La procura indaga sui fondi a Radio Padania

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-06-05

Il procedimento eventuale di revoca della suddetta autorizzazione non è neanche stato avviato dalla direzione del ministero presieduto da Di Maio, che se ne bullava sui social network

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La procura indaga sui fondi a Radio Padania. A Roma piazzale Clodio ha aperto un’inchiesta dopo un esposto del senatore rampante Alfonso Ciampolillo del MoVimento 5 Stelle. Dei fondi avevano parlato i giornali a gennaio, il ministero dello Sviluppo guidato da Luigi Di Maio aveva promesso l’apertura di un’inchiesta senza poi fare nulla. Racconta il Fatto:

Si tratta di circa 115 mila euro che fanno parte del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione per le emittenti locali. “Non abbiamo ancora dato un euro, verificheremo. E comunque si tratta di un bando del 2017 del governo Gentiloni”, ha spiegato in quei giorni Di Maio. Mentre Matteo Salvini assicurava: “Radio Padania sarà trattata come tutti gli altri”.

Alla fine quei soldi non arriveranno mai e per volontà dell’emittente stessa, che ha fatto un passo indietro rinunciando ai fondi con una email inviata al Mise. La storia poteva chiudersi così, se non fosse che Ciampolillo è andato dai carabinieri (che poi hanno trasmesso l’esposto in Procura) per chiedere di verificare se ci sia stata una “tentata truffa”: “Anche se alla fine hanno fatto un passo indietro e non hanno ricevuto i contributi, comunque la richiesta c’è stata”, spiega il senatore M5S al Fatto.

di maio soldi mise radio padania

La storia raccontata da Valeria Pacelli e Carlo Di Foggia prosegue con il racconto dello stop alla trasmissione digitale di qualche tempo fa:

QUEL GIORNO le agenzie di stampa, citando “fonti del ministero dello Sviluppo economico”, riportarono la versione “ufficiale ”del Mise: “La Direzione generale per i servizi di comunicazione elettronica, di radiodiffusione e postali con nota del 29 aprile scorso (…) ha intimato alla emittente di cessare la trasmissione dei contenuti in tecnica digitale attraverso il consorzio nazionale Eurodab.

Tale nota, adottata dalla direzione generale senza che il gabinetto del ministro Di Maio ne fosse informato, si chiude con la previsione della possibilità di disporre la revoca dell’autorizzazione alla trasmissione in tecnica digitale in ambito locale a carico dell’emittente. Il procedimento eventuale di revoca della suddetta autorizzazione non è neanche stato avviato dalla direzione competente”.

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