Il piano segreto sul Coronavirus e il tecnico di Regione Lombardia (Fontana sapeva?)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-04-23

Due domande. La prima è la più ovvia: ma se quindi Fontana sapeva dell’esistenza di un piano segreto perché il suo tecnico gli aveva fatto sapere di averci lavorato, perché ieri è caduto dalle nuvole con il suo post su Facebook? La seconda: in questi mesi passati dal momento della stesura perché Fontana non ha mai chiesto nulla ma si è mosso soltanto ieri?

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Ieri abbiamo parlato della sfuriata di Attilio Fontana sul piano segreto per l’emergenza Coronavirus che è stato scritto anche da un tecnico della Regione Lombardia evidentemente all’insaputa del governatore. Oggi arrivano conferme sulla questione ma anche un robusto ridimensionamento della faccenda, mentre la Lega si scaglia unita contro il governo per coprire il suo presidente sotto attacco per le RSA e le zone rosse.

Il piano segreto sul Coronavirus e il tecnico di Regione Lombardia

La storia del tecnico di Regione Lombardia che ha partecipato alla stesura del piano segreto sul Coronavirus è oggi sul Messaggero, che spiega che l’esperto è Alberto Zoli di AREU, l’agenzia regionale per l’emergenza-urgenza:

Ai primi di febbraio un esperto di Regione Lombardia, Alberto Zoli (direttore di Areu, l’agenzia regionale per l’emergenza urgenza), è entratoa fare parte del Comitato tecnico scientifico della Presidenza del Consiglio. Come mai non ha informato Fontana dello studio sui rischi della pandemia? Replica del governatore: «Era in qualità di esperto in emergenza e urgenza, non di Regione Lombardia. Detto ciò nessuna informazione inerente il suo lavoro all’interno del Cts ci è mai stata riferita, anche perché – come lo stesso Zoli ci ha comunicato dal principio – l’incarico era di natura strettamente riservata». In sintesi: Fontana sapeva che un esperto di Regione Lombardia stava lavorando con il Comitato tecnico scientifico sui rischi della pandemia, ma con un «incarico strettamente riservato».

attilio fontana governo piano segreto del coronavirus

Ma qui nascono appunto due domande. La prima è la più ovvia: ma se quindi Fontana sapeva dell’esistenza di un piano segreto perché il suo tecnico gli aveva fatto sapere di averci lavorato, perché ieri è caduto dalle nuvole con il suo post su Facebook? La seconda: in questi mesi passati dal momento della stesura perché Fontana non ha mai chiesto nulla al governo ma lo ha fatto soltanto ieri? Le domande necessitano di una risposta perché in effetti è forte il sospetto che questo attacco costituisca un modo per buttarla in caciara, come si dice a Roma, e spostare l’attenzione dalle altre questioni ancora aperte riguardo la gestione dell’emergenza Coronavirus in Lombardia, ovvero la strage di anziani nelle RSA e le zone rosse nel Bergamasco mai attuate né dal governo né dalla Regione. Con la differenza che mentre il governo dice che poteva istituirle il Pirellone, il governatore ancora nega questa possibilità che è invece offerta  in base all’articolo 32 della legge 883/1978, che definisce i rapporti tra Stato ed Enti Locali e stabilisce al comma 1 la possibilità per il ministero della Sanità di emettere ordinanze di carattere contingibile e urgente in materia di igiene, sanità pubblica e polizia veterinaria; al comma 3 si stabilisce che il presidente della Giunta Regionale o il sindaco hanno le stesse facoltà.

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Il piano segreto e i segreti di Pulcinella

Ieri il ministro della Salute Roberto Speranza ha spiegato che il testo finito nella bufera non era un piano, bensì uno studio, ovvero 60 pagine di tabelle e proiezioni matematiche ispirate al dramma di Wuhan che hanno consentito all’Italia di salvare migliaia di vite: «La prima bozza è del 12 febbraio, quando in Italia c’erano 3 casi e il Centro europeo per la sorveglianza e il controllo delle malattie considerava bassa la possibilità di diffusione del contagio». E il Messaggero riporta anche un robusto ridimensionamento della faccenda da parte di un esponente del Partito Democratico:

«Di cosa stiamo parlando? – racconta una fonte interna ai dem commentando le polemiche sul “piano segreto” sul coronavirus che ipotizzava anche rischi molto pesanti – era ovvio che l’Italia si fosse preparata con una serie di scenari ipotizzati dagli esperti. Ora la Lega sta alzando un polverone solo perché vuole distogliere l’attenzione dal caso Lombardia».

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Alcuni commenti allo status di Fontana di ieri

Intanto il Copasir sentirà in audizione Speranza, il ministro dell’Innovazione Paola Pisano, il direttore del Dis, generale Gennaro Vecchione e RobertoBaldoni, vicedirettore per la cybersicurezza del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza della Presidenza del Consiglio. Oggetto: approfondimento sull’emergenza coronavirus (dunque il “piano segreto”) e la App Immuni. Ad annunciarlo il presidente del Copasir, Raffaele Volpi, che è un senatore della Lega. L’offensiva è guidata dal leader, Matteo Salvini: «Se è vero che questo piano “segreto” è stato tenuto nascosto non solo agli italiani ma anche ai sindaci e ai governatori sarebbe di una gravità inaudita. Qualcuno ne dovrà rispondere».

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