperte profughi e migranti come fanno i buonisti. Inutile ricordare che essere italiani non è garanzia di essere dei bravi cittadini o di non essere dei criminali (l’uomo aveva dei precedenti gravi eppure faceva il conducente). Ma ieri è andata così, e il criminale era un cittadino di origine straniera che dopo aver requisito i telefonini dei passeggeri (due classi della scuola media Vailati di Crema) ha tentato di portare a compimento il suo criminale desiderio di vendetta.  Il problema qui non è la cittadinanza ma l’aver commesso un reato.

Ousseynou Sy samir eroe salvini bambini autobus bruciato - 1

Quaranta minuti di terrore mentre Ousseynou Sy minacciava la scolaresca dopo aver costretto gli adulti a legare i polsi dei ragazzi con delle fascette di plastica per impedirne la fuga. E forse l’esito sarebbe stato diverso se non fosse stato per il coraggio di due ragazzi, due eroi. Ieri il Ministro dell’Interno Salvini ha pubblicato su Facebook il racconto di uno dei due, quello che su Repubblica viene chiamato Riccardo. Assieme a due suoi compagni di classe – “Rahmi” e “Adam” o “Samir” – è riuscito a chiamare i Carabinieri e probabilmente ad evitare la strage.

Salvataggio Buonista

Sulla Stampa Niccolò Zancan racconta che Samir, un ragazzo italiano di origine marocchina, aveva avuto la freddezza e la prontezza di nascondere il suo telefonino sotto il sedile. Lui era seduto sul fondo dell’autobus e in quei pochi minuti necessari a Ousseynou Sy per raggiungere la coda del mezzo e verificare che nessuno avesse il telefonino ha creato una via di fuga per sé e per i compagni. «Se non fosse stato per Samir e per i due studenti accanto, anche loro di origini straniere, tutti bravissimi a non consegnare quel telefono senza farsi prendere dal panico, non ci saremmo salvati», ha raccontato  il docente Giacomo Andrico, uno degli accompagnatori della scolaresca. Poi è stato un lavoro di squadra dove gli studenti – italiani e stranieri – si sono dati una mano per cercare di comporre il 112. Divincolandosi perché con le mani legate non è stato affatto facile.

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Fonte: La Stampa del 21/03/2019

Ora la sindaca di Crema vorrebbe dare una medaglia a Samir e agli altri eroi del pullman della società Autoguidovie. Se per Renato Farina su Libero è tuta colpa dei buonisti perché «per evitare guai, nessuno osa elevare il minimo sospetto e ti becchi con un sorriso il musulmano ubriacone e pedofilo» fino al punto che «se Dracula fosse musulmano e nero, da noi lo assumono
all’Avis, i precedenti non contano, bisogna integrare anche il vampiro». Il cortocircuito sovranista di chi predica l’odio su base etnica è tutto qui. Qualcuno ha dato a Sy il permesso di condurre quei mezzi, e non certo perché fosse buonista o perché lui fosse senegalese.

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L’integrazione – quel processo misterioso di cui nessuno sa e tutti parlano – significherebbe in poche parole dare lavoro ai criminali se sono di origine straniera per  non essere tacciati di razzismo. Ma le cose stanno diversamente, integrazione significa cooperare assieme, italiani e “nuovi italiani” per creare una società migliore (nella visione ottimistica) o semplicemente convivere senza doversi odiare solo perché siamo “diversi”. Nessuno pretende di integrare criminali solo perché stranieri. Donald Trump Jr – il figlio del presidente USA – se la prende con chi dice che chi vuole più controlli sugli ingressi è razzista.

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Fonte: Il Giornale del 21/03/2019

Non c’è razzismo nel dire che un delinquente deve andare in galera. È diverso invece sostenere che potenzialmente tutti gli immigrati sono dei criminali. Senza magari ammettere che lo stesso si può dire anche degli italiani. Ma se abbiamo già i “nostri” delinquenti perché importarne anche da fuori? chiederà senza dubbio qualcuno. La risposta è tutta in quello che è successo ieri su quell’autobus diretto a Linate. Un cittadino italiano ha messo a repentaglio la vita di 51 persone. Un gruppo di ragazzini di origine straniera assieme ai compagni italiani “veri” lavorando assieme è riuscito ad evitare il peggio. Pensate cosa sarebbe successo se invece che aiutarsi per chiamare i soccorsi gli studenti avessero preso ad insultarsi, con gli italiani a dire alle risorse che erano dei criminali come l’uomo che li teneva in ostaggio e che erano tutti dei terroristi perché di origine straniera. Fortunatamente non è successo, perché quei ragazzini forse sapevano che la differenza non è tra italiani e stranieri, ma tra persone normali e criminali.

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Come scrive su Twitter uno dei genitori degli studenti che si trovavano sull’autobus dirottato da Sy il problema non è la cittadinanza del dirottatore ma l’odio. Senza nulla togliere alle precise responsabilità penali dell’autista e senza volerne assolutamente trovare una giustificazione al gesto il genitore scrive che «Fa paura pensare in che mondo stanno crescendo i nostri figli. L’odio genera solo odio, le parole di odio generano pensieri di odio. Loro adesso hanno bisogno di amore». Una ricetta buonista? Forse, ma l’unica in grado di interrompere la spirale d’odio. A meno di non voler crescere i nostri figli in una società che coltiva l’odio e il sospetto nei confronti di chiunque abbia un cognome “straniero”, come Samir e Rami.

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