Quanto costa davvero il reddito di cittadinanza

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-03-28

Per il Presidente dell’Inps il Reddito di Cittadinanza dei 5 Stelle costerà tra i 35 e i 38 miliardi di euro. Il MoVimento replica dicendo che il costo è intorno ai 17 miliardi di euro (14,9 solo per il RdC) ma non spiega che il calcolo dell’Istat è sbagliato perché nel DDL del M5S manca qualcosa di fondamentale. Nel frattempo Travaglio pare aver capito che si tratta in realtà di un reddito minimo (come diceva Boeri nel 2015)

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Oggi i capogruppo pentastellati Danilo Toninelli e Giulia Grillo hanno deciso di fare piazza pulita delle bugie sul Reddito di Cittadinanza proposto dal MoVimento 5 Stelle. «Basta bugie sul reddito di cittadinanza – hanno dichiarato – L’Istat ha calcolato in 14,9 miliardi di euro la spesa annua, più 2 miliardi d’investimento il primo anno per riformare i Centri per l’Impiego». Totale: 17 miliardi. Il M5S aveva appena incassato l’apertura di Matteo Salvini sul Reddito di Cittadinanza ma questa mattina però il Presidente dell’Inps Tito Boeri ha detto che il Reddito di Cittadinanza proposto dal M5S potrebbe costare tra i 35 e i 38 miliardi.

Per l’Inps il Reddito di Cittadinanza costa almeno 35 miliardi di euro

Come mai questa differenza? Il MoVimento durante la campagna elettorale non solo ha sempre detto di avere le coperture ma anche sostenuto a più riprese che la cifra di 15 miliardi di euro era frutto della stima dell’Istat del giugno 2015 in base al fatto che le famiglie beneficiarie sarebbero state 2 milioni e 759 mila, per un totale di circa 8,3 milioni di persone. L’Inps però, sempre nel giugno del 2015 e sempre durante un’audizione al Senato, aveva fatto sapere che il costo del Reddito di cittadinanza a 5 Stelle sarebbe stato di 30 miliardi. I 5 Stelle sanno quini dal 2015 che il loro calcolo sui costi della misura di sostegno alla disoccupazione non tiene conto delle osservazioni dell’Inps. Perché?

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A inizio gennaio LaVoce.info ha pubblicato un’analisi a cura di Massimo Baldini e Francesco Daveri dove la conclusione è che “applicando alla lettera il testo della proposta di legge” avanzata dal MoVimento 5 Stelle la spesa per le casse dello Stato sarebbe di 29 miliardi. Una cifra appunto molto vicina a quella calcolata da Tito Boeri nel 2015 ed esposta durante l’audizione alla XI Commissione “Lavoro, Previdenza Sociale” del Senato del 9 giugno 2015.

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La spiegazione è contenuta già nel testo dell’audizione di Boeri che segnalava innanzitutto che «l’introduzione di un reddito di cittadinanza che nell’articolato della norma è poi descritto come reddito minimo garantito in quanto non è concesso a tutti i cittadini, indipendentemente dal reddito, bensì solo a chi ha determinati requisiti». Il fatto che a quasi tre anni di distanza il M5S non abbia rivalutato i costi del RdC la dice lunga sull’affidabilità delle coperture finanziarie a 5 Stelle.

L’errore di calcolo dell’Istat

Tra le criticità della proposta pentastellata – con particolare attenzione alla mancanza di correzioni del reddito rispetto al costo dei servizi abitativi – c’è il fatto che nel DDL del M5S non siano previste soglie patrimoniali o di ISEE che finirebbero per avvantaggiare coloro che hanno redditi bassi pur avendo proprietà mobiliari e immobiliari di notevoli entità. Baldini e Daveri spiegano anche il perché della differenza tra i calcoli fatti da Istat e quelli dell’Inps (e dalla Voce.info). L’Istat infatti prende in considerazione gli affitti imputati (la stima del canone che si riceverebbe se la casa fosse data in affitto) che però non sono citati nella proposta di legge del M5S (e nemmeno tra i criteri Eurostat per definire la soglia di povertà).

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La definizione di reddito del DDL non ne tiene invece conto ed è per questo che i costi salgono. È una scelta che può essere legittima o meno ma che andrebbe esplicitata. Oggi Boeri ha detto sostanzialmente che i conti non tornano ancora: «L’avevamo valutata già nel 2015 e sarebbe costata allora 29 miliardi. La stima di 14,9 miliardi (più 2) sarebbe quindi frutto di un’interpretazione errata da parte dell’Istat del DDL (o al fatto che il testo è scritto male) proposto dal MoVimento dove certi criteri non sono menzionati e quindi bisogna procedere ad un calcolo diverso, i cui risultati danno un costo dell’ordine dei 30 miliardi di euro. Ora abbiamo rifatto queste stime alle luce dei dati più recenti, combinando le nostre informazioni con quelle dell’Agenzia delle Entrate, e riteniamo che possa costare tra i 35 e i 38 miliardi». Boeri ha anche aggiunto che «il reddito minimo c’è già e si chiama Rei» spiegando che si tratta di «un primo passo, ancora sottofinanziato, ma c’è». Ad usufruire del REI sono state fino ad ora 251.000 famiglie per un totale di circa 870.000 persone beneficiarie.

Il fact-checking sulle affermazioni di Marco Travaglio sul reddito di cittadinanza

Mentre tutto il MoVimento 5 Stelle va all’attacco del Presidente dell’Inps qualcuno si ricorderà di quando il Direttore del Fatto Quotidiano disse ad Otto e Mezzo che né l’abolizione della Legge Fornero né il Reddito di Cittadinanza erano proposte realizzabili perché costerebbero troppo. Qualche giorno fa ad in Mezzorainpiù Marco Travaglio ha corretto il tiro dicendo che il Reddito di Cittadinanza del M5S va considerato come reddito minimo. Travaglio sostiene anche che una misura del genere sia presente in molti – se non tutti – i paesi europei. Ed è vero.

Non è vero però che il reddito minimo proposto dal M5S sia “meno generoso” di quello erogato in altri paesi. Secondo LaVoce.info infatti dal punto di vista del beneficio monetario i 780 euro al mese “garantiti” dal DDL del M5S sono più generosi: «in Francia il beneficio mensile per un single è di circa 500€ al mese, in Germania di 400€, in Svezia di 300€, in Gran Bretagna di 450€». La proposta del M5S, scrivono su Facebook, è la più alta (60%)  anche se si considera il reddito mediano. Anche per quanto riguarda gli obblighi quelli previsti dal M5S non sono così stringenti come quelli imposti ai beneficiari britannici (che non possono rifiutare alcuna proposta di lavoro). In Francia, Portogallo e Belgio è previsto un riesame periodico dell’erogazione mentre in Olanda il beneficiario che non si attiene agli obblighi può essere passibile di una sanzione. Solo in Danimarca e in Finlandia – conclude LaVoce.info – gli obblighi sono simili a quelli della proposta a 5 Stelle.

Leggi sull’argomento: Il Terzo Uomo tra Di Maio e Salvini

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