Quali sono le limitazioni per gli spostamenti dal 4 maggio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-23

Resteranno limiti alla mobilità tra un territorio e un altro, così come rimarranno alcune «aree rosse», visto che gli esperti suggeriscono di condizionare le aperture alla tenuta della sanità nei singoli territori. Quindi ci si potrà muovere nel proprio comune e non altrove

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La riapertura nella fase 2 dell’emergenza Coronavirus prevede comunque limitazioni per gli spostamenti dopo il 4 maggio. Resteranno, dunque, limiti alla mobilità tra un territorio e un altro, così come rimarranno alcune «aree rosse», visto che gli esperti suggeriscono di condizionare le aperture alla tenuta della sanità nei singoli territori. Quindi ci si potrà muovere nel proprio comune e non altrove. E chi ha una seconda casa nella stessa regione potrà raggiungerla, previa richiesta e autocertificazione. Naturalmente spiegare a chi vive a Roma e ha una casa in Toscana, che non potrà raggiungerla, sarà un problema non da poco. Visto che, invece, chi ce l’ha al Circeo, probabilmente,potrà andarci.

Quali sono le limitazioni per gli spostamenti dal 4 maggio

Niente seconde case fuori regione, dunque. Il Messaggero spiega che l’idea resta quella di stabilire regole nazionali e omogenee, sapendo bene che dalla prossima settimana non sarà un “tana libera tutti”, ma che le piccole libertà dovranno essere protette con mascherina obbligatoria e guanti. E senza corse nel “buen retiro”,che rischiano di aumentare la diffusione del Covid-19. Le condizioni le spiega oggi La Stampa:

Le riaperture saranno però condizionate dal rispetto di tre parametri, ha messo in chiaro Colao, facendo proprie le istanze di scienziati e Speranza. La circolazione del virus deve essere sotto controllo. Che per i tecnici significa con un R0 sotto uno, ossia meno di un contagiato per ciascun positivo o giù di li. Ma le strutture sanitarie dovranno anche essere in grado di reggere l’urto di una recrudescenza dei contagi. E poi mascherine per tutti, calcolando che a passeggio non serviranno ma a lavoro e nei luoghi chiusi si. Quando questi parametri dovessero sballare, scatterà un sistema di allert che autorizzerà automaticamente il governo a richiudere tutto, creando nuove zone rosse, anche a livello comunale.

Dentro il proprio comune si potrà girare senza autocertificazione, che invece servirà ancora se ci si spingerà oltre. Ma non fino a varcare i confini regionali, perché per girare liberamente lungo lo Stivale bisognerà aspettare il 28 maggio. Per gli over 70 più esposti al rischio Covid si ipotizza invece l’uscita in fascia protetta dalle 10,30 alle 18, per evitare il tran tran casa-lavoro.

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Lo scaglionamento della riapertura (Corriere della Sera, 23 aprile 2020)

Ma attenzione: Repubblica spiega che  a fase delle riaperture non sarà irreversibile. Perché le Regioni dovranno monitorare «quotidianamente» i parametri sanitari chiave.

Tre le irrinunciabili condizioni di sicurezza sanitaria che dovranno essere garantite dopo lo sblocco del lockdown: la situazione epidemiologica, l’adeguatezza degli ospedali (quindi il numero di posti letto), la disponibilità dei dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti). Se verrà meno uno solo di questi tre parametri, è l’avvertenza, ci sarà «il ripristino tempestivo del lockdown su specifiche aree, aziende o enti». Insomma, l’Italia attaccata dal Coronavirus vivrà ancora sub iudice, in una condizione di normalità sospesa. Il rischio che si torni al blocco, in singole parti del Paese, nella fase 2 resterà vivo.

Bar e ristoranti: la riapertura

Anche alcune attività commerciali al dettaglio, su spazi ampi e con le garanzie di protezione individuale e di distanziamento, potrebbero alzare le saracinesche il 4 maggio. In questo caso è ampio il margine di libertà del governo, senza vincoli scientifici. Resta probabile che i negozi apriranno più avanti nel corso di maggio (l’11 o il 18), e subito dopo toccherà a bar e ristoranti (dal 18 maggio in poi), con un possibile allentamento, in quest’ultimo caso, per consentire ad esempio di vendere prodotti da asporto. Più cautela per cultura e turismo. Auspicio, più che certezza, l’indicazione contenuta già in apertura delle cinque pagine della relazione: la fase 3, quella della riapertura totale delle attività, dovrebbe arrivare entro fine anno. Incrociando le dita. Spiega La Stampa:

Venerdì scorso Conte ha chiesto a Colao di anticipare il dossier a metà settimana in modo da poter annunciare il piano per la Fase 2 entro il week-end. «Attenzione però – premette alle parti sociali – Dobbiamo continuare a lavorarci. Stanotte potrebbe essere tutto cambiato». In teoria le indicazioni della task force andranno soppesate assieme a quelle che presenterà il comitato tecnico-scientifico. Ma dalle parole del premier, la strada è presa.

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Chi riapre il 4 maggio (La Stampa, 23 aprile 2020)

E la sintetizza direttamente Colao: «Progressiva riapertura di tutte le attività, con diversi step, da bilanciare con il rischio sanitario. Per ogni altro settore che andremo a riaprire in seguito occorrerà sempre rispettare i tre requisiti stabiliti a livello nazionale: stabilità della situazione epidemiologica o miglioramento; capacità delle strutture sanitarie di reagire a eventuale ripresa dell’epidemia, disponibilità del materiale protettivo, che per i 2,7 milioni di lavoratori che andiamo a riavviare è al momento sufficiente. Sarebbe ideale avere già un’app ma se da un’area del Paese ci arriva il segnale che lì si sta andando in una direzione sbagliata scatta il lockdown selettivo».

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